L’Ungheria ha vietato il Pride per legge
Il parlamento ha proibito le manifestazioni per i diritti della comunità LGBTQ+ e ha dato più poteri alla polizia per identificare i partecipanti

Martedì 18 marzo il parlamento ungherese ha approvato una legge che proibisce l’organizzazione del Pride, l’insieme di eventi e delle manifestazioni che si tengono ogni anno per la tutela dei diritti della comunità LGBTQ+. Nello specifico il parlamento ha votato in larga maggioranza (136 voti a favore e 27 contrari) un emendamento alla legge sul diritto di assemblea, vietando quelle che violano la legge sulla «protezione dei minori», fra cui quelle che «rappresentano o promuovono» l’omosessualità ai minori di 18 anni.
L’emendamento era stato presentato lunedì 17 marzo dal partito nazionalista e conservatore del primo ministro ungherese Viktor Orbán, ed è stata discussa e approvata dopo solo un giorno grazie a una procedura accelerata. Da oggi, chi organizza o partecipa a un Pride in Ungheria rischia di ricevere una multa fino a 200mila fiorini ungheresi (circa 500 euro). La polizia potrà usare dei software di riconoscimento facciale per identificare una per una le persone che parteciperanno a eventuali futuri Pride, che in Ungheria solitamente si tenevano tra giugno e luglio, come in Italia e in altri paesi europei.
La contestata legge sulla «protezione dei bambini» era stata approvata nel 2021 dal parlamento ungherese, e vieta di affrontare temi legati all’omosessualità in contesti pubblici frequentati da minori. Secondo il governo ungherese e di molti esponenti delle destre le manifestazioni del Pride avrebbero più a che fare con la presunta propaganda di valori sessuali promiscui, anziché con il tentativo della comunità LGBTQ+ di reagire alla negazione della sua identità e dei suoi diritti e di affermare la propria esistenza fuori da segretezza e invisibilità, portato avanti da decenni anche con manifestazioni teatrali e provocatorie. Gli organizzatori dei Pride ungheresi hanno accusato il governo di Orbán di prendere di mira la comunità LGBTQ+ per avere più potere per reprimere tutti i suoi oppositori.
Orbán governa l’Ungheria in modo semiautoritario dal 2010 e sta progressivamente smantellando i diritti civili nel paese. Il partito del primo ministro si presenta come un difensore dei valori cristiani e della famiglia tradizionale, in particolare contro la cosiddetta «l’ideologia del gender», un’espressione dispregiativa usata negli ambienti più conservatori per riferirsi all’insieme di studi e politiche che riguardano la comunità LGBTQ+, spesso travisandoli e attribuendo loro degli obiettivi di trasformazione sociale con effetti negativi.
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