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  • Mercoledì 22 gennaio 2025

Cosa comporta l’uscita degli Stati Uniti dall’OMS

La decisione di Trump sarà effettiva nel 2026 e avrà effetti potenzialmente enormi sulle capacità dell'agenzia di rispondere a emergenze sanitarie

Donald Trump in visita a un laboratorio medico nel 2020 (AP Photo/Evan Vucci)
Donald Trump in visita a un laboratorio medico nel 2020 (AP Photo/Evan Vucci)
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In uno dei molti ordini esecutivi firmati nel primo giorno del suo secondo mandato da presidente degli Stati Uniti, Donald Trump ha avviato le pratiche per il ritiro del paese dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, o WHO nel suo acronimo inglese), l’agenzia dell’ONU che si occupa di salute. Era una decisione piuttosto attesa, perché Trump ne aveva parlato spesso in campagna elettorale, e dagli effetti concreti potenzialmente enormi: gli Stati Uniti sono fra i principali finanziatori dell’agenzia, e un ridimensionamento dei fondi che forniscono potrebbe rendere più complesso rispondere a emergenze sanitarie e a possibili future pandemie in tutto il mondo.

L’OMS è stata fondata nel 1948, ne fanno parte tutti i paesi membri dell’ONU con la sola eccezione del Liechtenstein. Studia e segnala lo sviluppo di epidemie, promuove le iniziative di vaccinazioni (come quelle che hanno permesso di eradicare il vaiolo e di eliminare quasi del tutto la poliomielite) e campagne di sensibilizzazione.

Trump ha motivato la sua decisione sostenendo che la quota con cui gli Stati Uniti contribuiscono al funzionamento dell’OMS sia troppo alta. Il governo statunitense copre circa il 20 per cento del budget annuale dell’organizzazione, con circa 110 milioni di dollari l’anno di contributi obbligatori e 1,1 miliardi di donazioni volontarie solo fra il 2022 e il 2023.

Fra le ragioni del ritiro Trump ha citato anche «la cattiva gestione della pandemia da Covid-19» e «la mancata adozione di riforme necessarie nel funzionamento dell’organizzazione», senza fornire ulteriori dettagli. Trump era stato molto critico con l’OMS durante la pandemia, quando ne aveva contestato spesso le decisioni basandosi perlopiù su teorie antiscientifiche e complottiste. Ai tempi aveva anche accusato l’organizzazione di essere troppo soggetta all’influenza della Cina, con qualche base in più.

Più in generale negli ultimi anni l’OMS ha ricevuto varie critiche di inefficacia per come ha gestito alcune emergenze sanitarie, e secondo i suoi critici è un’organizzazione troppo antiquata, sovra-finanziata e politicizzata per funzionare bene nel mondo attuale: è una critica che ormai da anni viene rivolta un po’ a tutte le organizzazioni internazionali create nel secondo dopoguerra per garantire la cooperazione internazionale, soprattutto da destra.

Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’OMS (EPA/SALVATORE DI NOLFI)

Già nel 2020 Trump aveva avviato la pratica per ritirare gli Stati Uniti dall’OMS: il processo per farlo però dura un anno e il suo mandato da presidente scadeva sei mesi dopo. Il successore Joe Biden aveva cancellato quella decisione. Ora Trump avrà il tempo per portarla avanti, ma al momento non è chiaro se servirà un’approvazione del Congresso per confermarla. I Repubblicani controllano sia la Camera che il Senato, il partito è attualmente compatto nel sostegno al presidente ma le maggioranze non sono molto ampie, soprattutto per una decisione così importante e controversa.

Se la decisione verrà confermata l’uscita degli Stati Uniti dall’OMS diventerà effettiva nel gennaio del 2026, causando all’organizzazione enormi problemi su vari piani.

A livello economico i fondi statunitensi sono garantiti per il 2025. Poi dovranno essere trovati altrove: verosimilmente con maggiori contributi dagli altri paesi, soprattutto i più grandi e influenti. Difficilmente l’Unione Europea potrà farsi carico di spese supplementari e leadership, soprattutto considerando la crisi politica e i problemi economici di Germania e Francia, nonché le divisioni fra i singoli paesi (alcuni esponenti della destra europea hanno posizioni simili a quelle di Trump, anche sull’OMS).

Aiuti dell’OMS in Libano nel 2024 (AP Photo/Hussein Malla)

È possibile che l’organizzazione debba rivedere e ridurre alcune delle sue attività, con effetti anche su quelle centrali di sorveglianza e segnalazione delle epidemie, raccolta di dati sanitari degli stati membri e definizione di standard internazionali di pratiche sanitarie. Potrebbero essere particolarmente colpiti anche programmi specifici in cui erano rilevanti i finanziamenti volontari degli Stati Uniti, come il fondo che rispondeva a emergenze sanitarie nel mondo (in caso di guerre e disastri naturali), o i programmi di salute e nutrizione, o di prevenzione di malattie con campagne di vaccinazione.

Il ritiro degli Stati Uniti rischia inoltre di rendere l’OMS più dipendente dai fondi della Cina e quindi di aumentarne l’influenza, già considerata ingente non solo dal governo statunitense o dalla destra occidentale.

A livello medico-scientifico verrà anche interrotta la gran parte della collaborazione dell’OMS con importanti agenzie statunitensi come il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) e la Food and Drug Administration (FDA): da una parte questo renderà gli Stati Uniti più isolati (ma anche autonomi) sulle questioni sanitarie, dall’altra limiterà le possibilità della stessa OMS, che beneficiava della collaborazione di agenzie rispettate e dotate di personale di alto livello.

L’Organizzazione poi appalta parte del suo lavoro e dei suoi compiti a “centri esterni”: 72 di questi hanno sede negli Stati Uniti (più che in ogni altro paese). Forniscono analisi, ricerche, indicazioni e supporto operativo e i loro contratti sono rinnovati ogni quattro anni con l’approvazione dell’OMS e del governo degli Stati Uniti. In futuro potrebbero essere costretti a interrompere questa collaborazione.