Che cosa è successo ad Amsterdam, daccapo
Alcuni giornali hanno ricostruito quanto accaduto prima e dopo Ajax-Maccabi Tel Aviv, dando un contesto più ampio rispetto a quello raccontato subito dopo le violenze
Nelle ultime ore diversi giornali internazionali hanno cercato di ricostruire quanto accaduto la scorsa settimana ad Amsterdam, nei Paesi Bassi, in occasione della partita di Europa League tra l’Ajax, la squadra locale, e il Maccabi Tel Aviv, israeliana. La ricostruzione, che fornisce un contesto più ampio rispetto a quello che è stato raccontato nelle ore subito successive alle violenze, è stata fatta sulla base della verifica di una serie di video che sono circolati in rete, delle testimonianze di molte persone presenti o coinvolte e delle dichiarazioni ufficiali di alcuni esponenti politici e della polizia di Amsterdam, che la settimana prossima dovrebbe comunque presentare un resoconto più dettagliato su quanto accaduto.
Quel che si sa e su cui tutti concordano è che le tensioni sono iniziate praticamente nel momento in cui i sostenitori della squadra israeliana sono arrivati ad Amsterdam. Si sa anche che nelle ore successive gruppi di persone, alcune delle quali urlavano slogan di sostegno alla Palestina, hanno inseguito o attaccato singoli o gruppi di tifosi israeliani in più occasioni e in luoghi diversi della città, prima e dopo la partita.
Sembrerebbe che queste azioni fossero state coordinate attraverso alcune chat, ma il procuratore capo della città, René de Beukelaer, ha detto venerdì che sono in corso delle indagini per capire se gli aggressori dei tifosi israeliani fossero effettivamente collegati in modo formale tra loro e se ci fosse una «connessione organizzata» tra i vari atti di violenza.
Per ora circolano sui giornali alcuni screenshot di queste chat di coordinamento. Il New York Times ha detto di non essere stato in grado di verificarle in modo indipendente, ma della loro esistenza ha parlato anche la sindaca di Amsterdam. Nel frattempo il governo israeliano ha definito gli attacchi come antisemiti e il primo ministro Benjamin Netanyahu ha inviato due aerei per recuperare i connazionali e facilitarne il rientro in Israele.
Quel che si sa è anche che queste violenze sono state precedute da altre violenze compiute dai tifosi israeliani del Maccabi, i cui ultras sono politicamente vicini al movimento sionista, sono di estrema destra e sono stati coinvolti anche nel recente passato in vari episodi di violenze e aggressioni. Si sa infine che quanto è accaduto ad Amsterdam ha poco a che fare con uno scontro di strada tra gruppi di tifosi di squadre rivali.
Amsterdam è una delle capitali europee con la più alta percentuale di persone di religione musulmana, circa il 15 per cento della popolazione. È anche una città in cui sono molto attivi i movimenti e le associazioni che sostengono la Palestina e che nell’ultimo anno, dopo gli attacchi del 7 ottobre compiuti da Hamas e l’inizio dell’invasione militare di Israele nella Striscia di Gaza, hanno organizzato circa 2.700 manifestazioni. La maggior parte di queste è stata pacifica, alcune meno.
In queste ore sono iniziati anche scontri a livello politico nel governo nederlandese, soprattutto in merito alla gestione di quei giorni.
Prevedendo le violenze, un importante membro musulmano del consiglio comunale di Amsterdam, Sheher Khan, ha raccontato di aver cercato di fare pressione sulla sindaca Femke Halsema per vietare ai tifosi ospiti di partecipare alla partita. La sindaca aveva però respinto la sua richiesta spiegando, in una conferenza stampa a seguito degli attacchi, che le era stato detto più volte dal Coordinatore nazionale nederlandese per la sicurezza e l’antiterrorismo che non c’era una minaccia concreta per i tifosi israeliani.
Il giorno della partita, la sindaca aveva spostato una manifestazione a favore della causa palestinese, organizzata per protestare contro l’arrivo dei tifosi israeliani, in una zona meno centrale della città e aveva schierato 800 agenti di polizia nelle strade all’ora della partita.
Le tensioni erano però iniziate prima, già mercoledì. C’è un video pubblicato sui social media, e che è circolato molto, che mostra un uomo che si arrampica su una casa per strappare una bandiera della Palestina esposta a una finestra, mentre si possono sentire i sostenitori del Maccabi esultare e pronunciare una serie di insulti contro i palestinesi.
Un’altra bandiera palestinese, sempre mercoledì, era stata bruciata in una piazza della città, come confermato dalla polizia. Sui social erano circolati diversi video dei tifosi del Maccabi che cantavano slogan contro le persone arabe e le persone palestinesi.
