Camerun e Nigeria non sono più le potenze del calcio africano
Le due nazionali non andranno ai Mondiali, e le ragioni non sono solo sportive
di Valerio Moggia

Nigeria e Camerun, storicamente tra le nazionali di calcio più forti in Africa, non parteciperanno ai Mondiali maschili del 2026. Nessuna delle due è riuscita a qualificarsi in modo diretto vincendo il proprio girone ed entrambe sono state eliminate dalla Repubblica Democratica del Congo in un mini-torneo di spareggio (vincendo il quale avrebbero disputato a marzo un altro torneo di spareggio intercontinentale). Quel torneo lo giocherà la Repubblica Democratica del Congo, che non va ai Mondiali dal 1974, quando ancora si chiamava Zaire.
Negli ultimi decenni sia Camerun che Nigeria avevano partecipato a diverse edizioni dei Mondiali, arrivando rispettivamente ai quarti e agli ottavi di finale. La mancata qualificazione ai Mondiali non è però del tutto una sorpresa. Sia Nigeria che Camerun sono in un periodo di crisi calcistica, per ragioni in parte sportive e in parte politiche.
C’entra anche il fatto che nel frattempo il livello medio delle altre nazionali africane è molto cresciuto. Dal 2006 a oggi, contando anche le squadre già qualificate per il 2026, 13 squadre africane diverse si sono qualificate ai Mondiali, 5 delle quali esordienti, e sempre dal 2006 in poi 8 nazionali diverse hanno vinto la Coppa d’Africa, di cui due per la prima volta. L’ascesa di queste nuove squadre è dovuta principalmente al sempre più frequente ricorso agli oriundi, ovvero a calciatori figli di cittadini emigrati in Europa, che hanno quindi potuto formarsi in alcune delle migliori scuole calcio al mondo. In questo modo, il vantaggio di Nigeria e Camerun, fondato sulla formazione di giocatori locali, si è notevolmente ridotto.

La Repubblica Democratica del Congo dopo la vittoria contro la Nigeria, il 16 novembre a Rabat, Marocco (AP Photo)
La Nigeria ha fallito la qualificazione al secondo Mondiale consecutivo e non supera la fase a gironi dal 2014, quando arrivò agli ottavi di finale. Inoltre, non vince la Coppa d’Africa dal 2013 e, sebbene sia arrivata in finale nel 2023, negli ultimi dieci anni in due occasioni (nel 2015 e nel 2017) nemmeno è riuscita a qualificarsi al torneo continentale.
Questi risultati sono molto deludenti perché in squadra ci sono ottimi giocatori come il centravanti del Galatasaray (ed ex Napoli) Victor Osimhen e l’attaccante dell’Atalanta Ademola Lookman, premiato nel 2024 come Calciatore africano dell’anno.
C’entra il fatto che la Nigeria ha avuto quattro allenatori diversi negli ultimi quattro anni, e addirittura dieci dal 2010 a oggi: solo il tedesco Gernot Rohr, tra il 2016 e il 2021, è rimasto in carica per più di tre anni. Tutta questa discontinuità manageriale ha reso complicato dare un’identità tattica precisa alla nazionale, che si è così dovuta affidare esclusivamente alle giocate estemporanee dei suoi calciatori più forti.
Ci sono poi problemi extrasportivi. Il 12 novembre, il giorno prima dell’inizio del mini-torneo vinto dal Congo, i giocatori nigeriani avevano scioperato e disertato l’allenamento, in accordo con lo staff tecnico, come protesta per i numerosi bonus mai pagati dalla NFF, la Federazione calcistica nigeriana. La cifra esatta non è nota, ma si parla di arretrati che in qualche caso risalgono addirittura alla Coppa d’Africa del 2019.
La protesta è stata risolta in poche ore, con la NFF che ha accettato di pagare il dovuto e la squadra che è tornata ad allenarsi. Non è stato tuttavia un bel segnale, anche perché quello dei bonus non pagati è un problema ricorrente del calcio nigeriano. «Dagli allenatori ai giocatori, passando per il personale tecnico, chiunque abbia lavorato per la NFF, a un certo punto, si è ritrovato in credito», ha scritto il sito Afrocritik.
