Con Bachelet

Ho conosciuto Giovanni Bachelet l’anno che ho fatto parte della Direzione Nazionale del Partito Democratico, esperienza illuminante e deprimente insieme, durante la quale ho fatto alcune amicizie sia tra coloro che provavano fallimentarmente a fare qualcosa di nuovo e di meglio del PD (a fare il PD, in sostanza) sia – devo ammetterlo – anche tra quelli che ne avevano viste abbastanza da non avere nessuna ambizione del genere e sì trovavano lì come se fosse stato solo cambiato il nome ai partiti da cui venivano. La maggioranza, larghissima.

Bachelet stava invece tra i primi, pur avendo molta più esperienza di quei contesti di me e di altri sovversivi dell’ultim’ora: assieme abbiamo discusso e condiviso molte cose, abbiamo scritto e proposto mozioni ignorate, abbiamo fatto crescere un altro po’ quell’idea preziosa che anche se in tutti questi anni gli innovatori nel PD (ovvero il PD) sono stati piuttosto sconfitti, essi però esistono: esiste una minoranza, che è cresciuta e rappresenta molte persone, che vorrebbe fare le cose meglio. Mettiamola così, sbrigativamente.

Oggi si vota alle primarie per eleggere il segretario regionale del PD del Lazio, carica molto importante nel partito e di conseguenza molto importante per la politica del centrosinistra anche a livello nazionale: c’entra il sindaco di Roma, c’entrano i seggi parlamentari laziali, c’entra l’amministrazione di quella regione che ha passato non poche traversie, c’entra ancora quella battaglia tra la conservazione traffichina e il rinnovamento in cerca di mezzi e persone. La prima vincerà anche questa volta: tutti i tradizionali dirigenti del PD si sono accordati – con rispettivi interessi – per far eleggere Enrico Gasbarra, che è un signore che da giovane è stato democristiano e vicino a Sbardella e Andreotti, poi fu presidente della provincia a Roma, e si dimise per essere eletto in parlamento. Poche cose che bastano – non giudico qui se sia capace o no – a indicare i meccanismi che hanno fatto la sua carriera politica e che tuttora sono in vigore.

Quando sembrava che l’accordo su Gasbarra fosse così esteso da scongiurare le primarie, Bachelet ha contestato questi meccanismi e proposto che qualcosa di diverso vi si opponesse: candidandosi lui stesso a rappresentarlo e alla segreteria regionale.
Perderà, perché il PD funziona ancora nei vecchi modi, soprattutto a Roma: ma per me e per chi continua a pensare che è solo lavorando ogni giorno a cambiarlo che un giorno cambierà,  io spero che Bachelet prenda i voti che possano confermare che esiste altro, e che cresce. E quindi vinca.

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Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).