Il sito di news Storyful, del gruppo editoriale News Corp che a sua volta possiede il Wall Street Journal, ha verificato questi video confermandone l’autenticità: si vedono folle di tifosi del Maccabi mentre scendono da una scala mobile della metropolitana e cantano slogan violenti e razzisti come «Non ci sono più scuole a Gaza perché i bambini sono tutti morti» o «Israele distruggerà gli arabi». Ci sono diversi video simili girati anche in altri punti della città.
Sempre mercoledì un tassista di lingua araba, sembra di origine marocchina, era stato aggredito all’interno della sua auto, fatto anche questo confermato dal capo della polizia di Amsterdam, Peter Holla. A sua volta il New York Times ha verificato il video che mostra un uomo che colpisce l’auto del tassista con un oggetto lungo non meglio identificato.
Nassreddin Taibi, uno studente di 22 anni di Amsterdam, ha detto al New York Times di essere sconvolto dal fatto che le autorità non abbiano risposto alle azioni dei tifosi israeliani: «Molto prima della partita di giovedì ho ricevuto messaggi tramite il mio account Twitter che gli ultras del Maccabi si stavano comportando male nel centro di Amsterdam, cantando e strappando una bandiera palestinese. Nessuno ha detto nulla al riguardo. Io e altri abbiamo passato due giorni a cercare di contattare i politici locali, per far sapere loro la cosa».
Anche gli attacchi contro i tifosi israeliani erano iniziati prima della partita. La polizia ha detto per esempio che era stato lanciato un appello online ai tassisti, dopo l’aggressione di uno di loro, affinché si mobilitassero e raggiungessero l’Holland Casino, dove si trovavano circa 400 sostenitori del Maccabi che si erano radunati lì. Alcune aggressioni sarebbero dunque cominciate già quella sera in quella parte della città.
Brian Schuurman, un tifoso dell’Ajax, ha poi testimoniato che giovedì quando era arrivato allo stadio aveva visto i tifosi di entrambe le squadre, ma anche persone che non erano tifosi di calcio, alcune delle quali indossavano degli abiti neri e avevano i volti coperti. Ha anche detto che questi gruppi avevano aggredito un uomo che stava andando alla partita con il figlio e che indossava una sciarpa commemorativa con i nomi di entrambe le squadre.
La polizia ha confermato la presenza di questi piccoli gruppi vicino allo stadio che erano alla ricerca di tifosi israeliani, ma ha anche detto che gli agenti erano riusciti a evitare scontri.
Durante la partita, all’interno dello stadio, non ci sono stati scontri fisici. I tifosi del Maccabi hanno fischiato il minuto di silenzio per le vittime dell’alluvione di Valencia, a causa del sostegno spagnolo alla Palestina. Diversi tifosi israeliani intervistati hanno poi sostenuto di non aver sentito l’invito al silenzio.
Le violenze si sono concentrate dopo la fine partita, intorno alle 23, ma l’esatta sequenza degli eventi rimane poco chiara. Mentre i tifosi israeliani tornavano dallo stadio ai loro hotel, la polizia e altri funzionari locali hanno detto che molti di loro sono stati attaccati da aggressori a volto coperto che guidavano biciclette elettriche o altri veicoli che hanno consentito rapide fughe attraverso le numerose stradine secondarie e i vicoli del centro città.
Almeno 12 video verificati dal New York Times mostrano gruppi di uomini che interrogano, inseguono o picchiano persone che erano state apparentemente prese di mira come tifosi del Maccabi. In uno di questi video si vede un uomo che ne trascina un altro per terra, mentre un terzo lo insulta.
Altri video verificati, diversi testimoni e funzionari locali, così come gli screenshot di quelle che si suppone siano chat di gruppo, suggeriscono che gli aggressori abbiano preso di mira specificamente sia gli israeliani sia le persone ebree: in questi screenshot si parla di «caccia agli ebrei». Alcune delle vittime hanno riferito di essere state fermate per strada e di essere state interrogate sulla loro provenienza o sulla loro religione. Alcune persone hanno raccontato che è stato loro chiesto di mostrare i passaporti o altre ancora hanno detto di essere riuscite a sfuggire all’aggressione dicendo di non essere ebree.
Ci sono video che mostrano anche le aggressioni da parte di uomini che indossavano i colori dei tifosi del Maccabi, che raccolgono tubi in metallo e assi di legno da un cantiere, che inseguono e che picchiano un uomo.
Alcuni testimoni hanno raccontato come i tifosi israeliani abbiano lanciato dei sassi contro una casa che esponeva una bandiera palestinese, e ci sono video verificati dal New York Times che mostrano come, dopo essere arrivati a casa con gli aerei mandati dal loro governo, alcuni tifosi israeliani e coloro che li hanno accolti all’aeroporto abbiano ripetuto i cori violenti e razzisti contro gli arabi e gli abitanti di Gaza già cantati ad Amsterdam.
Venerdì mattina la polizia ha detto che cinque persone erano state portate in ospedale, che decine di altre erano ferite, e che 63 erano state arrestate. Tutti gli arresti sembrano comunque essere stati fatti prima della partita e non nel caotico momento successivo.