Che cosa resta, alla fine, di Batman v Superman

Alla fine Zack Snyder ha dovuto cedere. Dopo un’ora e mezza di premesse politicizzate, dell’uomo contro dio, del dio non totalmente buono (dov’è l’onnipotenza se le tue scelte possono essere solo di un tipo, cioè a favore dei tuoi figli?), il regista di Batman v Superman si è dovuto arrendere al pubblico e alla Warner Bros., e il suo film è diventato una lotta senza quartiere – in quartiere, tra l’altro, senza vita – contro un mostro nato negli ultimi minuti di riprese (e CGI), concentrato di male e sregolatezza.

Snyder, dalla sua, ci ha provato: ha provato a gettare le basi per un universo cinematografico DC (anche perché sua sarà anche la Justice League), e ha fallito. Aveva tanto, troppo materiale. Colpa sua, sì, ma soprattutto di Goyer, lo sceneggiatore, che ha firmato alcuni dei film più terribili ispirati ai fumetti (uno su tutti? Ghost Rider – Spirito di vendetta, con Nicolas Cage). Snyder ha cercato la sua strada, a riproporre il modello “Watchmen” (e i titoli di testa ne sono un chiarissimo esempio), ma alla fine ha dovuto fermarsi. Mi arrendo, mia signora Celluloide. E due ore e mezza di film così, pesanti, sregolate, mal unite, pesano. Sul pubblico, certo, ma pure su quella critica che, in teoria, dovrebbe aiutarti con la promozione del film (se il film è brutto, però, è brutto).

Dall’opera finale, si salvano il Batman di Affleck – e non perché sia bello, perfetto, un modello da cui prendere esempio; ma solo perché è l’unico protagonista con una storia – e, in parte, la Wonder Woman di Gal Gadot, che c’è e non c’è. Superman, cioè Henry Cavill, non pervenuto. Lex Luthor, faccia e voce di Jesse (con la e, signori) Eisenberg, impazzito in una sceneggiatura criptica e schizofrenica (è il Joker, quello pazzo, non la nemesi di Superman).

Ora, a due giorni dall’uscita nelle sale italiane e a uno da quelle americane, ci ritroviamo davanti a un colosso di 250 milioni di dollari, più, si stima, altri 150 milioni di marketing, che se non farà almeno 800 milioni di incassi, valutazione di Variety, fallirà. La storia di un mito, ovvero quella di Superman, e il racconto messianico di un eroe, molto super e poco umano, che alla fine deve scontrarsi non solo contro il figlio di Gotham (e la rabbia e la voglia di vendetta) ma contro sé stesso. Il Batman di Affleck ricorda per fisionomia e attitude quello descritto da Miller: grosso, fortissimo, senza pietà. Viola, però, la sua unica regola: non uccidere (e non usare le armi da fuoco). E alla fine diventa un bambinone tutto muscoli e corazza, che non trova una vera ragione per la sua crociata contro il semi-dio kryptoniano.

Di carne a cuocere, però, ce n’è tanta: e ce n’è, soprattutto, se avete letto i fumetti. E quindi Batman v Superman diventa una buona occasione (in parte sprecata) per presentare i meta-umani, per ammiccare a un mondo più ampio, per un racconto più realistico (va bene, ma dove sono i morti nello scontro finale?) e più intenso. Dal punto di vista tecnico, è impeccabile: ogni inquadratura, specie nella prima metà, è perfetta. Una fotografia bellissima, lenta, messa a fuoco: Snyder, in questo, va a colpo sicuro. Il problema, alla fine, resta la scrittura: alla Warner manca qualcuno in grado di caricarsi di un progetto e di una responsabilità simili; non c’è una figura come quella di Kevin Feige alla Marvel, e non c’è nemmeno un regista-sceneggiatore come Joss Whedon (o come Christopher Nolan, comunque). E manca, molto probabilmente, pure la libertà d’azione (quanto pesa la parola di chi dirige? E quanto, alla fine, quella di chi finanzia?).

Di Batman v Superman resteranno gli incassi (solo martedì, nei prescreenig americani, ha incassato 27,7 milioni di dollari; in Italia è già a quota 2 milioni). E resterà l’interessantissima valutazione sul rapporto tra grande cinema, inteso come numeri e investimenti, e marketing e cioè: che succede se alla fine il secondo prende il sopravvento sul primo? Che succede, e quest’è fondamentale, se uno studios riesce – e la Warner Bros. ci è riuscita – a entrare nella vita degli spettatori, a rilanciare costantemente l’idea del suo film e poi questo, bruscamente, delude (non tutti, non completamente, ma sì)? La speranza è che la Warner faccia un passo indietro, che lo stesso Snyder rallenti; che Goyer vada via, e che a Ben Affleck venga affidato un solo-film sul Cavaliere Oscuro. E attenzione: stavolta mandando a menadito quello che è il codice di condotta di Batman.

Gianmaria Tammaro

Napoletano convinto dal '91. Scrive di cinema, serie tv e fumetti. Gli piace Bill Murray. Il suo film preferito è Ricomincio da tre.