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  • Domenica 12 gennaio 2025

Cosa sta succedendo ai circoli del PD

A Bologna e a Roma hanno accumulato debiti di milioni di euro, e adesso alcuni spazi rischiano di chiudere

L'insegna del circolo Bolognina di Bologna, 2017 (BENVENUTI/ANSA)
L'insegna del circolo Bolognina di Bologna, 2017 (BENVENUTI/ANSA)
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A Bologna e Roma diversi spazi usati dai circoli del Partito Democratico (PD) rischiano di chiudere a causa di debiti accumulati dai circoli stessi, e che ammontano a diversi milioni di euro. I circoli sono i gruppi locali di persone iscritte al partito che partecipano in vario modo all’attività politica, e la notizia è notevole soprattutto per Bologna, che è una delle città in Italia con la tradizione politica di sinistra più forte.

Giovedì il tesoriere del PD, Michele Fina, ha precisato in un’intervista all’agenzia di stampa AGI che «i circoli non chiuderanno», ma chiuderanno le sedi che non servono o che non funzionano. Fina ha detto inoltre che il PD ha «tutte le risorse per sottoscrivere un piano di rientro», cioè di risanamento del debito a rate, e che sia per Bologna che per Roma si sta studiando una soluzione per riacquistare alcune sedi.

Il tema della chiusura dei circoli di partito non è nuovo. In un articolo pubblicato a marzo del 2023, il sito di fact-checking Pagella Politica scriveva che dal 2016 al 2022 sono stati chiusi più di mille circoli del PD. Le cause sono diverse, c’entrano le difficoltà economiche delle sezioni locali, un calo della partecipazione e il costo degli affitti.

Secondo l’articolo 17 dello statuto del PD, i circoli sono «unità organizzative di base attraverso cui gli iscritti partecipano alla vita del partito». Sono quindi degli organismi che servono al partito per sviluppare un legame con i territori e al contempo consentire la partecipazione attiva degli iscritti e di semplici elettori attraverso, per esempio, l’adesione a campagne di mobilitazione o la segnalazione di temi di interesse politico. I circoli ricevono contributi degli eletti nelle amministrazioni locali e dei tesserati, così come i proventi che derivano da iniziative di autofinanziamento, come le feste di partito e le raccolte fondi.

Sul sito del PD non ci sono dati aggiornati sui circoli in Italia. Esistono mappe delle singole federazioni provinciali, da cui è possibile capire quanti sono i circoli in una certa provincia. Dal PD fanno sapere che i circoli sono circa 6.200.

A Bologna i circoli sono 32, solo in città, e ce ne sono altri 66 in provincia. Alle elezioni regionali di novembre, quando ha vinto il candidato del centrosinistra Michele de Pascale, a Bologna il PD ha ottenuto il 42 per cento dei voti.

Il circolo Passepartout del PD a Bologna nel 2021 (Foto dalla pagina Facebook del Circolo PD Passepartout)

I proprietari delle sedi dei circoli sono fondazioni e privati, ai quali ogni circolo paga l’affitto. Al momento i circoli di Bologna hanno un debito di circa 4 milioni di euro con Fondazione Duemila, nata nel 2006 e proprietaria del patrimonio immobiliare dei Democratici di Sinistra (DS) da quando, nel 2007, i DS si fusero con i centristi della Margherita e formarono il PD.

Per Fina il debito è da attribuire anche al «rapporto familiare» tra il PD e Fondazione Duemila. «È lo stesso meccanismo di chi affitta un appartamento a un figlio o, appunto, a un nipote. C’è un canone, ma spesso i tempi del pagamento si allungano, il prezzo è calmierato e nessuna delle due parti se ne preoccupa», ha detto all’AGI. La segretaria provinciale del PD di Bologna, Federica Mazzoni, dice che molti militanti non compresero che l’esistenza della Fondazione Duemila avrebbe cambiato le cose per quanto riguarda il vecchio patrimonio immobiliare dei DS: hanno continuato a considerarle sedi del PD anche se formalmente non lo sono. In più, secondo Mazzoni, hanno contribuito alla formazione del debito il generale calo della militanza e la pandemia di Covid, che ha interrotto a lungo le iniziative di autofinanziamento. Gli iscritti al PD di Bologna oggi sono tra i 7.000 e gli 8.000, fa sapere Mazzoni (dieci anni fa erano circa 15mila, il doppio).

Mazzoni dice che sono comunque problemi noti da tempo, ma che finalmente si sta provando a risolvere attraverso una collaborazione tra il PD nazionale e la federazione provinciale. Giovedì sera c’è stato un incontro nella sede del PD di Bologna, in via Andreini, per parlare della situazione. Hanno partecipato Fina, Mazzoni, il sindaco di Bologna Matteo Lepore, altri esponenti del PD e i rappresentanti di Fondazione Duemila.

