Come una freccia nel suolo

Ci sono tre canzoni di Lucio Dalla su cui ho ancora voglia di raccontare delle cose. Una è Il cielo: lui ci vinse il premio della critica al “Festival delle Rose”, 45 anni fa, nel 1967. Condusse la serata televisiva Nunzio Filogamo, e il premio vero lo vinse Al Bano. Circola un racconto per cui all’Hotel Hilton di Roma dove si tennero le serate a Dalla fu impedito dai portieri di assistere a quella finale perché non aveva un aspetto presentabile.
La seconda è “You’ve got a friend”, ovvero la leggendaria canzone di Carole King cantata da quasi tutti e che Dalla suonò col clarinetto e borbottò meravigliosamente nel 1981, dentro un oggetto che oggi è diventato una curiosità, un tentativo di invenzione dell’industria discografia che si pensava in crisi ma non aveva ancora visto niente: il “Q-disc”, la via italiana all’EP, un 33 giri con quattro canzoni circa.
La terza canzone è “Comunista”, del 1990: un vero manifesto della via emiliana e utopistica a quell’ideologia, e della priorità dell’umano sul divino: pezzo cristianocomunista in antitesi al cattocomunismo. Non fosse la paura di quel titolo, ai congressi del PD – bersaniano o individualista che sia – dovrebbero usare quella: “Canto l’uomo che è morto non il Dio che è risorto”/” Canto l’uomo che è solo come una freccia nel suolo”.


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Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).