Il campionato di pallavolo che mancava agli Stati Uniti
Hanno una delle più forti nazionali femminili al mondo, ma nessuna lega professionistica all'altezza: ora ci prova l'ambiziosa LOVB Pro

La scorsa settimana negli Stati Uniti si sono giocate le prime partite della League One Volleyball Pro, o LOVB Pro (si legge love), un nuovo campionato professionistico femminile nato con grosse ambizioni e finanziamenti. L’obiettivo, dicono gli organizzatori stessi, è quello di diventare «l’NBA della pallavolo», un riferimento alla principale lega cestistica statunitense, considerata la più prestigiosa al mondo nel basket, oltre a essere quella nettamente più ricca.
Per il momento ci giocano sei squadre con molte delle migliori pallavoliste statunitensi, mentre già da qualche anno la lega esisteva a livello giovanile: oggi ha circa 1.400 squadre e quasi quindicimila atlete sparse per il paese. Le sei partecipanti sono Atlanta, Austin, Houston, Madison, Omaha e Salt Lake City; le due texane, Austin e Houston, sono allenate da due stimati ed esperti allenatori italiani, Marco Bonitta e Massimo Barbolini, entrambi ex commissari tecnici (cioè allenatori) della Nazionale italiana.
Le squadre si affronteranno in una stagione regolare nella quale giocheranno sedici partite a testa; alla fine, le prime due si qualificheranno direttamente alle finali, mentre le altre quattro giocheranno un turno preliminare (anche l’ultima, quindi, potrà giocarsi fino alla fine la vittoria del campionato). Le finali si terranno tra il 10 e il 13 aprile a Louisville, in Kentucky, e in mezzo ci sarà un “torneo di metà stagione”, il LOVB Classic, che si giocherà tra il 14 e il 16 febbraio a Kansas City, in Missouri (sì, ce ne sono due, solo una sta in Kansas).
La LOVB Pro sta provando a riempire uno spazio. Negli Stati Uniti infatti la pallavolo, soprattutto femminile, ha un eccezionale successo di partecipanti e di pubblico a livello di college: solo l’atletica leggera ha più tesserate, e un paio di anni fa una partita universitaria fu giocata in uno stadio davanti a 92mila persone. Il problema è che poi non c’è un campionato professionistico all’altezza di quelli universitari. Negli anni ne sono stati organizzati diversi, quasi sempre però in modo sporadico e non continuativo, e molto spesso le pallavoliste statunitensi sono state costrette a spostarsi in Europa o in Asia per trovare un contesto più competitivo. È un paradosso, perché la Nazionale statunitense è una delle più forti al mondo: ha vinto l’oro olimpico nel 2021 a Tokyo e l’argento nel 2024 a Parigi (dove ha perso in finale contro l’Italia).
La LOVB Pro invece, soprattutto in vista delle Olimpiadi del 2028 che si terranno negli Stati Uniti (a Los Angeles), vuole fare in modo che le giocatrici statunitensi non debbano emigrare per giocare ad alti livelli: pare ci stia già riuscendo, visto che 8 delle 13 pallavoliste che hanno partecipato alle ultime Olimpiadi hanno accettato di giocare nella nuova lega. Tra le straniere inoltre ci sono alcune ottime giocatrici italiane: Marta Bechis e Beatrice Negretti ad Atlanta; Alessia Gennari a Austin; Sara Loda e Raphaela Folie a Houston.
A tutte le sue atlete la LOVB Pro offre, oltre alla possibilità di giocare in un campionato che, nei piani di chi l’ha creato, sarà sempre più competitivo (e dovrebbe allargare il numero di squadre partecipanti), anche nuove opportunità di guadagno. Se gli stipendi saranno mediamente più bassi di quelli dei principali club europei, infatti, per ciascuna giocatrice dovrebbero aprirsi occasioni di firmare contratti pubblicitari con vari brand. La nuova lega è infatti anche una grande operazione commerciale: ci sono grossi finanziatori che hanno raccolto oltre 100 milioni di euro per creare il campionato; gli sponsor tecnici sono Adidas e Spanx; il broadcaster ufficiale è ESPN. L’obiettivo è che gli introiti generati dal campionato professionistico finanzino tutto il movimento, quindi anche le squadre giovanili affiliate alla lega.
Se per il momento la raccolta fondi e l’interesse generato sono stati un successo (tra i sostenitori ci sono grosse figure sportive come i cestisti Kevin Durant, Jayson Tatum e Candace Parker, la sciatrice Lindsey Vonn, l’ex tennista Billie Jean King), è difficile capire se e quando la LOVB Pro riuscirà a competere con i migliori campionati come quello italiano o turco, o con le principali competizioni europee. Sicuramente l’impostazione del torneo è più americana, quindi molto improntata allo spettacolo e un po’ meno alla competizione meritocratica: le squadre sono state in parte formate a tavolino dagli organizzatori della lega perché fossero equilibrate e, come detto, tutte e sei parteciperanno ai playoff.
Inoltre, ci saranno alcuni esperimenti e modifiche al regolamento.
Invece che le tradizionali sei, ogni squadra potrà fare otto sostituzioni per set (e questo offrirà nuove possibilità di avere per più tempo tre attaccanti in prima linea), mentre il libero, che di solito rimane tale per tutta la partita, potrà cambiare ruolo alla fine di ogni set. Durante il torneo di metà stagione LOVB Classic sarà sperimentato il super point, un punto speciale che un allenatore può preventivamente chiedere che venga fatto valere doppio: una volta richiesto, se la sua squadra si aggiudicherà lo scambio seguente, farà quindi due punti, altrimenti i due punti andranno all’avversaria (è una cosa già sperimentata in alcune competizioni statunitensi, e che sembra un po’ un’idea da Kings League).