I ragazzini hanno iniziato a dire «six-seven» anche in Italia, e gli adulti sono confusi
È un meme che negli ultimi mesi si è diffuso massicciamente nelle scuole e nello sport degli Stati Uniti, e non significa sostanzialmente nulla

Nelle ultime settimane anche tra adolescenti e preadolescenti italiani ha cominciato a diffondersi una tendenza che già da mesi riguarda massicciamente i ragazzini statunitensi: quella di esclamare in una serie di occasioni piuttosto estemporanee le parole «six-seven», ovvero i numeri sei e sette in inglese. A volte può esserci una ragione di coincidenza. Magari il professore chiede alla classe di andare alla pagina 67 (o 6, o 7) del libro di testo, oppure 67 è il risultato di un’equazione, oppure qualcuno indossa la casacca col numero 6 o 7 durante la lezione di ginnastica: i ragazzini se ne accorgono, e magari ridacchiano, o in alcuni casi parte un piccolo coro di «six-seveeeen», cantilenato sempre nello stesso modo.
Molto spesso però non è nemmeno necessario che qualcuno menzioni il numero: c’è chi lo scribacchia sui banchi di scuola o sulla mano delle amiche, chi lo tira fuori quando esulta o per disturbare la classe in un momento di noia, o semplicemente perché gli è venuto in mente e vuole ricordarlo a tutti gli altri, sicuro di ottenere una reazione. C’è chi usa «six-seven» come riempitivo, quando non sa bene cosa rispondere, nello stesso modo in cui qualcun altro userebbe un «daje» o un «ci sta», e chi lo usa come sinonimo di «così così», una cosa carina ma non eccezionale. Ogni tanto l’espressione è accompagnata dal gesto che si fa con le mani in una situazione in cui si soppesano due opzioni, imitando una bilancia.
Una ventina di professori e genitori di bambini e ragazzi tra gli 8 e i 17 anni provenienti da varie regioni d’Italia, intervistati dal Post, hanno raccontato che da inizio ottobre hanno cominciato a sentirlo pronunciare anche nelle scuole italiane.
Soprattutto nei paesi anglofoni, il fenomeno è talmente diffuso da essere entrato nella cultura pop: a metà ottobre la serie animata South Park ha dedicato la trama di un intero episodio a una finta setta di ragazzini che venerano il numero 67, e online si trovano vari esempi di calciatori e altri sportivi che lo citano quando esultano. Videogiochi molto amati dai ragazzi come Clash Royale e Overwatch 2 hanno introdotto la possibilità di fare il gesto associato a «six-seven» all’interno del gioco, e varie aziende hanno inserito riferimenti a «six-seven» nella loro comunicazione.
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Al contempo, la diffusione di questo tormentone ha suscitato una certa preoccupazione tra genitori, professori e adulti in generale, che faticano a capire che cosa intendano i ragazzi quando dicono «six-seven». Interpellati al riguardo da vari giornalisti di testate come Washington Post e New York Times, i ragazzini hanno dato quasi sempre una risposta che ha contribuito a confondere ulteriormente gli adulti: «six-seven», in realtà, non vuol dire niente.
Anche gli autori del sito Dictionary.com, uno dei più grandi dizionari digitali in lingua inglese, hanno riconosciuto che definire «six-seven» non è molto semplice. A fine ottobre, il sito ha scelto proprio «67» come “parola dell’anno”, a partire dall’analisi di migliaia di titoli di giornali, risultati dei motori di ricerca e trending topic sui social network. «Ma cosa significa? Beh… è complicato», si legge sul sito. «Forse la caratteristica più distintiva di 67 è che è impossibile definirlo. È insignificante, onnipresente e privo di senso».
In realtà, come ha spiegato il giornalista Jeff Ihaza su Rolling Stone, non è particolarmente difficile capire qual è l’origine del fenomeno e come si è diffuso, se si passa un po’ di tempo su internet: siti come Know Your Meme l’hanno spiegato piuttosto chiaramente. Nel dicembre 2024 un rapper di Philadelphia, Skrilla, ha pubblicato una canzone intitolata “Doot doot”, circolata velocemente su TikTok e nei reel di Instagram. A un certo punto del ritornello, Skrilla pronuncia i numeri 6 e 7 in modo un po’ cantilenante. Skrilla non ha mai voluto spiegare cosa rappresenti quel numero in quella canzone, ma è poco rilevante, dato che nel frattempo quel «six-seven» è stato completamente decontestualizzato.
