Cosa mi aspetto dal domani

Presto il Governo Berlusconi cadrà e non si rialzerà più. Finalmente al centro dell’azione politica tornerà l’interesse generale, la lotta alle diseguaglianze sociali e civili, il rilancio dell’economia reale e dell’occupazione. Una nuova legge elettorale eliminerà le liste bloccate e consentirà ai cittadini di poter tornare a scegliere direttamente con il proprio voto chi mandare in Parlamento e chi mandare a casa.

Anche l’opposizione, e in particolare, il Partito Democratico, non sarà più come prima. Non come adesso, cioè: indeciso a tutto, consumato dal tatticismo e dalle faide interne, tanto privo di “visione” del futuro quanto pieno di spocchia e di cinismo, che tocca punte di rara intensità con l’affermazione che in questi giorni di fifa boia per via di un possibile ritorno alle urne, viene pronunciata come un disco rotto dai maggiorenti del partito: «Per noi è prioritario ciò che serve al Paese». Ma per piacere…

Con una politica “alta”, animata da persone oneste, competenti e propositive che sanno davvero cos’è il bene comune e quali le irrinunciabili libertà da preservare (a cominciare da quelle di espressione) tanti industrialoni e industrialotti di casa nostra (o meglio, dei salotti nostri) e manager rampanti faranno un bel bagno di umiltà. D’un tratto si renderanno conto che i loro sono interessi di parte che vengono “dopo” l’interesse generale e, comunque, vanno contemperati con quelli, per esempio, dei lavoratori. La smetteranno quindi di praticare uno dei loro sport preferiti che si potrebbe definitoriamente riassumere, alla napoletana, nel celeberrimo “chiagni e fotti”. Anche grazie a un giornalismo economico rinnovato, incalzante, di inchiesta, che stanerà ogni misfatto, facendo perdere le tracce di un suo antico e piuttosto praticato vizio di fare quelle che, nel gergo di settore, si chiamano come il titolo di una trasmissione di qualche anno fa di Piero Chiambretti su La7.

Dal loro canto, i sindacati si metteranno profondamente in discussione, si riveleranno capaci di elaborare proposte e non solo di accettare ricatti o proclamare scioperi generali e, soprattutto, si faranno interpreti delle profonde mutazioni e inquietudini che attraversano il mondo del lavoro che (arriveranno prima o poi a capirlo) non è solo quello formato da personale dipendente e pensionati.

Infine, una delle novità più interessanti verrà dalla cosiddetta società civile organizzata, dal settore nonprofit, da cui scomparirà ogni accenno di soffocante quanto immotivata autoreferenzialità. Al vertice di un elevato numero di organizzazioni senza scopo di lucro siederanno giovani motivati che avranno scalzato presidenti e dirigenti venerandi che non ne volevano sapere di farsi da parte da soli sebbene da anni non avessero più nulla da dire o fare. Così come si affievolirà inesorabilmente la voce di alcuni interessati “fans” del fenomeno che basta leggerne due righe o ascoltarne tre parole e ne scorgi subito l’affanno, la fiacchezza, l’inconsistenza, l’artificiosità.

Poi il maledetto ronzio di una zanzara mi ha svegliato.

Francesco Maggio

Economista e giornalista, già ricercatore a Nomisma e a lungo collaboratore de Il Sole24Ore, da molti anni si occupa dei rapporti tra etica, economia e società civile. Tra i suoi libri: I soldi buoni, Nonprofit (con G.P. Barbetta), Economia inceppata, La bella economia, Bluff economy. Email: f.maggio.fm@gmail.com