A casa col kabuki

Adesso lo stato di emergenza è stato esteso a tutto il Giappone, questo per evitare che i residenti nelle zone “rosse” sciamino altrove, come in esodi già visti altrove.

Il contagio si è esteso e quasi quotidianamente si registra il più alto numero di nuovi casi positivi al covid19 dall’inizio della pandemia. Le settimane di “ritardo” che il Giappone ha avuto a disposizione sono servite per arginare il fenomeno, per prepararsi a gestirlo meglio? Probabilmente no, visto che a oggi risulta difficilissimo farsi fare il tampone: bisogna avere la febbre alta da 3 giorni, richiedere una impegnativa a un medico che contatti gli ospedali i quali spesso rifiutano di testare il paziente. Questa trafila avviene anche per i ricoveri, e normalmente si tende a far rimanere i malati dove sono. Tenendo conto che molte morti avvenute in casa non sono calcolate, i numeri ufficiali sono sicuramente poco precisi.

Ecco, i numeri. Il governo ha continuato a diffondere dati in modo abbastanza confuso finché il comune di Tokyo ha attivato un sito che definirei meraviglioso se non si trattasse di una questione così angosciante. È chiaro che uno dei pericoli peggiori in questa situazione è la paura, che oltre una certa soglia provoca danni.

L’idea della governatrice Koike di fornire informazioni in inglese è particolarmente di aiuto agli stranieri residenti a Tokyo, spesso in contatto con amici e parenti sottoposti a una quarantena severissima nel proprio paese e increduli di fronte a una (percepita) nonchalance dei tokyesi. La ex diplomatica Koike parla un ottimo inglese e l’arabo, ha un carattere molto adatto a questi tempi di emergenza e forse per questo è la protagonista di un gioco in prima persona in cui la si deve portare in giro per sgridare i cittadini che si raggruppano. Quasi come fosse un drone o un sindaco italiano. 

Una delle belle scoperte di questo mese è che il Teatro Nazionale di Tokyo ha messo on line (solo fino al 30 aprile)  gli spettacoli ripresi recentemente con la sala vuota. È un evento piuttosto unico, e ovviamente non rimpiazza il piacere di un pomeriggio o una serata seduti di fronte alla bravura di attori, musicisti, macchinisti, costumisti, tecnici.

Anche perché nel kabuki gli attori principali entrano ed escono dalla hanamichi, una passerella che dal palco attraversa il pubblico e arriva fino al fondo della sala, perfetta per vedere da un’altra angolazione e da vicino i costumi, il trucco e le espressioni dei nostri eroi. E poi le urla dei loggionisti che nei momenti topici chiamano il nome degli attori, anche quelle sono parte integrante dell’opera. Insomma questo periodo potrebbe essere il momento ideale per farsi un’idea sul kabuki, magari per poi venire a goderselo in Giappone una volta usciti da questo limbo.

Qui una mia mini-guida personale per chi vuole entrare nel mondo del kabuki.

 

Flavio Parisi

Flavio Parisi @pesceriso vive in Giappone dal 2004, insegna italiano all'Istituto Italiano di Cultura di Tokyo, e l'opera lirica in una università giapponese. Il suo blog personale è Pesceriso.