Una cosa di cui si discute spesso, al Post
Le parole e il modo in cui le usiamo sono l’argomento del nuovo numero di COSE Spiegate bene, la rivista trimestrale del Post

Chi legge il Post sa che da queste parti siamo molto attenti alle parole e che pensiamo che per fare bene il nostro lavoro – quello di raccontare la realtà – sia importante scegliere sempre quelle che di volta in volta sono più esatte e comprensibili per descrivere qualcosa. La stessa attenzione l’abbiamo per la lingua e il linguaggio, per la loro fluidità e i loro cambiamenti, e cerchiamo di essere sempre duttili nel modo in cui scriviamo.
A scuola, però, la lingua ci viene spesso insegnata con grande rigidità, approcci e attenzioni che traboccano a volte nel fanatismo. E forse è anche per questo che, una volta diventati adulte e adulti, tendiamo a usarla lingua con le stesse rigidità: non si dice “a me mi”, non è italiano “scendi il cane”, e c’è sempre qualcuno pronto a ricordare che “il piuttosto che non si usa così”.
Nel frattempo però le parole cambiano, entrano ed escono dal nostro vocabolario, si adattano agli usi, alle tecnologie, ai contesti: dai messaggi senza punteggiatura alle espressioni nuove che impariamo dai social, fino alle parole straniere che integriamo all’italiano, a volte in modo un po’ cringe.
È per provare a raccontare questo mondo in evoluzione – e le conseguenze del suo utilizzo – che abbiamo dedicato l’ultimo numero di COSE Spiegate bene al linguaggio e alle parole: a quelle antiche, a quelle nuove, a quelle inventate e a quelle su cui abbiamo sempre qualche dubbio.
– Acquista Sono solo parole
Questo numero, che si intitola Sono solo parole, raccoglie storie, spiegazioni e domande che ci facciamo da molto tempo: si può pensare senza parole? Che fine ha fatto l’esperanto? Perché in inglese grafia e pronuncia si somigliano così poco? Che lingua usano le intelligenze artificiali? E perché certi termini ci mettono a disagio mentre altri li adottiamo senza pensarci?
Come negli altri numeri di COSE Spiegate bene, la maggior parte dei contributi è stata scritta dalla redazione del Post, con articoli inediti e altri rielaborati; ci sono anche interventi esterni, in questo caso di Stefano Bartezzaghi, Marco Cassini, Chiara Galeazzi e Ilaria Padovan. Il progetto grafico è dello studio Tomo Tomo, e le illustrazioni di questo numero sono di Gianluca Cannizzo.
Sono solo parole, di cui potete leggere la prefazione qui, può essere acquistato, oltre che nelle librerie, sul sito del Post (con spese di spedizione a carico del Post) e nelle librerie online di Amazon, Feltrinelli, IBS, Mondadori e Bookdealer.




