La famiglia più potente di Singapore sta litigando per una casa
La morte dello storico leader Lee Kuan Yew, nel 2015, ha avviato una disputa che dice molto del sistema politico semi-autoritario del paese

Al civico 38 di Oxley Road, in uno dei quartieri più cari di Singapore, si trova la casa in cui abitò per decenni Lee Kuan Yew, lo storico primo ministro del paese, morto nel 2015. È qui che fu fondato il Partito di azione popolare, al potere nel paese da quasi 70 anni: è al centro della politica nazionale fin dalla fondazione della Repubblica dopo l’indipendenza dalla Malaysia, nel 1965, e ne fa parte anche l’attuale primo ministro Lawrence Wong.
In questi decenni Singapore è diventata uno dei più importanti centri finanziari e uno dei porti più trafficati al mondo: dopo la morte di Lee Kuan Yew, la sua casa è diventata oggetto di una feroce disputa familiare e politica, che ha portato l’ultimo dei suoi tre figli, Lee Hsien Yang, a chiedere asilo politico e trasferirsi nel Regno Unito. Lo ha fatto perché temeva ritorsioni da parte di suo fratello Lee Hsien Loong, primogenito di Lee e influente primo ministro dal 2004 al 2024.
È una storia molto seguita a Singapore e anche fuori, perché riflette secondo molti una lunga storia di rivalità personali e abusi di potere alla base della gestione politica semi-autoritaria del paese da parte dei Lee.

Da sinistra, Lee Suet Fern e Lee Hsien Yang che si tengono per mano, Lee Hsien Loong e Lee Wei Ling, al funerale di Lee Kuan Yew a Singapore, il 29 marzo 2015 (AP Photo/Joseph Nair)
La casa dei Lee è una lussuosa villa a due piani, costruita per un commerciante olandese in epoca coloniale. Dopo la morte di sua moglie, Lee continuò ad abitarci con la loro secondogenita, Wei Ling, una rispettata neurologa ed ex direttrice dell’istituto nazionale di neuroscienze. Alla morte del padre, lei e i suoi due fratelli – Loong e Yang (Hsien è il loro nome in comune, indica la generazione) – si riunirono per la lettura del testamento. Era presente anche la moglie di Yang, l’avvocata Lee Suet Fern, che si era occupata di riunire anche altri testimoni per la lettura.
Loong, all’epoca primo ministro, definì ambigua la formulazione del testamento: la casa veniva ereditata da lui, ma sua sorella Ling poteva continuare ad abitarci. Una volta che lei se ne fosse andata, la volontà di Lee secondo Yang e Ling era che la casa venisse demolita per evitare di farne un museo, o comunque una struttura aperta al pubblico. Loong contestò però l’interpretazione della seconda parte del testamento, quella relativa alla demolizione.
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La vicenda sembrò risolversi dopo qualche mese, quando Yang – all’epoca presidente di SingTel, la compagnia telefonica di stato – acquistò la casa da Loong a un prezzo non reso pubblico. Subito dopo, tuttavia, il governo formò una commissione per valutare un possibile utilizzo pubblico della casa, perché Loong dubitava che la clausola sulla demolizione presente nel testamento fosse autentica. Questo, ha detto Yang al New York Times, coincise con la fine dei buoni rapporti tra lui e lo stato.
La commissione concluse che la casa aveva un significato storico, che era nell’interesse pubblico conservarla, e che Lee Kuan Yew sarebbe stato favorevole. Diversi sondaggi condotti sulla popolazione indicarono che la maggior parte avrebbe però preferito la demolizione.

Un posto di guardia vuoto fuori dalla residenza dell’ex primo ministro Lee Kuan Yew, a Singapore, il 14 giugno 2017 (REUTERS/Edgar Su)
Nel 2017 Yang e sua sorella Ling scrissero in un comunicato congiunto che non si fidavano più di loro fratello, sostenendo che Loong e sua moglie avessero ambizioni dinastiche per loro figlio e che stessero sfruttando «l’eredità di Lee Kuan Yew per i propri scopi politici». Loong rispose in parlamento negando sia di aver dato istruzioni alla commissione, sia di aver preparato suo figlio in vista di un incarico di governo.
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Nel 2017 il figlio di Yang fu accusato di oltraggio alla corte per aver criticato i tribunali di Singapore su Facebook. Nello stesso anno un tribunale disciplinare sospese per 15 mesi dall’esercizio della professione la moglie di Yang, accusata di cattiva condotta professionale. I giudici scrissero nella sentenza che lei aveva fornito «una descrizione forzata e in definitiva falsa del suo ruolo» nel testamento.
Dopo le accuse contro sua moglie, Yang considerò l’idea di candidarsi alla presidenza e si unì a un nuovo partito di opposizione, il Partito del Progresso di Singapore. Ma nel 2022 lui e sua moglie lasciarono il paese per trasferirsi nel Regno Unito, dopo l’apertura di un’indagine della polizia in cui erano accusati di aver mentito sotto giuramento. Il 9 ottobre scorso Ling è morta a 69 anni, per una rara malattia neurodegenerativa: Yang ha organizzato il funerale a distanza, dall’Inghilterra.
Di recente, scrive il New York Times, un giornalista ha suonato al campanello della casa: ha risposto una governante, dicendo che non c’era nessuno.