I combattenti africani che la Russia manda a morire sul fronte ucraino

Vengono allettati da false promesse di guadagno, senza sapere che saranno usati in prima linea

La faccia del presidente russo Vladimir Putin su un tiro al bersaglio in una postazione ucraina a Pokrovsk, al centro di grossi combattimenti
La faccia del presidente russo Vladimir Putin su un tiro al bersaglio in una postazione ucraina a Pokrovsk, al centro di grossi combattimenti (AP Photo/Evgeniy Maloletka)
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Venerdì il ministro degli Esteri ucraino, Andrii Sybiha, ha detto che almeno 1.436 persone di 36 paesi africani combattono insieme all’esercito russo in Ucraina. Molte di loro sono state reclutate probabilmente con l’inganno. La loro presenza, seppure residuale, dice qualcosa delle tattiche della Russia, che si è appoggiata principalmente ai ben più numerosi soldati mandati dal regime nordcoreano suo alleato.

Sybiha ha detto che i mercenari vengono utilizzati dai comandanti russi come “carne da cannone” e che la maggior parte di quelli catturati dalle forze ucraine, tra i pochi che sopravvivono, sono alla loro prima missione. Specialmente in Donbas la tattica russa è inviare migliaia di uomini allo scoperto contro le postazioni nemiche, con l’obiettivo di sopraffarle con la superiorità numerica. Questo ha portato ad alcune conquiste territoriali negli ultimi mesi ma anche a perdite umane ingenti.

Il governo ucraino sostiene che i mercenari africani vengano allettati dalla Russia con contratti che promettono grandi guadagni economici, senza dire loro però che verranno mandati a combattere in prima linea. Sybiha ha paragonato questi contratti a una condanna a morte, invitandoli a disertare. Ci sono stati casi recenti e inchieste dei media internazionali che hanno raccontato questa dinamica.

Una foto diffusa dal ministero della Difesa russo che mostra lo sparo di un pezzo d'artiglieria, il 6 novembre

Una foto diffusa dal ministero della Difesa russo che mostra lo sparo di un pezzo d’artiglieria, il 6 novembre (Russian Defense Ministry Press Service via AP)

Giovedì il governo sudafricano ha aperto un’indagine su 17 uomini che hanno chiesto aiuto per essere rimpatriati dal Donbas (non è chiaro per quale esercito combattessero, ma la Russia occupa quasi tutta la regione). A settembre l’esercito ucraino aveva diffuso un video di un prigioniero kenyota, l’atleta Evans Kibet, che raccontava di essere stato attirato in Russia con la promessa di opportunità sportive e di essersi trovato in un campo militare prima di venire mandato al fronte senza sufficiente addestramento.

Kibet ha detto di aver firmato documenti in russo, lingua che non capiva, che in realtà erano contratti militari. È una dinamica molto comune. La propaganda russa, specialmente sui social, sponsorizza queste presunte opportunità economiche nelle aree più economicamente depresse dell’Africa o nei paesi in cui è ancora influente attraverso gli Africa Corps, cioè la nuova versione – statalizzata – del gruppo paramilitare Wagner.

Un monumento dedicato ai soldati nordcoreani ad Alabino, vicino Mosca: a lungo il regime aveva negato il suo coinvolgimento

Un monumento dedicato ai soldati nordcoreani ad Alabino, vicino Mosca: a lungo il regime nordcoreano aveva negato il suo coinvolgimento (Savitsky Vadim, Russian Defense Ministry Press Service via AP)

Inchieste di media internazionali, tra cui BBC News, hanno documentato che questo sfruttamento non riguarda solo gli uomini, inquadrati nell’esercito. Per esempio, si stima che più di mille donne da paesi dell’Africa e dell’Asia meridionale siano finite a lavorare nelle fabbriche di armamenti e soprattutto droni della repubblica del Tatarstan, che fa parte della federazione russa.

Al di là del numero comunicato da Sybiha è difficile fare stime su quanti siano i soldati africani, o in generale i foreign fighters di cui si avvale la Russia. Un’indicazione parziale può venire dalle persone straniere che hanno ricevuto la cittadinanza dopo aver servito nell’esercito: uno dei modi con cui le forze armate russe incentivano ad arruolarsi (oltre ai salari). Nel 2024, secondo i dati del ministero dell’Interno russo, sono state 3.334.

In questi mesi, prima dei combattenti africani, si era parlato anche della presenza di un contingente cinese di 155 persone. L’aumento dei soldati stranieri è considerato dagli analisti un segnale della necessità russa di rimpinguare i reparti a causa delle elevate perdite subite.

– Leggi anche: La lenta trasformazione del gruppo Wagner in una cosa diversa