• Mondo
  • Martedì 18 novembre 2025

New Delhi avrà un altro inverno irrespirabile

Il governo locale sta provando a ridurre l'inquinamento usando anche metodi ambiziosi, ma senza successo

Una persona indossa una mascherina mentre cammina a New Delhi, 18 novembre 2024 (AP Photo/Manish Swarup)
Una persona indossa una mascherina mentre cammina a New Delhi, 18 novembre 2024 (AP Photo/Manish Swarup)
Caricamento player

Vivere a New Delhi è particolarmente complesso nei mesi autunnali e invernali quando il livello di inquinamento dell’aria, solitamente già molto alto e che spesso assume l’aspetto di una nebbia pervasiva, aumenta ulteriormente. Da tempo le autorità locali stanno provando a migliorare la situazione, ma vari tentativi ambiziosi sono falliti e i prossimi mesi saranno complicati.

New Delhi è la capitale dell’India e una delle sue città più popolose. Dal punto di vista amministrativo si trova nel Territorio Unico di Delhi, che è dotato di un governo locale ma sotto il controllo del governo centrale indiano per molte competenze. Per chiarire: lì parlare di “mesi freddi” è relativo, dato che anche in inverno le temperature restano miti, almeno per gli standard italiani. Tra dicembre e gennaio vanno dai 5 °C ai 25 °C, ed è molto raro che faccia davvero freddo (ma in estate fa molto più caldo).

Negli ultimi giorni il livello medio di PM2,5 – il particolato inquinante più dannoso per la salute – ha superato più volte i 400 microgrammi per metro cubo, e il minimo è stato di 112 microgrammi per metro cubo. Sono quantità che espongono la popolazione a grossi rischi: le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità stabiliscono che la concentrazione giornaliera non dovrebbe superare i 15 microgrammi per metro cubo.

Tra i vari progetti avviati del governo locale per cercare di ridurre l’inquinamento c’è l’uso del cloud seeding, un procedimento basato sulla stimolazione artificiale delle nuvole per indurle a produrre più pioggia. È una pratica conosciuta dagli anni Cinquanta e usata da vari paesi, tra cui Cina ed Emirati Arabi Uniti, ma sulla cui efficienza ci sono dubbi. In India era già stata usata in alcuni stati, ma principalmente per contrastare la siccità e non per ridurre i livelli di inquinamento.

Alcune persone a Delhi, India, 9 novembre 2025 (AP Photo/Manish Swarup)

A New Delhi ci hanno provato, e per ora non ha funzionato: il progetto è costato l’equivalente di 340mila euro ma è stato interrotto prima ancora che si completasse, per via degli scarsi risultati. Sono stati cancellati gli ultimi due voli sui cinque che avrebbero dovuto diffondere gli inseminanti nelle nuvole per indurre la pioggia. Le persone coinvolte nell’esperimento hanno raccontato al New York Times che affinché il cloud seeding possa essere efficace l’umidità delle nuvole deve raggiungere almeno il 50 per cento, mentre i loro primi tentativi sono arrivati a circa al 15 per cento. Il governo di Delhi ha detto che ci riproverà.

A breve il governo dovrebbe anche installare dei sistemi di nebulizzazione dell’acqua nelle zone più inquinate della città. Il progetto costerà poco meno di 400mila euro, ma ci sono dubbi e critiche poiché richiederà oltre 2mila litri d’acqua all’ora (per farsi una doccia si consumano circa 15 litri di acqua al minuto).

Il ricorso all’acqua o alla pioggia sono comunque soluzioni di breve periodo: possono ridurre la quantità di inquinamento nell’aria, ma non hanno effetto sulle cause che lo producono.

Una terza misura individuata è quella di aumentare la quantità di veicoli elettrici tramite incentivi fiscali e sussidi. Una bozza di riforma per esempio proponeva di sostituire i tuk-tuk a benzina, i tipici mezzi coperti con tre ruote che in India sono ovunque e vengono usati come taxi, con tuk-tuk elettrici. Ma nemmeno questo progetto per ora sta funzionando: la discussione è stata rimandata a marzo del 2026.

Una strada di Delhi, India, 14 novembre 2024 (AP Photo/Manish Swarup)

Il grande inquinamento della regione di Delhi ha ragioni sia geografiche sia umane. La città si trova in una pianura ed è circondata da montagne: i suoi inverni secchi e la scarsità di vento impediscono la dispersione dell’inquinamento. A New Delhi, come in altre città indiane, le norme ambientali per le emissioni delle aziende sono meno severe che in Europa. Inoltre è molto frequente che la spazzatura venga bruciata all’aperto e non in strutture dedicate allo smaltimento dei rifiuti.

L’inquinamento in città aumenta tra ottobre e novembre per due motivi, un po’ particolari. Il primo è dovuto al vento, che porta verso Delhi i fumi della combustione dei residui agricoli provenienti dagli stati vicini. Il secondo è il Diwali, la festività delle luci e una delle celebrazioni più importanti dell’induismo: nel periodo di festa vengono sparati moltissimi fuochi d’artificio, che fanno aumentare l’inquinamento dell’aria. Il governo di Delhi aveva vietato i fuochi per motivi ambientali dal 2020, ma da quest’anno sono stati autorizzati i fuochi d’artificio ecologici (o green), che dovrebbero ridurre le emissioni inquinanti di circa il 30 per cento.

Proprio a causa del Diwali è nata una discussione politica nella capitale: l’opposizione ha accusato il governo locale, guidato dal Bharatiya Janata Party che è il partito del primo ministro indiano Narendra Modi, di aver manipolato i dati sulla qualità dell’aria nei giorni successivi alla festa spruzzando dell’acqua nelle vicinanza delle stazioni di rilevamento e spegnendone alcune.