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  • Lunedì 20 gennaio 2025

Le foto della Striscia di Gaza in macerie

Con il cessate il fuoco molte persone hanno iniziato a tornare verso le proprie case, di cui i bombardamenti hanno lasciato ben poco

Jabalia, 19 gennaio 
(REUTERS/Mahmoud Al-Basos)
Jabalia, 19 gennaio (REUTERS/Mahmoud Al-Basos)
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Domenica è entrato in vigore il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza: i soldati israeliani si sono ritirati dai centri abitati e hanno interrotto i bombardamenti. Questo ha permesso a molti abitanti della Striscia di tornare alle proprie case, o a quello che ne rimane. In più di un anno di invasione l’esercito israeliano ha distrutto o reso inabitabili gran parte degli edifici della Striscia: secondo i dati del ministero della Salute, controllato da Hamas, nel territorio sono state uccise oltre 46mila persone.

Le foto e i video realizzati nella Striscia in questi giorni mostrano lunghe file di persone in cammino fra grandi cumuli di macerie. Molte persone comunque non possono ancora tornare a casa: le condizioni dell’accordo prevedono che fino al settimo giorno dall’inizio del cessate il fuoco la parte sud del territorio sia separata da quella a nord, che da ottobre è stata messa sotto assedio e isolata dall’esercito israeliano per cercare di eliminare la presenza di Hamas. Qui si trovano la città di Gaza e il campo profughi di Jabalia, il più grosso della Striscia. In questa zona le operazioni militari hanno ucciso migliaia di civili e causato distruzioni ancora maggiori: se in tutta la Striscia si stima che sia stato distrutto il 60 per cento degli edifici, al nord la percentuale è del 70 per cento. Anche se non è possibile passare dal sud al nord, all’interno della zona nord è comunque possibile spostarsi.

L’ospedale Al Najjar di Rafah, 19 gennaio (AP Photo/Jehad Alshrafi)

In questi mesi la popolazione sfollata ha trovato rifugio per lo più in accampamenti di fortuna dalle condizioni assai precarie, fra cui quello grandissimo di Al Mawasi, sulla costa a sud del territorio, o in scuole riadattate per ospitare i profughi. Anche queste strutture, così come gli ospedali, sono state bombardate e oggetto di operazioni militari da parte di Israele, che ha accusato Hamas di sfruttare le strutture civili come copertura (cosa che il gruppo palestinese nega).

Palestinesi pregano davanti alle macerie del loro quartiere nel nord della Striscia di Gaza, 19 gennaio

Palestinesi pregano davanti alle macerie del loro quartiere nel nord della Striscia di Gaza, 19 gennaio (REUTERS/Dawoud Abu Alkas)

Negli ultimi giorni molte persone palestinesi hanno detto ai giornali internazionali di voler tornare nella propria casa, nonostante sia stata distrutta. In molti casi vogliono incontrare nuovamente i parenti che si sono rifugiati in altre parti della Striscia, o visitare e pregare sulle tombe dei propri cari uccisi. Moltissimi corpi poi si trovano ancora sotto le macerie senza una vera sepoltura.

Nord della Striscia di Gaza, 19 gennaio (REUTERS/Khalil Ramzi)

Ci sono anche molti dubbi sull’effettiva solidità del cessate il fuoco. È possibile che dopo la prima fase del cessate il fuoco, che durerà sei settimane, non si riesca a trovare un accordo sulle fasi successive, in cui è previsto il grosso degli sforzi di ricostruzione. Il governo israeliano ha detto ripetutamente di avere intenzione di riprendere l’invasione in caso di fallimento delle trattative, e di avere l’autorizzazione degli Stati Uniti per farlo. In tal caso è possibile che chi è tornato nelle propria casa debba lasciarla nuovamente, e chi l’ha perduta non riesca a ricostruirla.

Nord della Striscia di Gaza, 19 gennaio (REUTERS/Dawoud Abu Alkas)

Le trattative sono durate mesi, e anche dopo il primo annuncio di un accordo, mercoledì scorso, l’effettiva entrata in vigore del cessate il fuoco è stata ritardata ripetutamente. L’ultimo rinvio è stato domenica mattina, per tre ore: secondo la protezione civile di Gaza in quel periodo, in cui l’esercito israeliano ha continuato a condurre operazioni, sono state uccise 19 persone.

Rafah, 19 gennaio

Rafah, 19 gennaio (AP Photo/Jehad Alshrafi)

La ricostruzione sarà in ogni caso un’impresa molto complessa: i bombardamenti hanno prodotto milioni di tonnellate di macerie, per la cui pulizia serviranno centinaia di bulldozer e mezzi pesanti. Sarà difficile trovare spazio per accumularle, dato che la Striscia ha una densità abitativa altissima, ma sono anche un grosso problema per la salute: fra le macerie si trovano migliaia di cadaveri, e anche moltissimo amianto. Gli investimenti per la ricostruzione saranno molto complicati da gestire, soprattutto se la Striscia continuerà a essere governata da Hamas. Negli ultimi giorni sono stati anche visti degli agenti delle forze di polizia di Hamas in uniforme girare armati e aiutare le persone a tornare a casa, dopo che per mesi erano rimasti nascosti.

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