Adesso non fate altri errori

L’annuncio fatto ieri sera da D’Alema inciderà molto sul clima delle primarie. Le può rendere più cruente, se la decisione del leader storico della sinistra italiana dovesse scatenare il rancore dei suoi sostenitori. Oppure, come sicuramente è nell’intento di D’Alema nell’evidente (e secondo me riuscito) tentativo di dare un vantaggio a Bersani, può aiutare a sdrammatizzare e a svelenire. È un crinale difficile, che richiede tanta attenzione da parte di tutti. L’imperativo è non rovinare un risultato che è già acquisito, quel 30 per cento raggiunto dal Pd nei sondaggi.

Negli ultimi giorni sono stati commessi errori macroscopici. Un renziano sciocco che si traveste da D’Alema facendo finta di farsi investire dal camper; un professore settario che straparla sull’Unità; i portavoce dei candidati che male interpretano la parte dei poliziotti cattivi. Infine, tuttora aperta, la questione delle regole, destinata a inacidire lo scontro se non verranno apportate alcune modifiche di semplice buon senso (almeno per evitare a noi poveri elettori una trafila burocratica tipica dell’Italia più odiata, altro che “bene comune”).

Questi svarioni non portano un voto in più a nessuno, in compenso rischiano di compromettere un’operazione il cui effetto sul panorama politico ha del miracoloso. Dicono che Renzi avesse pensato a lasciare il Pd, in passato. Non sarebbe un’eresia: è una minaccia che Fioroni, per dirne uno, prospetta a giorni alterni; ci sono dozzine di dirigenti bersaniani e dalemiani che hanno promesso di fare la stessa cosa in caso di sconfitta alle primarie. Pazienza, nessuno è battezzato democratico una volta per l’eternità.
Nel medio periodo, però, nel Pd nessuno può fare a meno di nessun altro. La rottura con Renzi alla vigilia delle elezioni sarebbe semplicemente catastrofica per un eventuale Bersani candidato premier. In compenso Renzi senza Pd perderebbe metà dei suoi consensi e annasperebbe nel marasma politico centrista. Il segretario dovrebbe trovare il modo di far capire queste semplici verità ai suoi più avvelenati e avventati sostenitori. E Renzi dovrebbe fare ai renziani più accesi un discorsetto non solo sulla buona creanza, ma sulle regole della civile convivenza. Non c’è solo adesso, c’è anche dopo.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.