Il governo statunitense ha condiviso per sbaglio piani militari segreti con un giornalista
Il direttore dell'Atlantic è stato incluso nella chat operativa per un attacco contro gli Houthi: ha capito che non era uno scherzo quando è avvenuto davvero

L’amministrazione di Donald Trump ha aggiunto per errore un giornalista, il direttore dell’Atlantic Jeffrey Goldberg, a una chat ristretta dove stava pianificando il massiccio attacco del 15 marzo contro decine di postazioni degli Houthi in Yemen, la milizia sciita sostenuta dall’Iran che dal 2014 controlla una parte consistente nel paese. Lo ha raccontato lo stesso Goldberg in un articolo sul sito della rivista che dirige. La cosa è problematica da più punti di vista, innanzitutto quello della sicurezza nazionale.
Il più ovvio è che piani militari segreti siano stati condivisi con un giornalista, e che alcuni dei più importanti membri del governo – tra cui il consigliere per la Sicurezza nazionale Michael Waltz e il vicepresidente JD Vance – non si sono accorti della sua presenza sul gruppo. Inoltre è stato usato il servizio di messaggistica Signal, che seppure crittografato non è autorizzato dal governo per le comunicazioni in cui vengono condivise informazioni classificate (come nel caso dell’organizzazione di un’operazione militare).
Goldberg ha raccontato di essere stato aggiunto sulla chat di Signal da un utente identificato come Michael Waltz l’11 marzo, alcuni giorni prima dell’attacco. Goldberg aveva incontrato Waltz in passato, ma all’inizio dubitava che l’utente fosse il vero Waltz per via delle relazioni conflittuali tra l’amministrazione di Trump e i giornalisti – in particolare gli sembrava strano che volesse parlare con lui, che dirige una delle riviste più critiche verso il presidente.
Due giorni dopo Goldberg è stato aggiunto a una chat di gruppo chiamata “Houthi PC small group”. PC è una sigla per sta per Principals Committee, un organo che in breve è una versione ristretta del Consiglio di sicurezza nazionale. Ne fanno parte i più alti funzionari del governo con incarichi legati alla sicurezza nazionale, come i segretari (equivalenti dei ministri) di Stato e della Difesa e il direttore della CIA, la principale agenzia di intelligence statunitense per l’estero.
Goldberg aveva pensato di essere finito in una campagna di disinformazione oppure in uno scherzo: gli sembrava tutto troppo inverosimile per essere vero. In seguito un portavoce del Consiglio di sicurezza ha però confermato al giornalista che il gruppo era autentico.
Nella chat c’erano in tutto 18 persone: oltre a JD Vance e Waltz, c’erano utenti le cui iniziali (MAR e TG) combaciavano con quelle del segretario di Stato, Marco Antonio Rubio, e della direttrice dell’intelligence, Tulsi Gabbard, e uno con l’identità di Pete Hegseth, il segretario alla Difesa. Goldberg ha detto che c’era anche Steve Witkoff, inviato speciale per il Medio Oriente e principale negoziatore statunitense per la fine della guerra in Ucraina, che quando era stato aggiunto alla chat si trovava in visita a Mosca: aveva appena incontrato il presidente russo Vladimir Putin, e dopo poche ore sarebbe tornato negli Stati Uniti.
Nei giorni successivi, nella chat, si è discusso dell’attacco: inizialmente JD Vance aveva espresso alcuni dubbi, tra le altre cose lamentandosi con toni denigratori che le navi mercantili europee beneficiassero dell’intervento e della protezione degli Stati Uniti, che sopperivano secondo lui alle marine dei paesi europei: «Odio salvare l’Europa». Poi Vance si era fatto convincere, tra gli altri da un account ricondotto da Goldberg a Stephen Miller per le iniziali SM, cioè a uno dei più influenti consiglieri di Trump.

L’ex presidente Barack Obama intervistato da Jeffrey Goldberg nell’aprile del 2022 (Chris Sweda/Chicago Tribune/TNS via ZUMA Press Wire)
Goldberg, che ha pubblicato alcuni screenshot delle conversazioni, ha detto che nel gruppo sono state discusse le modalità dell’attacco, i suoi tempi e le armi da utilizzare, ma di aver dubitato fino all’ultimo che si trattasse di piani autentici – e per questo di essersi consultato con i suoi colleghi senza lasciare la chat. Ha iniziato a credere seriamente che il gruppo fosse autentico quando sabato, all’ora stabilita per l’attacco, ha verificato che questo era effettivamente in corso (in quel momento, peraltro, nella chat stavano venendo condivisi messaggi celebrativi della «vittoria» ed emoji varie, tra cui quella della preghiera).
A quel punto, Goldberg ha abbandonato la chat e contattato il governo. Come detto, il Consiglio di sicurezza nazionale e poi la Casa Bianca hanno confermato l’autenticità dei messaggi, aggiungendo che avrebbe controllato per capire come sia stato possibile che Goldberg sia stato incluso. C’è poi la questione della piattaforma. Signal viene utilizzato dai funzionari, ma per comunicazioni non confidenziali, per esempio per fissare una riunione: non per svolgerne una e coordinare un attacco aereo e via nave, come quello contro gli Houthi.
Goldberg ha scritto che ciò potrebbe essere una violazione dell’Espionage Act, la legge federale che vieta e punisce eventuali reati di spionaggio. Il governo ha propri sistemi protetti e strutture specifiche per discutere informazioni confidenziali (come quelle legate a un attacco militare): tra queste non rientra ovviamente Signal e di solito viene proibito di partecipare alle riunioni portandosi dietro lo smartphone personale. Infine alcuni dei messaggi della chat erano programmati per cancellarsi dopo 4 o 7 giorni: la legge prescrive però che i messaggi dei funzionari debbano essere conservati.
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