Conte è un grillino

Il presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte è una figura ancora avvolta nel mistero. Non ha mai ricoperto incarichi pubblici (almeno non di primaria importanza), non ha mai rilasciato interviste e persino la sua biografia è ancora poco conosciuta. Qualcosa su di lui, però, possiamo cominciare a dirla, basandoci sulla situazione nella quale si trova, sulle sue prime mosse politiche e sui suoi primi, brevi, discorsi. Cominciamo da questi ultimi e in particolare dal suo primo discorso in assoluto, quello con cui mercoledì ha accettato con riserva l’incarico di formare il governo.

La prima cosa che salta agli occhi è che è un discorso diviso in due parti molto diverse l’una dall’altra. La prima è più istituzionale, probabilmente ispirata, se non proprio dettata, dallo staff del presidente della Repubblica. In questa prima parte Conte non utilizza l’espressione “contratto di governo”, che chiaramente non piace al Quirinale e a molti costituzionalisti e commentatori, ma parla di un «programma basato sulle intese intercorse tra le forze politiche di maggioranza».

Conte ricorda poi la “fase delicata e impegnativa” in cui si trova il paese e dice di essere consapevole della «necessità di confermare la collocazione europea e internazionale dell’Italia», che fuori dalle righe significa restare nella moneta unica e avere un rapporto costruttivo con l’Europa (in questo punto, mentre parla Conte incespica due volte). Tra i temi europei di cui il suo governo dovrà occuparsi, Conte elenca il bilancio europeo, la riforma del diritto d’asilo e l’unione bancaria, cioè tre temi su cui gli stati europei hanno già deciso di discutere. Non parla invece dei temi proposti da Lega e Movimento 5 Stelle in campagna elettorale, come ad esempio la riforma dei trattati fondamentali dell’Unione e la possibilità di ripensare la moneta unica.

Dopo circa un minuto e mezzo, il tono del discorso cambia completamente. «Fuori da qui c’è un paese che giustamente attende la nascita di un esecutivo e attende delle risposte», dice Conte, cambiando improvvisamente anche il tono della voce oltre che il registro linguistico. La frase è significativa perché sembra introdurre il classico dualismo utilizzato dai dirigenti del Movimento 5 Stelle: quello tra luoghi del potere e il “fuori”, il paese reale dove le persone devono fronteggiare i problemi di tutti giorni.

In questa parte del discorso si vede chiaramente l’influenza del capo della comunicazione del Movimento, Rocco Casalino, incaricato da Di Maio di assistere Conte in questa prima fase. Lo si nota ad esempio quando il presidente del Consiglio incaricato inizia a parlare di “governo del cambiamento” e “governo dalla parte dei cittadini”, due espressioni tratte direttamente dal lessico grillino. Così come è puramente grillina la definizione di “avvocato difensore del popolo italiano” che ha usato per sé stesso (alcuni giornalisti scrivono che è stata inventata proprio da Casalino). Ultimo segno di distanza tra le due parti del discorso è il fatto che nella seconda Conte inizia a parlare di “contratto” e non più di programma, utilizzando il termine che il Movimento 5 Stelle ritiene importante per ragioni di tattica politica.

Arriviamo quindi a giovedì sera e al secondo discorso di Conte, quello che ha tenuto al termine delle sue consultazioni.

In questo secondo discorso si vede che Conte non era sottoposto a una “tutela” del Quirinale. Mancano le assicurazioni che sembrano essere molto care al presidente della Repubblica, quelle sui trattati internazionali e sul rispetto della prassi costituzionale. Conte inizia con un generico ringraziamento alle forze parlamentari che ha incontrato e poi compie quello che fino ad oggi è il suo primo atto politico: l’annuncio di un incontro con una delegazione di “risparmiatori che hanno sofferto per il default di alcune banche” e di un colloquio con il governatore di Banca d’Italia (avvenuto venerdì mattina).

La mossa, molto più mediatica che concreta, mostra che Conte sta cercando fin dal primo istante di dare una forma concreta alla sua idea di “presidente del Consiglio-avvocato difensore dei cittadini”, andando a toccare quello che secondo lui è un problema molto sentito dagli italiani. È una mossa propagandistica simile alla decisione di Silvio Berlusconi nel 2008 di celebrare il primo consiglio dei ministri a Napoli, dove era in corso l’emergenza rifiuti, ma sulla cui efficacia ci sono alcuni dubbi. La questione banche non è particolarmente attuale e da tempo sembra aver esaurito la capacità di attirare l’attenzione del pubblico. Se Conte vuole davvero apparire un “presidente del Consiglio del popolo” e, soprattutto, se vuole apparire forte e indipendente dovrà escogitare qualcosa di meglio.

Oltre ai suoi discorsi, un’altra questione da analizzare è il caso del curriculum gonfiato. Qui potete leggere la storia per intero. In breve: questa settimana è emerso che Conte ha ingrossato il suo curriculum inserendo ogni sorta di esperienza avuta nella sua carriera: da quelle rilevanti a quelle che normalmente nessuno inserirebbe (tra le altre, Conte ha inserito la sua iscrizione a un’associazione a cui chiunque può aderire riempiendo un modulo su internet). In alcuni casi ha usato espressioni ambigue che lasciavano intendere che avesse avuto ruoli molto importanti in alcune università, quando in realtà è stato chiarito che ne aveva soltanto frequentato le biblioteche per brevi periodo di tempo.

Alcuni hanno voluto dare una lettura psicologica per questa necessità di gonfiare le proprie credenziali. Una valutazione meno controversa è che Conte ha iniziato il suo mandato con un passo falso che con ogni probabilità ne ha ulteriormente indebolito la posizione, già piuttosto subordinata rispetto a quella dei leader della maggioranza che lo sostiene. E visto che Conte è chiaramente (come abbiamo visto, anche nel linguaggio) un uomo del Movimento 5 Stelle, la sua debolezza è automaticamente anche del partito che lo sostiene.

Non sembra casuale che proprio mentre si discuteva del curriculum di Conte la Lega abbia ribadito con forza che non intende cedere sulla candidatura del suo discusso ministro dell’Economia, il no-euro Paolo Savona, e che il Movimento abbia confermato il suo sostegno a Savona nel giro di poche ore. La debolezza di Conte significa in sostanza più forza per la Lega.

In conclusione possiamo dire che per il momento Conte appare un presidente del Consiglio espressione del Movimento 5 Stelle, sia politicamente che culturalmente . È inesperto e per questo influenzabile, come si vede dalle molteplici mani che hanno composto i suoi discorsi, ma non è detto che lo rimanga a lungo. Per il momento sembra pagare anche dal punto di vista umano la sua inesperienza: durante i suoi discorsi ha spesso incespicato ed è sembrato emozionato in diversi momenti. A causa di questi fattori, comprensibili, e del problema con il suo curriculum, appare quindi particolarmente debole, come era facile aspettarsi, e quindi in balia delle forze di maggioranza. Cosa accadrà quando gli interessi dei due partiti si troveranno su versanti contrapposti? Vedremo a quel punto se Conte sarà maturato abbastanza da imporsi come forza in grado di mediare e comporre i dissidi, oppure se continuerà a pagare la sua mancanza di esperienza.

Davide De Luca

Giornalista. Ho scritto per l’Arena di Verona e per l’Agence Europe di Bruxelles. Ho collaborato ad alcuni libri d’inchiesta su CL e la finanza cattolica. Mi piacciono i numeri e l’economia e cerco di spiegarli in modo semplice. Su Twitter sono @DM_Deluca