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  • Mercoledì 7 maggio 2025

I 90 secondi che hanno mandato nel panico l’aeroporto statunitense di Newark

Il 28 aprile i controllori di volo hanno perso i contatti con almeno 15 aerei

L'aeroporto Newark Liberty (AP Photo/Joshua A. Bickel)
L'aeroporto Newark Liberty (AP Photo/Joshua A. Bickel)
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Dieci giorni fa, il 28 aprile, per circa 90 secondi i controllori di volo che gestiscono decolli e atterraggi all’aeroporto di Newark, uno dei più trafficati degli Stati Uniti, hanno perso tutti i segnali radar e le comunicazioni con gli aerei in volo. Il blackout non ha causato incidenti, ma nelle sale di controllo si è diffuso il panico, come hanno raccontato i media statunitensi martedì. Alcuni controllori di volo sono rimasti “sotto shock” e sono ancora a riposo forzato per motivi di salute. L’incidente ha peggiorato ulteriormente una situazione già complessa per il numero insufficiente di lavoratori e ha evidenziato problemi legati a tecnologie obsolete.

Newark Liberty è il principale aeroporto del New Jersey e il secondo fra quelli che servono New York (il principale è il John Fitzgerald Kennedy). Fino allo scorso luglio i controllori di volo che gestiscono partenze e arrivi degli aerei avevano sede a New York, poi sono stati spostati a Philadelphia, per questioni organizzative legate alla mancanza di personale.

Alle 13:27 (ora locale) del 28 aprile stavano gestendo fra i 15 e i 20 aerei in arrivo sulla pista di Newark, quando per 87 secondi i segnali radar degli aerei sono scomparsi dai loro computer. Per circa un minuto si sono interrotte anche le comunicazioni con gli aerei. I controllori di volo devono autorizzare atterraggi, coordinare le rotte e dare indicazioni ai piloti in base alla loro posizione: non riuscire a farlo può causare enormi problemi e incidenti. Dopo quegli 87 secondi radar e comunicazioni sono tornate a funzionare, ma alcune fonti hanno raccontato alla CNN che nella sala di controllo c’era «chi piangeva e chi aveva le palpitazioni».

Altre fonti anonime hanno spiegato che il blackout è stato causato da un problema al cablaggio in rame che collega l’aeroporto di Newark con il centro di controllo a Philadelphia, distante circa 130 chilometri. «È come fosse una lunga prolunga», hanno spiegato, sottolineando con preoccupazione come i mezzi utilizzati siano inadeguati e rischiosi.

Il tabellone dei voli da Newark il 5 maggio (AP Photo/Seth Wenig)

Da allora il traffico a Newark non è tornato normale, soprattutto perché alcuni dei controllori di volo sono andati in congedo per malattia dopo l’incidente e hanno così reso ancora più ristretto e inadeguato il personale disponibile. Dal 28 aprile sono stati cancellati 885 voli su Newark, anche se non tutti per questioni legate al traffico aereo; dal 26 aprile la percentuale di voli partiti in orario è scesa al 63 per cento, una percentuale definita «di molto sotto gli standard».

I problemi di Newark relativi al blackout si aggiungono a quelli più generali del sistema di controllo di volo negli Stati Uniti: la FAA, l’Amministrazione federale dell’aviazione, ha detto di avere a disposizione circa 3mila controllori in meno rispetto al necessario, mentre i lavoratori hanno denunciato condizioni di lavoro complesse e stressanti non solo per i sovraccarichi di lavoro, ma anche per una tecnologia non adeguata. Sui computer di alcune sale di controllo si usano ancora i floppy disk.

Anche la sostituzione della forza lavoro non è facile: i controllori di volo vanno in pensione obbligatoriamente a 56 anni, per questioni di prestazioni e di sicurezza, e devono quindi avere meno di 31 anni quando vengono assunti per poter maturare gli anni necessari. Prima di essere operativi inoltre devono sottoporsi a una lunga fase di formazione e addestramento.

Viaggiatori all’aeroporto di Newark Liberty (AP Photo/Seth Wenig)