Il primo elenco ufficiale delle strutture abortive in Italia
È un importante passo avanti per migliorare l’accesso all’aborto, ma sarà davvero utile quando sarà aggiornato e con alcuni dati che ora mancano

Giovedì l’Istituto superiore di sanità (ISS) ha pubblicato il primo elenco ufficiale delle strutture pubbliche o convenzionate (ospedali, ambulatori e consultori) che praticano aborti in Italia. Più precisamente è l’elenco delle strutture in cui è stato fatto almeno un aborto nel 2023, l’anno di cui ci sono i dati più aggiornati. È un importante passo avanti per migliorare l’accesso all’interruzione di gravidanza sancito dalla legge 194/78, dato che offre alle donne che vogliono abortire uno strumento per individuare l’ospedale più vicino che offre questo servizio. Finora le uniche mappe consultabili erano quelle di associazioni come Laiga 194 o Obiezione Respinta, a cui però mancavano alcuni ospedali e dati disponibili solo al ministero della Salute.
Nell’elenco dell’ISS manca ancora il tasso di obiezione di coscienza per singola struttura: un dato fondamentale per valutare concretamente la fruibilità del servizio nei vari ospedali. Serena Donati, responsabile scientifica del Sistema di sorveglianza epidemiologica dell’interruzione di gravidanza dell’ISS, ha detto al quotidiano Domani che questo dato dovrebbe essere inserito a breve, anche se non si sa quando. Se avvenisse sarebbe un’importante novità: in passato la richiesta delle associazione pro scelta di rendere pubblico il tasso di obiezione per singola struttura era stata molto contestata da politici di destra e associazioni antiabortiste, che sostenevano che fosse una violazione della privacy del personale sanitario che lavora in quelle strutture.
Nonostante la legge italiana richieda che ogni ospedale abbia il personale necessario per garantire il servizio di interruzione di gravidanza, nella pratica in alcuni casi i tassi di obiezione sono così alti che questo non avviene: sono decine gli ospedali italiani in cui esiste la cosiddetta “obiezione di struttura”, ossia dove tutto il personale medico è obiettore, e ce ne sono altrettanti dove il tasso di obiezione supera l’80 per cento, rendendo così quasi impossibile abortire in tempi brevi.
L’elenco ha poi il problema che si basa sui dati del 2023, che sono i più recenti resi disponibili all’ISS dal ministero della Salute, ma che potrebbero contenere strutture che nel frattempo hanno smesso di fare aborti, perché ha chiuso il reparto o perché nel frattempo tutto il personale è diventato obiettore. Da anni ormai le relazioni del ministero della Salute sull’attuazione della legge 194 in Italia vengono pubblicate sempre più in ritardo e impediscono quindi di avere un quadro aggiornato. Anche i dati del 2023 sono stati dati all’ISS dal ministero “in anteprima”, dato che l’ultima relazione liberamente consultabile è stata pubblicata a dicembre del 2024 e si riferisce ai dati del 2022.
Infine, l’elenco non include dati disaggregati sui cosiddetti aborti terapeutici, ossia quelli che possono essere eseguiti fino alla 22esima settimana nei casi di gravi malformazioni o rischi per la vita della persona incinta (in Italia è possibile abortire per qualsiasi motivo solo fino alla 12esima settimana). In teoria tutte le strutture ospedaliere dovrebbero essere attrezzate per farli ma nella pratica sono molte meno quelle dove questo servizio è garantito.
Da diversi anni le associazioni pro scelta italiane chiedevano che un elenco simile venisse redatto e in generale che le istituzioni offrissero dati più precisi sulle strutture che offrono questo servizio. Oltre all’alto tasso di obiezione di coscienza di ginecologi e personale sanitario, la scarsità di informazioni su come e dove abortire rappresenta uno dei principali ostacoli all’interruzione di una gravidanza perché rischia di far superare alle donne il limite oltre al quale non è più legale abortire.