I bonus non pagati non sono dovuti a problemi economici della federazione, bensì alla corruzione. Secondo Solomon Dalung, ministro dello Sport tra il 2015 e il 2019, quando la nazionale non si qualifica ai grandi tornei i dirigenti ne possono beneficiare economicamente perché i fondi stanziati ma non spesi «sono raramente contabilizzati».
Non è un caso che tutti i tre presidenti della NFF che hanno preceduto quello attuale, Ibrahim Musa Gusau, si siano dimessi per accuse di corruzione. Lo scorso ottobre, inoltre, il parlamento nigeriano ha aperto un’indagine contro la NFF per la malagestione di 25 milioni di dollari ricevuti dalla FIFA, la federazione che governa il calcio internazionale, e dalla federazione africana per lo sviluppo del calcio giovanile e di base nel paese.
Dal punto di vista sportivo, il Camerun è messo pure peggio. Se un tempo aveva alcuni dei migliori calciatori al mondo, come l’attaccante Samuel Eto’o, oggi ha solo due giocatori di valore internazionale: il centrocampista del Napoli André-Frank Anguissa e l’attaccante del Manchester United Bryan Mbeumo.
Il Camerun è al secondo Mondiale mancato nelle ultime tre edizioni e non supera la prima fase del torneo dal 1990. Le cose vanno un po’ meglio a livello continentale, dato che la nazionale maschile camerunense ha vinto la Coppa d’Africa del 2017. È poi arrivata terza nell’edizione 2021 (che si tenne però agli inizi del 2022), nel torneo organizzato in casa e che aveva un importante valore simbolico per il presidente Paul Biya, ininterrottamente al potere dal 1982.
Anche in questo caso, però, è soprattutto la federazione calcistica nazionale (FECAFOOT) a essere sotto accusa, e in particolare il suo presidente, che dal 2021 è proprio Eto’o, ex attaccante di Barcellona e Inter. Eletto dietro la promessa di grandi riforme, Eto’o è stato criticato per una gestione molto centralizzata della federazione, e per non aver risolto i vari problemi economici e strutturali del calcio camerunense.
Ne è così seguito un conflitto tra la FECAFOOT e il governo, che nell’aprile del 2024 ha nominato il belga Marc Brys come nuovo allenatore della Nazionale, scavalcando la federazione. Eto’o si era detto disposto a collaborare con Brys per il bene del Camerun, ma il loro primo incontro si era concluso con un intenso litigio. Sia Brys che Eto’o avevano mantenuto poi i loro incarichi.
Da quel momento in avanti, però, governo e FECAFOOT hanno continuato ad agire in competizione l’uno con l’altra. A gennaio Narcisse Mouelle Kombi, il ministro dello Sport, ha annunciato che i finanziamenti pubblici ai club di prima e seconda divisione (l’equivalente di circa 850mila euro) sarebbero stati distribuiti direttamente alle società sportive, invece che alla Federazione. La distribuzione di questi fondi è andata però molto a rilento, e ciò ha portato a vari problemi economici per i club, al temporaneo ritiro dal campionato di un club storico come il Bamboutos FC, e a un successivo sciopero degli arbitri.
L’eliminazione dai Mondiali del 2026 è divenuta l’occasione per un nuovo caso politico. Secondo la stampa sportiva africana, Eto’o avrebbe deciso di licenziare Brys, sebbene il 21 dicembre inizi la Coppa d’Africa in Marocco. Nel frattempo Mouelle Kombi ha chiesto la sospensione delle elezioni presidenziali della FECAFOOT, previste per il 29 novembre, denunciando gravi irregolarità, tra cui il fatto che per la prima volta ci sarà un unico candidato, appunto Eto’o.
In pratica, Eto’o sta cercando di liberarsi dell’allenatore voluto dal governo, dandogli tutte le colpe dell’eliminazione dai Mondiali, mentre il governo intende scaricare ogni responsabilità del risultato su Eto’o.



