Chi sono quei due?

Su un certo strabismo di alcuni quotidiani a proposito del confronto tra il governo Monti e il governo Berlusconi, sull’uso di pesi e misure radicalmente distanti, oggi c’è un esempio piuttosto interessante su Repubblica.
Si parla della visita di Monti e di alcuni ministri in Vaticano, e fin dal titolo si sottolinea una presunta sovversione laicista perché “il premier saluta senza baciamano” (ricordiamo che stiamo parlando di un’udienza del nostro capo del Governo presso la sede di una grande congregazione religiosa, il capo della quale potrebbe far visita a Palazzo Chigi ogni tanto, visto quello che riceve: ma lasciamo stare). L’indipendenza della scelta del mancato baciamano è ribadita con un commento di Miguel Gotor sulla “laicità di Mario e il teatrino di Silvio”, dove a un certo punto si espone questo confronto:

La laicità e la sobrietà promanano già dal primo incontro col Papa, davanti alla porta della sua biblioteca privata. Un franco sorriso, un reciproco sguardo dritto negli occhi, ma nessun baciamano, alcun inchino, neppure accennato, da parte del premier. Siamo assai lontani dal contegno baciapilesco di Berlusconi che, in analoga occasione, il 6 giugno 2008, si esibiva in un baciamano degno di un vassallo: le mani giunte a ghermire quelle del pontefice, il busto proteso in avanti, il capo esageratamente chino, le labbra irritualmente poggiate sulle mani di Benedetto XVI, come avrebbe fatto con il dittatore Gheddafi, un anno prima della sua fine. I giornali di famiglia subito pronti a riprendere l’immagine per venderla sul mercato elettorale italiano.

E non c’è ragione di dubitare che Monti sia stato così sfacciatamente distaccato da ogni condiscendenza papaline. Ma certo, sostenere che ci sia stata una rivoluzione e sfottere così apertamente gli atteggiamenti originali e superati di Berlusconi diventa un po’ più difficile, considerate le immagini subito sopra queste parole che raccontano i ministri Terzi e Moavero nel corso della stessa visita.

il busto proteso in avanti, il capo esageratamente chino, le labbra irritualmente poggiate sulle mani di Benedetto XVI

Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).