Altro a cui pensare

Non mi fido ormai di quasi nessuno, ma ho il sospetto a ragioni vedute che l’interesse americano sulla legge anti intercettazioni somigli più alla ricostruzione che oggi ne fa il Secolo che ai titoli e gli spazi che vedo altrove:

Intervenendo in una conferenza stampa all’ambasciata Usa a Roma, in merito alla commemorazione di Giovanni Falcone, il sottosegretario al Dipartimento di Giustizia Usa, Lanny A. Breuer ha detto: «La legislazione italiana finora è stata molto efficace. Non vorremmo mai che succedesse qualcosa che impedisse ai magistrati di fare l’ottimo lavoro svolto finora, le intercettazioni – ha spiegato – sono uno strumento essenziale per le indagini».
Certo, poi è arrivata la precisazione da Washington, dove con tutta evidenza si sono preoccupati della strumentalizzazione giornalistica che le parole di Breuer stavano prendendo. «Gli Usa non entrano nel merito di decisioni interne dell’Italia», precisava una nota del vice sottosegretario del Dipartimento della Giustizia Usa Lanny Breuer. «Alla domanda di commentare la legislazione attualmente in esame al Parlamento italiano in materia di intercettazioni – sottolineava la nota – Breuer ha precisato: “Non spetta a me entrare nel merito di decisioni politiche o giudiziarie riguardanti l’Italia”». Nel comunicato si afferma che il politico americano aveva rifiutato di commentare la legislazione in discussione. «Non conosco i provvedimenti legislativi in discussione», ha spiegato nella nota ufficiale.

Questa invece, per gli amanti del genere, la versione di Repubblica:

A Washington le bocche sono cucite, solo “off-the-record” e a condizione di non citare le fonti, si può ricostruire il retroscena dell´evento. Mancano solo tre giorni all´arrivo qui del presidente Giorgio Napolitano: incontrerà Barack Obama e la Speaker of the House, Nancy Pelosi. Mai come in questo momento i responsabili della politica estera americana sono aggiornati su quanto accade in Italia: nessuna sfumatura dello scontro sulla giustizia sfugge a chi sta preparando sul versante Usa il summit Obama-Napolitano. Sanno di doversi muovere su un sentiero strettissimo, in un equilibrio delicato e precario. «Il governo italiano è un alleato prezioso degli Stati Uniti, nell´impegno comune in Afghanistan l´Italia ha versato ancora di recente un pesante tributo di sangue». Alla Casa Bianca e al Pentagono non si vuole mettere a repentaglio la cooperazione su quel fronte strategico, dov´è in corso l´escalation militare e si prepara la grande offensiva su Helmand. E tuttavia questa è un´Amministrazione i cui valori sono chiari. Mai come ora c´è stato nelle stanze del potere di Washington un “clan italo-americano” schierato tutto a sinistra. Nancy Pelosi, l´ultraprogressista di San Francisco che è la seconda autorità del partito democratico dopo il presidente. Janet Napolitano, superministro degli Interni alla Homeland Security. Leon Panetta capo della Cia. E poi l´uomo dei programmi, John Podesta che dirige il Center for American Progress, il think tank di riferimento di Obama, il cui manifesto riformista uscirà tra breve alle edizioni del Mulino.
È una squadra che ha una conoscenza dell´Italia del tutto insolita per la classe dirigente americana. E i cui valori sono molto vicini, come si ribadisce nell´entourage di Nancy Pelosi, a quelli di Giorgio Napolitano. Nessuna smentita quindi alle parole di Breuer, che esprimono una cultura del diritto e della trasparenza, una scelta di civiltà prima ancora che un´ideologia.


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Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).