Brutte storie

Nel 2003 facevo Otto e mezzo. Il sabato tornavo a casa, a Milano. Sabato 17 maggio eravamo usciti e rientrando, con i bambini, trovammo davanti a casa qualche segno di passato trambusto, persone, un’ambulanza. Scoprimmo poco dopo che il tabaccaio dietro l’angolo aveva subito una rapina molto violenta, e aveva inseguito poi i rapinatori in strada per un centinaio di metri, e poi ancora per altri cinquanta metri nella nostra via, e ammazzando uno di loro con un colpo alla schiena. Per molto tempo, davanti a un albero di via San Vittore, qualcuno ogni tanto metteva dei fiori.

Ho visto spesso quel signore che fa il tabaccaio in corso di Porta Vercellina, poi, per pagare da lui bollette o comprare i biglietti del tram. Un signore gentile. Ieri lo hanno assolto dall’accusa di omicidio, e non mi dispiace che non vada in galera. Ci sono molte cose sbagliate in questa storia. Ma lo è anche stabilire che sia legittima difesa sparare per strada in centro a Milano per ammazzare uno che è ormai scappato. E questa è la questione puntuale dirimente di questa storia: non il far west, il porto d’armi, il diritto di difendersi e tutte le cose di cui si parla. Ma se si possa avallare che una persona, per quanto esasperata e sconvolta dalla violenza appena subita, vada ad ammazzarne un’altra.


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Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).