Trump non riesce a togliersi di dosso il caso Epstein
Nonostante tutti i suoi tentativi di distogliere l'attenzione: c'entrano anche i Repubblicani al Congresso

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump aveva appena ottenuto una notevole vittoria politica costringendo l’opposizione del Partito Democratico a porre fine allo shutdown del governo, quando questa settimana sono emerse nuove rivelazioni sul caso di Jeffrey Epstein, il finanziere accusato di aver sfruttato sessualmente decine di ragazze minorenni e che si suicidò in prigione nel 2019.
Le rivelazioni di fatto non contengono niente che non fosse già noto, ma hanno contribuito a rialimentare un dibattito che penalizza Trump, e che da mesi la Casa Bianca non sta riuscendo a placare.
Le nuove rivelazioni sono lettere private di Epstein ottenute da una commissione d’inchiesta del Congresso e pubblicate mercoledì, in cui il finanziere scriveva che Trump «sapeva delle ragazze» e «trascorreva ore a casa mia», tra le altre cose. I rapporti tra Trump ed Epstein, soprattutto negli anni Novanta e Duemila, sono ben documentati, ma il caso Epstein è diventato così rilevante nel dibattito pubblico americano che ogni piccola novità è un problema per il presidente.

Una statua piazzata da manifestanti davanti al Congresso a Washington, che mostra Trump ed Epstein mano nella mano, ottobre 2025 (AP Photo/Jose Luis Magana)
Dopo qualche giorno di silenzio Trump ha parlato della questione venerdì, dicendo: «Quando si parla della bufala di Epstein, quello che succede è che voi non parlate di tutte le cose buone che abbiamo fatto», ha detto Trump ai giornalisti. «Vogliono far perdere tempo alla gente, e questo va bene ad alcuni dei Repubblicani più stupidi».
In effetti il ritorno del caso Epstein sui media è almeno in parte responsabilità dei Repubblicani al Congresso, che nel tentativo di insabbiarlo hanno finito per farlo riemergere. A settembre, l’ultima volta che si era parlato molto della questione, i Repubblicani avevano cercato di evitare un voto sulla pubblicazione dei documenti del caso (i cosiddetti Epstein files) dando mandato a una commissione parlamentare di indagare.
Era un voto simbolico, anche perché i Repubblicani hanno la maggioranza in commissione e avrebbero facilmente potuto ignorare la cosa. Ma il presidente della commissione, un Repubblicano, ha deciso invece di emettere tutta una serie di mandati per ottenere nuovi documenti privati di Epstein, comprese le lettere di cui si parla in questi giorni, che così sono entrati per la prima volta a disposizione del Congresso. Mercoledì i Democratici hanno dapprima reso pubblici alcuni documenti riguardanti Trump; poi, in risposta, i Repubblicani hanno deciso che tanto valeva pubblicare l’enorme mole di lettere e documenti.
Per cercare di distogliere l’attenzione da sé, Trump ha ordinato al dipartimento di Giustizia di avviare un’indagine che si concentri sulle altre persone potenti che potrebbero essere citate nei documenti. Epstein era un uomo ricchissimo e aveva rapporti noti con importanti personalità come l’ex presidente Bill Clinton e il fondatore di Microsoft Bill Gates. Non è chiaro però se la mossa di Trump riuscirà effettivamente a placare il clamore attorno a sé.
Il caso Epstein è così complicato da gestire per Trump perché per anni lui stesso l’ha alimentato. A lungo nella destra americana sono circolate teorie del complotto secondo cui Epstein sarebbe stato l’organizzatore di un gruppo di pedofili composto da politici importanti, attori famosi e ricchi imprenditori, che lo avrebbero poi ucciso o costretto a uccidersi una volta arrestato per non comprometterli.
Trump e i suoi alleati avevano promesso, anche nella campagna elettorale nel 2024, che appena arrivati al potere avrebbero reso pubblici gli Epstein files, cioè la presunta lista dei suoi «clienti», dalla quale sarebbe stato possibile risalire a tutti i ricchi e potenti pedofili che collaboravano con lui. Ma una volta diventato presidente Trump ha cominciato a sminuire il caso, e la presunta lista (che probabilmente non esiste, ma che è stata al centro di molte ossessioni della destra americana) non è stata resa nota.
Anche per questo ancora adesso una parte della base Repubblicana è irritata dal modo in cui Trump sta gestendo la questione: secondo un sondaggio realizzato a ottobre, mentre nove Repubblicani su dieci approvano la sua performance da presidente nel complesso, soltanto quattro su dieci concordano con lui sulla gestione del caso Epstein.



