Cosa rende speciale il rapporto tra gemelli
E unico, e strettissimo, e ancora un po' misterioso, al punto che a lungo si è parlato di telepatia

Lunedì le gemelle più famose della storia della televisione italiana, Alice ed Ellen Kessler, sono morte a Grunwald, in Germania, come erano nate 89 anni prima: insieme. Hanno fatto ricorso al suicidio assistito, dopo avere espresso in passato il desiderio di non sopravvivere l’una all’altra. È una storia alquanto eccezionale, che esula in parte dal complesso dibattito sull’eutanasia e fornisce spunti per un’altra discussione: quanto un legame tra gemelli possa essere duraturo e profondo, al punto da portare due persone non per scelta nate insieme a decidere di morire insieme.
È un tema che affascina e intimorisce allo stesso tempo, come ogni storia che riguarda i gemelli, perché mette in discussione la nostra convinzione inconscia che ogni essere umano sia unico e irripetibile. Sul piano genetico, i gemelli monozigoti sono praticamente dei cloni: nascono da una singola cellula uovo fecondata da uno spermatozoo, e condividono quindi il 100 per cento dei loro geni. Sono di questo tipo soltanto quattro parti ogni mille circa, nel mondo.
Otto ogni mille sono invece i parti di gemelli dizigoti, che nascono da due cellule uovo fecondate da due spermatozoi diversi. In questo caso i gemelli condividono, in media, lo stesso patrimonio genetico condiviso normalmente da fratelli e sorelle che abbiano la stessa madre e lo stesso padre biologici. Rispetto ai monozigoti la genetica è quindi meno influente sul tipo di rapporto che i gemelli sviluppano tra loro. Ma a parte la biologia condivisa diversi fattori ambientali, sia in un caso sia nell’altro, possono influire sul modo in cui pensano, parlano e agiscono.
Uno dei più longevi e radicati luoghi comuni sui gemelli è che abbiano una relazione telepatica: quando uno subisce un certo stimolo (doloroso o di altro tipo), l’altro ha la stessa percezione a distanza. È un’idea resa popolare, tra gli altri, anche dal neurologo austriaco e fondatore della psicoanalisi Sigmund Freud, che definì «perturbante» qualsiasi manifestazione attinente al tema del sosia, inclusa «la trasmissione immediata di processi psichici dall’una all’altra di queste persone», per cui «l’una è compartecipe della conoscenza, dei sentimenti e delle esperienze dell’altra».
Le prove di una relazione extrasensoriale di questo tipo tra gemelli sono perlopiù aneddotiche: i pochi studi che hanno mostrato risultati significativi non sono stati replicati. Di fatto «non esiste alcuna credibile prova scientifica dell’esistenza della telepatia gemellare», ha detto alla rivista National Geographic la psicologa statunitense Nancy Segal, direttrice del centro di ricerca sui gemelli della California State University a Fullerton.
Questo non significa che tra gemelli non possa esserci un legame emotivo e biologico eccezionalmente stretto, e che non possano essere in sintonia l’uno con le emozioni e i bisogni dell’altro. A volte un diffuso scetticismo porta alcune persone ad accusare i gemelli monozigoti di barare se e quando negli esperimenti mostrano connessioni sorprendenti, ha aggiunto Segal.
Ad aprile del 2025 circolò molto sui social un’intervista a due gemelle monozigoti australiane, Paula e Bridgette Powers, che raccontavano un furto subìto dalla loro madre. Erano in parte già note al pubblico nel loro paese, dove gestiscono un rifugio per pellicani e uccelli marini feriti. Ma la loro notorietà è dovuta alla loro tendenza a parlare all’unisono, già emersa in precedenti interviste e da alcuni considerata una messinscena.
È molto probabile che l’abilità delle gemelle Powers, al di là del loro legame emotivo e biologico, sia almeno in parte il risultato di anni e anni di pratica, e della loro abitudine a parlare insieme in questo modo, lentamente. Ma indipendentemente da questo, secondo Segal e altri scienziati, per spiegare certe eccezionalità tipiche del rapporto tra gemelli ci sono comunque argomenti scientificamente fondati, certamente migliori della telepatia. Per avere a volte gli stessi pensieri o per comportarsi allo stesso modo i gemelli non hanno alcun bisogno di leggere l’uno nella mente dell’altro.
La maggior parte delle persone imita in modo spontaneo, e perlopiù inconscio, il modo in cui parlano e agiscono altre persone vicine: è un fenomeno normale, noto come “mimetismo automatico”, che può favorire un sano sviluppo sociale, perché aiuta le persone a sincronizzare movimenti e linguaggio. Nel caso dei gemelli questa tendenza di per sé normale è esposta all’influenza di fattori eccezionali.
Nella maggior parte dei casi i gemelli infatti crescono in uno stesso ambiente, accuditi dalle stesse persone, e condividono le stesse esperienze e routine con le stesse tempistiche. Frequentano le stesse scuole e gli stessi gruppi di coetanei, e subiscono le stesse influenze culturali. Più raramente, come nel caso delle sorelle Powers, fanno persino lo stesso lavoro. Da una ricerca del 2020 emerse che spesso lo sviluppo cognitivo ed emotivo tra gemelli monozigoti che crescono insieme è quasi indistinguibile tra un gemello e l’altro.

Due bambine gemelle, fuggite dai combattimenti in Siria con la loro famiglia, in una scuola dell’UNICEF durante una visita dell’allora ministra degli Esteri italiana, Emma Bonino, al campo profughi di Zaatari, a Mafraq, in Giordania, il 25 giugno 2013 (AP Photo/Mohammad Hannon)
Anche la genetica, nel caso dei monozigoti, ha una grande influenza su diversi tratti della personalità condivisi nei gemelli, dalle tendenze caratteriali agli stili di attaccamento (le modalità di relazione che si sviluppano nell’infanzia e che influenzano i rapporti da adulti). Persino gemelli cresciuti separatamente possono avere molto in comune: gli stessi interessi, le stesse idiosincrasie e le stesse abitudini. A volte vivono addirittura eventi simili, seppure in ambienti diversi. E questo, secondo Segal, potrebbe essere dovuto al fatto che sono «geneticamente predisposti» a compiere scelte simili quando sono posti di fronte a opzioni simili.
Una serie di studi condotti da ricercatori e ricercatrici dell’Università del Minnesota tra il 1979 e il 1999 analizzò le influenze genetiche e ambientali sullo sviluppo dei tratti psicologici di oltre cento coppie di gemelli, studiando anche le rispettive famiglie. Una delle scoperte più sorprendenti, a dimostrazione dell’influenza dei geni, fu che i gemelli monozigoti cresciuti in ambienti diversi avevano personalità simili quanto i gemelli monozigoti cresciuti insieme.
Genetica e ambiente contribuiscono in egual misura a definire le differenze di personalità tra individui, secondo Segal, ma gli eventi vissuti individualmente restano il fattore più importante perché determinano l’espressione dei nostri tratti distintivi e, in definitiva, le persone che diventiamo. Vale anche per i gemelli monozigoti, che non sono repliche perfette l’uno dell’altro, ma nella maggior parte dei casi sono comunque più simili e più socialmente uniti di qualsiasi altra coppia di persone sulla Terra.
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