La madre di Trentini ha accusato il governo di non aver fatto abbastanza per liberare suo figlio
A un anno dalla detenzione del cooperante italiano in Venezuela ha detto che finora i tentativi di negoziato non hanno funzionato

Un anno dopo l’arresto di suo figlio Alberto Trentini in Venezuela, Armanda Colusso ha accusato il governo italiano di non aver fatto abbastanza finora per liberarlo. «Fino ad agosto il nostro governo non aveva avuto alcun contatto telefonico col governo venezuelano. E questo dimostra quanto poco si sono spesi per mio figlio. Mi sorge spontanea una domanda: fosse stato un loro figlio, l’avrebbero lasciato in prigione un anno intero?», ha detto.
Finora Colusso, che più volte nei mesi scorsi aveva partecipato a diverse iniziative per tenere alta l’attenzione su Trentini, non aveva mai usato toni così duri e diretti verso il governo. Lo ha fatto sabato mattina a Palazzo Marino, la sede del Comune di Milano, dove si è tenuta una conferenza stampa a cui ha partecipato tra gli altri anche l’avvocata della famiglia, Alessandra Ballerini. «Sono stata troppo paziente ed educata, ma ora la mia pazienza si è esaurita», ha spiegato Colusso.
Colusso ha parlato anche dei vari tentativi di negoziato avviati finora, e dei problemi che hanno incontrato. Ha raccontato come inizialmente il governo avesse chiesto alla famiglia di mantenere il silenzio per non danneggiare la posizione di Trentini, e di come in vari momenti le speranze della liberazione si fossero fatte più concrete, per poi essere sempre deluse.
Tra le altre cose ha avanzato la possibilità che l’attuale situazione di tensione tra Stati Uniti e Venezuela possa aver danneggiato in qualche modo le trattative. Si è detta comunque «certa che per Alberto non è stato fatto quello che si poteva fare». Anche l’avvocata Ballerini ha confermato che nelle scorse settimane «sembrava che Alberto potesse tornare a casa», e di sicuro lo «scenario internazionale non ha aiutato».
Sulle negoziazioni c’è molto riserbo, sia perché chi le conduce teme che la diffusione di notizie possa ostacolarle, sia perché ci sono state varie fasi di stallo. Negli ultimi mesi tuttavia alcuni episodi avevano fatto pensare a segnali di apertura da parte del regime venezuelano del presidente Nicolás Maduro, che governa il paese in modo autoritario dal 2013 e usa la prigionia di cittadini stranieri, pretestuosamente accusati di far parte di un complotto per rovesciare il suo regime, per ottenere qualche forma di riconoscimento e legittimità politica da parte di altri paesi (la cosiddetta “diplomazia degli ostaggi”). L’Italia, come gran parte della comunità internazionale, non ha riconosciuto la sua vittoria alle ultime elezioni, dunque il riconoscimento politico o comunque l’avvio di un dialogo istituzionale hanno un peso nelle trattative.
Sabato Ballerini ha detto tuttavia che le trattative «non sono su un solo piano», ma che non è possibile parlarne per non comprometterle. Ha aggiunto che «si erano palesati dei negoziatori che però probabilmente hanno millantato un potere che non avevano». Questo, ha spiegato Ballerini, ha fatto svanire le possibilità di liberare Trentini che sembrava fossero emerse. Ballerini non ha voluto specificare se questi negoziatori siano italiani o venezuelani. Ha detto: «Un mix».
Ballerini ha poi fatto un appello al governo italiano: «Chiediamo di trattare Alberto come se fosse un figlio loro. In un anno succedono molte cose, le persone si ammalano, invecchiano e chi è sottoposto a detenzione subisce dei traumi». Ballerini ha inoltre sollecitato il governo a usare il canale diplomatico che si è aperto con il Venezuela e chiesto all’inviato speciale per i detenuti italiani in Venezuela, Luigi Vignali, presente a Palazzo Marino, di accompagnarla in Venezuela per poter incontrare Trentini. Nei mesi scorsi Ballerini aveva già provato a ottenere un visto per entrare nel paese, ma l’accesso le era stato negato.
L’avvocata ha poi detto che le ultime notizie di Alberto Trentini risalgono a qualche settimana fa. Le hanno fornite informalmente alcune persone colombiane, che erano detenute nello stesso carcere di Trentini, El Rodeo I a Caracas, e hanno fatto sapere che il cooperante italiano è vivo.
Trentini ha 46 anni ed è di Venezia. A ottobre del 2024 era in Venezuela per la ong internazionale Humanity & Inclusion, che aiuta le persone con disabilità. Quando è stato arrestato, stava andando per lavoro da Caracas a Guasdualito, al confine con la Colombia. La madre di Trentini, Armanda Colusso, aveva ricevuto messaggi da lui mentre era ancora all’aeroporto di Caracas il 15 novembre, poi non l’aveva più sentito. La sera del 16 novembre la famiglia aveva saputo che era stato fermato.
Da allora le notizie su di lui sono sempre state piuttosto frammentarie: i genitori gli hanno potuto parlare al telefono soltanto sei mesi dopo che era stato incarcerato, diverse settimane dopo aver ottenuto una prova che loro figlio era ancora vivo. In tutto Trentini e i suoi genitori si sono parlati al telefono tre volte. La famiglia ha ricevuto tre telefonate dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e ha incontrato due volte il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. A settembre il cooperante italiano ha potuto incontrare per la prima e unica volta l’ambasciatore italiano a Caracas, Giovanni Umberto De Vito, che ha definito le condizioni di Trentini tutto sommato «buone».
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