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  • Giovedì 6 marzo 2025

L’inaspettata rimonta dei Liberali canadesi

Il partito di Justin Trudeau sembrava spacciato: poi lui si è dimesso e sono arrivati i dazi e le minacce di Donald Trump

I quattro candidati alla leadership dei Liberali: Karina Gould, Frank Baylis, Chrystia Freeland e Mark Carney, il 25 febbraio prima di un dibattito televisivo
I quattro candidati alla leadership dei Liberali: Karina Gould, Frank Baylis, Chrystia Freeland e Mark Carney, il 25 febbraio prima di un dibattito televisivo (Christinne Muschi/The Canadian Press via AP)
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Fino allo scorso dicembre il Partito Liberale del primo ministro canadese Justin Trudeau era molto impopolare, tanto che i sondaggi lo davano più di venti punti sotto al suo principale avversario politico, il Partito Conservatore. Entro il prossimo ottobre in Canada si dovranno tenere le elezioni: i Liberali si stavano preparando a un disastro, ma le cose stanno cambiando. Negli ultimi mesi hanno recuperato più di dieci punti percentuali, mentre i Conservatori sono calati. Il divario tra i due partiti ha smesso di essere incolmabile, a causa di due eventi che hanno scosso parecchio la politica canadese: le dimissioni di Trudeau, a inizio gennaio, e poi l’insediamento di Donald Trump come presidente degli Stati Uniti.

Trump ha imposto dazi del 25 per cento sulle merci canadesi, e ha dichiarato varie volte di voler annettere il Canada facendolo diventare il 51esimo stato statunitense (una proposta assurda e irrealizzabile). Ha anche usato toni denigratori verso Trudeau, chiamandolo «governatore» (e non “primo ministro”) per fare intendere che lo considera già una sorta di suo sottoposto. Questo ha portato molti canadesi a solidarizzare con Trudeau e ha avuto un effetto negativo per il leader dei Conservatori, Pierre Poilievre, che ha uno stile comunicativo e idee politiche di destra simili a quelle di Trump.

In uno degli ultimi sondaggi, fatto dall’istituto Ipsos e diffuso lo scorso 25 febbraio, i Liberali hanno addirittura superato i Conservatori: non succedeva dal 2021. Poilievre se n’è accorto e nelle ultime settimane ha cercato di distanziarsi da Trump. Per ora però non ci sta riuscendo granché, anche a causa di alcune scelte comunicative: lo slogan dei Conservatori è «Canada first» (cioè “Prima il Canada”), che sembra una copia dell’«America first» di Trump. Per i Liberali è stato facile attaccarlo con una serie di spot in cui accusano Poilievre di «parlare come Trump», e quindi di non essere credibile come difensore del paese.

Il montaggio accosta alcune dichiarazioni di Trump ad altre, molto simili, di Poilievre.

Poilievre è in parlamento dal 2004 ed è leader dei Conservatori dal 2022. È stato il politico che più di tutti strumentalizzò le proteste dei camionisti contro l’obbligo vaccinale, che nel 2022 bloccarono per giorni la capitale Ottawa. Tra le cose che lo accomunano a Trump: usa toni populisti, prende in giro gli avversari affibbiando loro dei nomignoli, accusa i media di diffondere notizie false e propone di togliere i finanziamenti a quelli pubblici. Le dichiarazioni di Trump sull’annessione del Canada hanno messo in difficoltà Poilievre, che gli ha risposto come Trudeau: «Non saremo mai il 51esimo stato». Dopo l’imposizione dei dazi, martedì, ha detto: «Trump ha pugnalato alla schiena il migliore amico dell’America. Il Canada reagirà».

Pochi giorni fa Trump potrebbe avergli fatto un favore quando ha detto che non lo considera «un tipo MAGA» (dall’acronimo di Make America Great Again), cioè un suo alleato politico.

Una conferenza stampa di Pierre Poilievre, con giusto due bandiere canadesi, a Ottawa il 2 marzo

Una conferenza stampa di Pierre Poilievre, con giusto due bandiere canadesi, a Ottawa il 2 marzo (Spencer Colby/The Canadian Press via ZUMA Press)

Un’altra delle ragioni del calo dei consensi dei Conservatori, e per converso della rimonta dei Liberali, riguarda Trudeau. Negli ultimi anni Poilievre ha basato la sua tattica politica sul demonizzare il primo ministro, in carica dal 2015. Trudeau però quest’anno non si ricandiderà, e quindi gli attacchi sono diventati meno efficaci. Nessuno dei candidati alle primarie dei Liberali è attualmente un ministro del governo uscente, e quindi sarebbe difficile attribuire a lui o lei problemi e mancati risultati degli ultimi mesi. Il risultato delle primarie verrà annunciato domenica 9 marzo: il nuovo o la nuova leader diventeranno automaticamente primo ministro al posto di Trudeau, almeno fino alle elezioni.

I candidati sono quattro: l’ex governatore della Banca centrale canadese e di quella britannica, Mark Carney, che è il favorito; l’ex ministra delle Finanze, Chrystia Freeland, che si era dimessa in polemica con Trudeau; l’ex capogruppo alla Camera Karina Gould e l’ex parlamentare Frank Baylis. In modo un po’ inevitabile le primarie sono diventate un dibattito su chi dei quattro sarebbe il migliore per trattare con Trump. Secondo un sondaggio del giornale canadese Globe and Mail, la maggioranza degli intervistati (40 per cento) ritiene che Carney sarebbe più adatto di Poilievre (26 per cento) in questo ruolo.

Un cartello annuncia che non sono più in vendita alcolici prodotti negli Stati Uniti, in un negozio di Toronto, il 4 marzo

Un cartello annuncia che non sono più in vendita alcolici prodotti negli Stati Uniti, in un negozio di Toronto, il 4 marzo (Laura Proctor/The Canadian Press via AP)

La data delle elezioni non è ancora stata decisa, ma ci sono due ipotesi ritenute più probabili. La prima è che il prossimo primo ministro (quindi il nuovo leader dei Liberali) decida di convocare subito elezioni anticipate, che si terrebbero il 21 aprile. L’altra è che il governo venga sfiduciato, come hanno annunciato di voler fare i tre principali partiti di opposizione. In questo caso si voterebbe a inizio maggio.

Il ritorno di Trump e il suo comportamento hanno alimentato un momento di orgoglio nazionale per il Canada. Recentemente Doug Ford, il governatore dell’Ontario (la più popolosa delle tredici regioni canadesi), ha indossato in pubblico un cappellino con scritto «Il Canada non è in vendita» (Canada is not for sale), che poi è andato a ruba: l’azienda che lo produce ne ha venduti 45mila. Durante diversi eventi sportivi in Canada i tifosi hanno fischiato l’inno degli Stati Uniti, che tradizionalmente viene eseguito prima delle partite in cui giocano squadre canadesi contro squadre statunitensi: sia nel campionato di basket NBA che in quello di hockey su ghiaccio NHL.

Ci sono state anche campagne che invitano a comprare prodotti canadesi, a scapito di quelli di aziende statunitensi. Martedì Wab Kinew, il governatore della provincia di Manitoba, ha firmato un’ordinanza che vieta la vendita al dettaglio di alcolici prodotti negli Stati Uniti. Lo ha comunicato con un video sui social che imita e prende in giro quelli di Trump, in cui lo si vede firmare quello che definisce «un ordine esecutivo» (come quelli di Trump).

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