Di quello che hanno in comune Jovanotti e Cameron Diaz

C’è una scena nel film Il matrimonio del mio migliore amico che mi ha sempre fatto pensare a Lorenzo Jovanotti da qui in avanti solo Lorenzo. La trama del film in breve è questa: c’è Julia Roberts che è una critica gastronomica molto figa e molto indipendente, single per scelta, da sempre amica di un belloccio che però lei ha sempre visto con amico e niente più, mentre lui è sempre stato innamorato di lei. Quando un bel giorno il belloccio però la chiama per dirle che ha conosciuto una donna, che si è innamorato e che sta per sposarla, allora la Roberts – improvvisamente resasi conto di amarlo, ma in realtà solamente e comprensibilmente indispettita che uno che credeva avrebbe avuto sempre in pugno in realtà non ce lo aveva più – decide di fare di tutto per impedire il matrimonio, soprattutto quando scopre che la futura moglie del suo miglior amico è Cameron Diaz, biondissima fuori e anche un po’ dentro. Al grido tipicamente femminile di “cosa diavolo ha questa che io non ho” Roberts parte all’attacco tentando in tutti i modi di far passare per scema e mettere in imbarazzo la bionda. Fino a questa scena: Julia – sapendo che Cameron è negata a cantare – la convince a partecipare a una serata di karaoke convinta che la bionda si renderà talmente ridicola che il belloccio cambierà idea e la mollerà all’istante. Cameron Diaz – imbarazzatissima, più bionda che mai e vestita di colori pastello – sale sul palco e incomincia a cantare I just don’t know what to do with myself. Ed è veramente stonatissima, solo che è talmente bella, sorridente, innocente, priva di qualsiasi malizia, felice di una felicità vera e contagiosa, irresistibile che l’annunciato disastro si trasforma in un trionfo. Ecco, con Lorenzo è così: ancora prima di poter formulare un giudizio strettamente musicale, c’è in lui, nelle cose che fa e in come le fa, qualcosa che rende impossibile non volergli bene. Qualcosa che ha a che fare con l’innocenza, l’entusiasmo, la generosità. Qualcosa che annulla ogni possibile cinismo, ogni sospetto di paraculaggine, ogni arricciatura di naso davanti a scelte che se le facesse qualcun altro ci sembrerebbero dettate dal calcolo e dalla furbizia. E’ questa la dote più grande di Lorenzo: il suo essere esattamente come è. Ancora prima della capacità di scrivere canzoni. O, comunque, insieme alla capacità di scrivere canzoni. Perché versi come “il più grande spettacolo dopo il big bang siamo noi, io e te” farebbero ridere in bocca a un altro ultra quarantenne. Non quando a cantarli è lui. Lui che negli anni non ha fatto che migliorarsi, disco dopo disco. Lui che è riuscito nel miracolo di diventare adulto senza diventare né cinico né trombone e noi che siamo cresciuti con lui e che siamo diventati o cinici o tromboni o tutte e due le cose insieme, ecco noi ci chiediamo come cavolo abbia fatto. Lui che è diventato un vero musicista e che soprattutto – a differenza di Cameron Diaz – è diventato anche molto intonato.

PS 1 la scena del film è qui.

PS 2: per chi necessita di una critica più tradizionale: il nuovo disco di Lorenzo è bellissimo. stop.

Simona Siri

Vive a New York con un marito e un cane. Fa la giornalista e ha scritto due libri: Lamento di una maggiorata (Tea, 2012) e Vogliamo la favola (Tea, 2013). Segue la politica americana, il cinema e le serie tv. Ama molto l'Italia e gli italiani, ma l'ha capito solo quando si è trasferita negli Usa.