Chiamali destini

Sulle primarie ci sono momenti di tensione all´assemblea nazionale del Pd. Pippo Civati e Salvatore Vassallo, che fino alla fine hanno insistito, ritirano l’ordine del giorno pro primarie. «E come avremmo potuto fare diversamente, dal momento che Bersani ha posto la fiducia su di sé, e ha dato la sua parola che non resterà lettera morta?», si sfoga Civati. E infatti Bersani s’impunta: «Perbacco, sono il segretario, sia pure pro tempore, se assumo l’impegno che quelle primarie le facciamo nel caso in cui non si riuscisse a cancellare il Porcellum, è così. Però chiedo: se nell’altro giro, avessimo fatto le primarie, con Berlusconi che vince e porta in Parlamento i nominati, in che cosa sarebbe cambiato il destino dell’Italia?».

Leggo queste righe su Repubblica, oggi, e mi chiedo cosa abbia voluto dire Bersani. Perché il significato più immediato mi sembra che sia che poco sarebbe cambiato se si fossero fatte le primarie nel 2008, giusto? E quindi Bersani ritiene che il guaio del porcellum fossero le liste bloccate, l’assenza delle preferenze, ma non la scelta delle composizione delle liste da parte dei partiti senza coinvolgimento preventivo degli elettori.
Cerco di seguirlo: Bersani pensa che sia giusto che gli elettori partecipino a una specie di ballottaggio tra candidati che sono stati però scelti dal partito. Può avere senso, non so, non sono mai stato un fanatico delle primarie, ma le penso un rimedio utile quando i partiti si dimostrano incapaci di scelte oculate ed efficaci, come è avvenuto in questi anni. Mi chiedo per esempio: Calearo?

Se ci fossero state le primarie, nel 2008, che sarebbe stato di Calearo? Si sarebbe candidato o no? Le avrebbe vinte o no? Avrebbe guadagnato preferenze in lista o no? Chi lo sa, però è plausibile immaginare la possibilità che Calearo non sarebbe diventato parlamentare. Oppure Binetti. O anche Rutelli: va’ a sapere che succedeva, con le primarie. Metti che questi fossero stati bocciati con le primarie – ci sta, no? – non sarebbe cambiato il destino dell’Italia, no, in effetti no. Però questi sono solo alcuni di quelli che dopo hanno abbandonato il PD, che hanno tradito elettori che non li avevano mai legittimati personalmente: Calearo, per dire, ha votato contro la sfiducia al governo Berlusconi il famoso 14 dicembre 2010. E ha votato contro anche Cesario, eletto nel PD in Campania con le liste bloccate. E Berlusconi si salvò per tre voti, che se al posto di Calearo e Cesario scelti dal partito ci fossero stati altri due eletti dalle primarie e più fedeli al volere degli elettori del PD, quel 14 dicembre cadeva il governo Berlusconi.

Certo, direte voi, la storia non si fa con i se: troppe sono le variabili, e questo discorso ha poco senso, va’ a sapere che succedeva, va’ a sapere cosa usciva dalle primarie. Ma mica l’ho fatto io: l’ha fatto Bersani. E allora la risposta alla sua domanda è: “forse sarebbe caduto Berlusconi perché sconfitto dal PD e non per suo abbandono, un anno dopo”. Vedi un po’.

Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).