Non è facile passare da YouTube alla televisione
Il nuovo reality show di MrBeast, lo youtuber più seguito al mondo, è piuttosto copiato da Squid Game, ma soprattutto è fatto male

Nelle ultime settimane su Amazon Prime Video sono uscite le prime puntate di Beast Games, un reality show in dieci episodi in cui mille concorrenti si contendono un premio da cinque milioni di dollari, uno dei più grandi montepremi della storia. La serie è stata pensata e condotta da Jimmy Donaldson, 26enne statunitense meglio noto come MrBeast, il più popolare youtuber al mondo. Donaldson è diventato famoso grazie ai suoi video spettacolari e costosi, e guadagna già centinaia di milioni di dollari all’anno grazie al suo brand, che oltre a YouTube include anche una catena di hamburgherie e una linea di barrette al cioccolato.
Finora, però, non era stato preso molto sul serio dal mondo dello spettacolo tradizionale: Beast Games gli serviva quindi per assumere maggiore credibilità in questo senso, dimostrando di essere capace di ideare e gestire con successo un formato più impegnativo rispetto a dei video su YouTube, per quanto ad alto budget. I risultati non sono incoraggianti: attorno alla serie erano girate voci molto negative prima che venisse messa in onda perché alcuni partecipanti e persone coinvolte nella produzione di Beast Games avevano raccontato di vari problemi durante le riprese. Ora molti critici che stanno seguendo il reality show dicono di non essere per nulla convinti: in particolare, ritengono che la serie sia stata montata in modo da somigliare più a un video su YouTube che a un reality show tradizionale, con risultati scadenti.
Da un punto di vista pratico, in Beast Games mille persone vestite con tute blu numerate competono tra loro in una serie di sfide fisiche, psicologiche e di cultura generale. Per esempio, una delle sfide prevede che i partecipanti riescano a contare fino a 10 minuti nel modo più preciso possibile; in un altro caso è stato chiesto loro di arrampicarsi su una torre in meno di dieci minuti; in un altro ancora dovevano cercare di convincere i compagni di squadra ad accettare di essere eliminati al posto loro. Lo show è ambientato in vari spazi: prima un enorme magazzino, poi una finta cittadina soprannominata Beast City, poi un’isola privata a Panama (Beast Island), e infine l’Allegiant Stadium di Las Vegas. Produrre la serie è costato più di 100 milioni di dollari.
Eppure, ha scritto la giornalista Rebecca Jennings su Vox, «lo show è caratterizzato da una scrittura insensata, una grafica orrenda e frequenti pubblicità a MoneyLion, una società di prestiti che finge di essere un’azienda finanziaria interessante. Ogni momento dello show è progettato per catturare e mantenere la vostra attenzione, e ci riesce, ma solo al costo di farvi odiare voi stessi un po’ di più ogni secondo che passa (…). Beast Games esiste per farvi odiare lo show e le altre persone, e per convincervi a continuare a guardarlo nonostante questo. E, da questo punto di vista, è un successo straordinario».
Sul Guardian, il critico Stuart Heritage è stato un po’ più possibilista: «Se MrBeast vi piaceva già, e se vi piace il modo in cui ostenta regolarmente la ricchezza sul suo canale YouTube, allora è una roba per voi. Beast Games è praticamente un video YouTube sotto steroidi», ha scritto. «Se non sapete chi è MrBeast, però, guardare Beast Games potrebbe portarvi a chiedervi perché qualcuno abbia permesso la creazione di uno show televisivo centrato attorno a un uomo urlante e dall’aspetto viscido che sembra cupamente determinato a imitare Squid Game».
Una delle critiche più comuni è che Beast Games assomigli effettivamente un po’ troppo alla serie tv sudcoreana uscita su Netflix nel 2021, guardata da milioni di persone in tutto il mondo soprattutto durante i lockdown. MrBeast in passato aveva già ricreato molte delle sfide più iconiche di Squid Game in un video per il suo canale YouTube: la serie per Prime Video lo fa in un modo un po’ meno sfacciato, probabilmente anche per evitare accuse di plagio, ma si rifà chiaramente allo stesso immaginario.
Il problema, hanno scritto vari critici, è che Squid Game era pensato per essere una satira distopica che denunciava le disuguaglianze economiche in Corea del Sud e la tendenza dei più ricchi a trovare aspetti di intrattenimento nella sofferenza dei più poveri. Beast Games ne ha replicato vari aspetti, a partire dal presupposto stesso del reality show, ovvero mettere a stretto contatto centinaia di persone che vogliono più o meno disperatamente vincere una grossa somma di denaro, fatta peraltro penzolare spesso e volentieri di fronte ai loro occhi, e chiedere loro di sottoporsi a sfide ridicole e sfiancanti per ottenerla.
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Il reality show, però, non ha nessun intento di denuncia o di critica sociale. I momenti in cui viene lasciato un po’ di spazio ai partecipanti affinché spieghino il motivo per cui vogliono quei soldi sono pochi e sbrigativi, ed è difficile immedesimarsi in uno specifico personaggio o anche solo tifare per lui per più di qualche secondo. I personaggi che vengono introdotti sono peraltro piuttosto macchiettistici: una delle partecipanti, per esempio, è una donna afroamericana che racconta di essere cresciuta senza fissa dimora e di voler usare quei soldi per aiutare altri giovani senzatetto. Subito dopo di lei viene presentato un giovane bianco che spiega candidamente di voler usare gli stessi soldi per investirli subito e vivere di rendita per il resto della sua vita.
«Anche le scene che potrebbero essere accompagnate da una maggiore tensione psicologica finiscono per non avere alcun peso: vengono velocemente oltrepassate in modo da mostrare la scena successiva, e poi quella dopo, e così via. Sembra tutto inventato in cinque minuti e non c’è nulla di memorabile, se non il furto dell’iconografia e della crudeltà di Squid Game», ha scritto Chase Hutchinson su IGN.
Proprio per la velocità con cui si passa da un’inquadratura all’altra, senza lasciare tempo allo spettatore per comprendere bene cosa stia succedendo o avere una reazione emotiva autentica, la serie assomiglia insomma più a un lungo video su YouTube che a un prodotto televisivo di qualità. «I primi due episodi sono completamente avulsi dal tipo di tensione che si trova invece nei migliori reality, basata sulla decisione di far conoscere bene i concorrenti [allo spettatore]», scrive Hutchinson. In Beast Games invece ci sono salti «da un’inquadratura all’altra e da una scena all’altra con l’energia di un adolescente che si è appena scolato la sua prima Red Bull».
«Donaldson può aver trovato un approccio alla creazione di contenuti che generi sistematicamente visualizzazioni da record su YouTube, ma la sua formula non si traduce in intrattenimento televisivo», conclude Hutchinson. «Non è abbastanza divertente per portare avanti uno show come questo; sembra sempre che stia cercando di vendervi qualcosa invece che farvi divertire».
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