Cittadini inconsapevoli

Un altro palese sintomo dell’irrecuperabile attitudine di noialtri italiani a coltivare il quadro politico che contemporaneamente contestiamo è l’inesistenza di una formazione ambientalista di qualche rilievo nello scenario elettorale. Non sto parlando della solita riflessione sulle faticose e controverse storie dei Verdi italiani, che non basta a giustificare questo vuoto: sto parlando di un paese in cui la rappresentanza politica è in grande crisi, in cui i cittadini si lamentano della superficialità dell’impegno dei partiti e dell’insoddisfacente offerta di prospettive, e però l’unica alternativa ai partiti tradizionali a cui aderiscono è al massimo quella dei Masanielli dell’indignazione permanente, ignorando completamente la costruzione di una coscienza civile basata su qualcosa di diverso dall’indignazione e dalle manette: e che normalmente in molta parte dell’Occidente si traduce in impegni costruttivi per l’ambiente, per la qualità della vita, per la crescita delle microcomunità, per una rilettura più moderna e lucida del futuro. Niente di tutto questo ha da noi un’attrattiva competitiva con quella delle curve da ultras vuote di qualunque concretezza, siano vecchie o nuove curve. Al massimo si presta un po’ di tempo e voti in un referendum sull’acqua o sul nucleare, ma non appena arriva il richiamo degli storici ambiguamente vaghi temi ideologici, prevalgono quelli. Nessun gruppo consapevole e impegnato ha costruito un progetto civile, ambientalista, pirata, che non fosse una boutade di nessuna credibilità. Quella sì, sarebbe la società civile, non dei manipoli di amici di pm con Berlusconi nella testa e la rimozione di Berlusconi come idea di futuro felice. Ma non siamo noi, quella cosa lì.


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Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).