• Italia
  • Venerdì 7 novembre 2025

Gino Cecchettin è d’accordo con la fine del processo a Filippo Turetta

Di fatto quindi non ritiene necessario che gli vengano riconosciute ulteriori aggravanti, un argomento molto molto discusso

(Simona Granati/Getty)
(Simona Granati/Getty)
Caricamento player

Gino Cecchettin ha commentato con una nota le recenti decisioni che hanno portato alla fine del processo contro Filippo Turetta, l’autore del femminicidio di sua figlia, Giulia Cecchettin. Nei giorni scorsi sia la procura generale sia lo stesso Turetta hanno rinunciato alla possibilità di fare ricorso contro l’ergastolo deciso nel processo di primo grado (la procura di Venezia, che se ne era occupata, avrebbe preferito il riconoscimento di alcune aggravanti). Commentando la scelta dei giudici e di Turetta, Gino Cecchettin ha scritto:

Ieri, con la decisione definitiva della magistratura, si è chiuso il percorso giudiziario legato alla morte di mia figlia Giulia. Non esiste una giustizia capace di restituire ciò che è stato tolto, ma esiste la consapevolezza che la verità è stata riconosciuta e che le responsabilità sono state pienamente accertate.

Verrebbe naturale pensare di continuare a pretendere giustizia, di cercare ulteriori riconoscimenti della crudeltà o dello stalking. Ma continuare a combattere quando la guerra è finita è, in fondo, un atto sterile. La consapevolezza che è il momento di fermarsi, invece, è un segno di pace interiore e di maturità, un passo che andrebbe compiuto più spesso.

Cecchettin ha aggiunto: «come padre, ho scelto da tempo di guardare avanti, perché l’unico modo per onorare Giulia è costruire, ogni giorno, qualcosa di buono in suo nome».

Turetta aveva ucciso Giulia Cecchettin l’11 novembre del 2023, ne aveva nascosto il corpo e poi era scappato. Era stato arrestato pochi giorni dopo, e aveva confessato l’omicidio. Nel processo di primo grado è stato condannato per omicidio volontario con la sola aggravante della premeditazione.

Le aggravanti erano state al centro del processo, e dopo la sentenza l’esclusione degli atti persecutori e della crudeltà era stata molto discussa. I giudici della Corte d’assise di Venezia avevano escluso la prima (il reato comunemente detto di stalking) perché nella loro valutazione Cecchettin, prima della sua uccisione, non era in stato di ansia per i comportamenti di Turetta; e la seconda perché non avevano potuto stabilire con certezza e al di là di ogni ragionevole dubbio che Turetta volesse infliggere a Cecchettin sofferenze aggiuntive, oltre a ucciderla.

L’ergastolo a Turetta dovrebbe diventare effettivo il 14 novembre, quando in origine era prevista la prima udienza del processo d’appello: in quell’occasione, invece, verrà formalizzata la rinuncia a proseguire e la sentenza di primo grado diventerà definitiva.

– La puntata di Indagini sul femminicidio di Giulia Cecchettin