È morto Dick Cheney
Fu uno dei vicepresidenti più potenti della storia degli Stati Uniti e definì la “guerra al terrore” durante i due mandati di George W. Bush

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È morto a 84 anni Dick Cheney, tra i più influenti vicepresidenti statunitensi di tutti i tempi. Rimase in carica durante i due mandati di George W. Bush, tra il 2001 e il 2009. Cheney, Repubblicano, è considerato l’artefice della cosiddetta “guerra al terrore”, cioè la strategia alla base degli interventi militari statunitensi iniziati dopo gli attentati dell’11 settembre del 2001 in Afghanistan e in Iraq, di cui fu uno dei principali sostenitori. La notizia è stata data dalla sua famiglia con un comunicato: fra le cause della morte sono indicate le complicazioni di una polmonite e problemi cardiaci e vascolari, di cui soffriva da oltre cinquant’anni.
Cheney terminò il suo secondo mandato da vicepresidente come uno dei politici più impopolari della storia recente statunitense, e non si candidò mai alla presidenza. Fu una figura molto discussa e criticata e da vicepresidente ebbe un ruolo centrale nel definire la politica interna ed estera degli Stati Uniti dopo l’11 settembre, ma anche il ruolo e le responsabilità dell’incarico di vicepresidente.
La sua carriera politica a Washington cominciò nello staff del presidente Repubblicano Gerald Ford, di cui fu prima vice-capo di gabinetto (1974-1975), poi capo di gabinetto (1975-77), un ruolo centrale in tutte le amministrazioni statunitense che di fatto corrisponde al primo collaboratore del presidente. Dopo un decennio da deputato, eletto in Wyoming, fu segretario alla difesa per George H.W. Bush (il padre di George W. Bush), coordinando prima l’invasione statunitense di Panama (1989) e poi la prima guerra del Golfo in Iraq (1991).
Nel 2000 George W. Bush lo scelse come vicepresidente, in modo piuttosto anomalo: Cheney era il responsabile del gruppo che avrebbe dovuto occuparsi di selezionare il vicepresidente, ma alla fine fu scelto lui stesso. Bush e Cheney vinsero una delle elezioni presidenziali più equilibrate, caotiche e contestate di sempre, quella del 2000, il cui esito fu deciso solo dopo oltre un mese di dispute legali.
Cheney ebbe un enorme potere durante la prima amministrazione Bush, sfruttando in parte anche l’inesperienza del presidente. Si mosse in modo autonomo, creò una catena di comando parallela e prese alcune importanti decisioni senza riferire direttamente al presidente.
Suggerì un intervento immediato dopo gli attacchi alle Torri Gemelle, con il bombardamento dell’Afghanistan, e soprattutto fu decisivo nel convincere Bush della necessità di invadere l’Iraq nel 2003 per destituire il presidente Saddam Hussein: la guerra che ne scaturì, finita ufficialmente nel 2011, è considerata catastrofica e uno dei peggiori errori della politica estera statunitense.
– Leggi anche: Il grande falso che diede inizio alla guerra in Iraq
Durante la “guerra al terrore”, Cheney fu uno dei più convinti promotori dell’uso delle cosiddette “tecniche d’interrogatorio potenziato”. Sono i procedimenti con cui, fino al 2009, la CIA ha interrogato le persone sospettate di terrorismo e che consistevano in abusi e torture di vario tipo, tra cui togliere il sonno per periodi prolungati, costringere i prigionieri a restare fermi in posizioni dolorose o il “waterboarding”, una forma di annegamento controllato che consiste nell’immobilizzare un individuo legandolo a un’asse inclinata, con i piedi in alto e la testa in basso, e versargli acqua sulla faccia. Nel 2014 Cheney rivendicò le sue scelte, dicendo che le avrebbe «rifatte in un minuto».
Con Bush fu artefice anche di un progressivo ampliamento dei poteri del presidente, dopo alcuni decenni in cui erano stati limitati dall’azione del Congresso e per gli effetti dello scandalo Watergate. Gli effetti di quelle scelte e delle campagne militari in Afghanistan e Iraq sono proseguite per decenni.
La sua influenza sull’azione di governo diminuì parzialmente nel secondo mandato di Bush, restando comunque molto superiore a quella di un normale vicepresidente. Non ricoprì in seguito altri incarichi pubblici. Dagli anni Settanta aveva problemi cardiaci: ebbe un primo infarto nel 1978, a 37 anni e durante la campagna elettorale per un seggio alla Camera; fu operato varie volte e portava il pacemaker. Disse di aver chiesto ai medici di disattivare le funzionalità wireless del dispositivo, temendo che potessero essere sfruttate per cercare di ucciderlo.
Negli ultimi anni Cheney era diventato molto critico con l’attuale partito Repubblicano, e soprattutto con la leadership di Donald Trump: la figlia Liz Cheney fu una dei pochi deputati e deputate Repubblicani a votare per l’impeachment di Trump dopo l’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021. Lo scorso anno, Cheney disse che alle elezioni presidenziali avrebbe votato per la candidata Democratica Kamala Harris.
La sua vita è stata raccontata nel film Vice – L’uomo nell’ombra, del 2018, diretto da Adam McKay e con Christian Bale che interpreta Cheney.


