Durante la serata è stato raggiunto e firmato un accordo, che dovrà essere ratificato il 20 gennaio e poi discusso con i circoli bolognesi. Prevede la «liberazione di una parte degli immobili attualmente in uso», si legge nel comunicato. Più nel concreto, si ipotizza di liberare il 20 per cento delle superfici a disposizione del PD bolognese. È solo un’ipotesi iniziale, però, che andrà discussa nuovamente nelle prossime settimane sulla base di un piano di riorganizzazione degli spazi che la federazione provinciale del PD sottoporrà ai circoli, e di una valutazione della sostenibilità economica dell’affitto di ogni spazio.

Fina si è già detto ottimista sulla base della situazione economica complessiva del PD, che nel 2024 ha raccolto 10 milioni e 300mila euro con il 2×1000, la quota dell’imposta sui redditi delle persone fisiche (IRPEF) che dal 2014 i cittadini possono destinare ai partiti. Una parte di questa cifra viene trasferita dal PD nazionale alle realtà locali: nel 2024, ha detto Fina all’AGI, mezzo milione di euro è stato mandato ai circoli locali, che a febbraio riceveranno nel complesso altri due milioni e 100mila euro. Per quanto riguarda le sedi in uso dai circoli, Fina ha anche detto che in alcuni casi sarà valutato l’acquisto da parte del PD.

La prospettiva però non rincuora del tutto gli iscritti bolognesi. Gerardo Solimine, segretario del circolo Giusti Ferrarini nel quartiere Borgo Panigale-Reno, ha detto che è uno «scandalo» pensare di chiudere il suo circolo storico. Non è l’unica sede storica che potrebbe rientrare nel piano di riorganizzazione: nei giorni scorsi il Corriere di Bologna aveva citato anche la Casetta Rossa di via Bastia e il Passepartout di via Galliera tra le sedi che potrebbero essere restituite a Fondazione Duemila. Fina ha però chiarito che verrà fatta una verifica circolo per circolo e saranno dismessi solo quelli poco utilizzati o economicamente insostenibili.

Elettori ed elettrici al circolo del PD Casetta Rossa di Bologna per le primarie del partito, 30 aprile 2017 (ANSA/GIORGIO BENVENUTI)

Mazzoni si dice convinta del fatto che la riorganizzazione degli spazi servirà a rilanciare il partito sul territorio. «La struttura organizzativa attuale non è più al passo con i tempi. Ci potranno essere soluzioni nuove, per esempio ci potranno essere più circoli in una stessa sede, o potranno condividerla con altre realtà». Mazzoni dice che ha avviato un dialogo con tutti i circoli bolognesi e che la priorità è tornare a concentrarsi sull’attività politica.

A Roma i circoli che avevano affittato delle sedi alla Fondazione Futuro Storico, ora in liquidazione, hanno accumulato un debito di circa 1,4 milioni di euro. Anche qui, come a Bologna, i problemi economici sono noti da tempo e sono in parte riconducibili a debiti pregressi della Fondazione, dunque dei DS. Qualche anno fa la segreteria provinciale aveva già provato a trovare una soluzione, proponendo di acquistare alcune sedi come PD ma non era stato trovato un accordo. Adesso ventuno sedi di circoli, di cui cinque in provincia di Roma, sono state messe in vendita dal curatore fallimentare di Fondazione Futuro Storico. Tra queste anche quella a Ponte Milvio, un’altra storica sede del PCI legata a Enrico Berlinguer. RomaToday scrive che è stata messa in vendita anche quella del circolo di San Lorenzo, in via Marsi, storica sede del Partito Comunista italiano inaugurata da Palmiro Togliatti nel 1962. La sede di San Lorenzo venne chiusa nel maggio del 2022 per morosità: il circolo non riusciva a pagare l’affitto di oltre 700 euro al mese. Sempre nel 2022 venne venduto all’asta anche il circolo storico del PD alla Balduina, a Roma Nord.

Fina dice che c’è stata un’offerta per riacquistare la sede di San Lorenzo e che anche a Bologna si sta facendo un ragionamento simile per alcune sedi.

L’insegna del PD per il circolo in via dei Marsi nel quartiere di San Lorenzo a Roma, 14 dicembre 2013 (ANSA/MASSIMO PERCOSSI)

I circoli del PD romani e bolognesi sono quelli con più difficoltà finanziarie, ma non sono un caso isolato. A Firenze, per esempio, nel 2021 chiuse la sede della società di mutuo soccorso Andrea del Sarto che ospitava anche un circolo del PD, dopo avere accumulato un debito da un milione di euro con il comune, che dal 2016 aveva chiesto un affitto mensile di quasi 16mila euro. Più di recente, a Napoli i militanti dello storico circolo nel quartiere di Fuorigrotta hanno detto che anche la loro sede rischiava di chiudere a causa di debiti e di un’insufficiente liquidità per pagare l’affitto di 402 euro al mese del locale.

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