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Nei primi mesi del 2025 vari giocatori di pallacanestro statunitensi e creator che si occupano di basket hanno cominciato a usare “Doot doot” come sfondo per i propri video, giocando con il fatto che negli Stati Uniti le altezze si misurano in piedi, e 6”7 equivalgono a due metri, altezza raggiunta da vari giocatori di basket professionisti. Il tiktoker e giocatore di basket universitario Taylen Kinney, in particolare, ha cominciato a usare i numeri sei e sette in quanti più video e interviste possibile, e a muovere le mani come una bilancia ogni volta che lo faceva.
Nello stesso periodo molti ragazzini appassionati di basket hanno cominciato ad esclamare «six-seven!» quando venivano ripresi a bordo campo. Un video in particolare, di un ragazzino biondo con uno sguardo euforico che strilla «six-seven» verso una telecamera, è diventato abbastanza virale da far uscire l’esclamazione dal giro degli appassionati di basket, portandolo a diffondersi soprattutto tra gli studenti delle scuole medie.
Per mesi, a partire dalla primavera, i professori statunitensi che nel tempo libero fanno anche i content creator hanno raccontato su TikTok e nei reel di Instagram quanto «six-seven» si stesse diffondendo nelle loro scuole, settimana dopo settimana. Alcuni professori sono anche arrivati a bandirlo durante le proprie lezioni.
La diffusione in Italia varia molto di scuola in scuola, se non di classe in classe: ci sono posti dove a usarlo sono anche le ragazze e altri dove è un comportamento associato soprattutto ai ragazzi «che vogliono fare casino». In certi casi è un comportamento snobbato e disprezzato, visto come «una cosa da scemi», mentre in altri è visto come una semplice battuta condivisa che fa ridere perché confonde gli adulti e contribuisce a creare un senso di complicità tra chi, invece, lo capisce. Alcuni lo traducono pure, e quindi dicono «sei-sette», invece di «six-seven».
Da meme condivisi soprattutto online, insomma, «six-seven» è diventato un classico tormentone, di quelli che ciclicamente appaiono nello slang giovanile e che sembrano essere ovunque per un periodo, salvo poi venire spesso a noia ed essere dimenticati. Non è molto diverso da quando, nei primi anni Dieci, i ragazzini appassionati di YouTube rispondevano «mi piacciono i treni» a casaccio, riferendosi a un video molto virale. E non è neanche il primo numero a suscitare reazioni quanto meno simili: da sempre molti ragazzini (e anche vari adulti) ridacchiano quando vedono numeri come il 69 (associato a una pratica sessuale) o il 420 (che ha a che fare invece con il consumo di marijuana).
«Direi che il significato di “six-seven” sta proprio nella sua mancanza di significato, nello sconcerto che provoca negli adulti, nella sua capacità di separare i bambini dai loro genitori e insegnanti. “Six-seven” è slang nel senso più puro, spogliato di ogni funzione se non quella di creare un mondo a sé stante per una comunità che vuole essere lasciata in pace», ha scritto Ryu Spaeth su The Cut. Secondo Spaeth, molti adulti lo trovano così irritante non tanto perché non si ricordano di aver usato a loro volta slang da ragazzini, ma perché speravano, inconsciamente, di continuare a capire i loro figli il più a lungo possibile.
Sul New Yorker, però, Joshua Rothman scrive che, a suo avviso, l’ossessione per «six-seven» ha più a che fare con la voglia di trovare modi di ridere e scherzare insieme ai coetanei che con qualsiasi altra cosa. «L’infanzia e l’adolescenza sono periodi difficili, da un punto di vista sociale», ricorda. «Forse i ragazzi amano il “six-seven” perché rende più facile interagire con gli altri. Internet ha cambiato molto la società, ma non l’ha cambiata completamente. Siamo sempre gli stessi esseri umani di sempre, con gli stessi modi di relazionarci gli uni con gli altri».
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