Nel decreto per l’alluvione in Emilia-Romagna ci sono meno soldi del previsto

Giorgia Meloni aveva anticipato che sarebbero stati stanziati 2,2 miliardi di euro, ma nel testo ne risultano circa 1,6

Il presidente dell'Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, e la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni (ANSA/YOUTUBE)
Il presidente dell'Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, e la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni (ANSA/YOUTUBE)
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Il primo giugno è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto-legge per aiutare le zone dell’Emilia-Romagna colpite dalle alluvioni del mese scorso. Era un passaggio molto atteso perché dopo l’annuncio del governo, lo scorso 23 maggio, erano passati molti giorni senza che il testo venisse pubblicato, lasciando le amministrazioni delle città alluvionate senza dettagli sulle misure e senza risposte da dare ai cittadini. Adesso che il testo è stato pubblicato è emerso un nuovo problema, segnalato dal sito di fact-checking Pagella Politica: rispetto a quanto aveva anticipato il governo, con il decreto-legge sono stati stanziati circa 600 milioni di euro in meno.

In più occasioni la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, aveva detto che la cifra complessiva stanziata dal decreto sarebbe stata di circa 2 miliardi e 200 milioni di euro. Pagella Politica però scrive che i fondi indicati negli 11 articoli su 23 che prevedono una spesa per lo Stato ammontano complessivamente a 1 miliardo e 600 milioni.

Il decreto-legge prevede tra le altre cose la cassa integrazione in deroga – cioè un’integrazione o una compensazione dello stipendio finanziata dallo Stato – per tutti i lavoratori dipendenti che a causa dell’emergenza non possono più lavorare, fino a 90 giorni, e un contributo una tantum per i lavoratori autonomi per un massimo di 3mila euro. Per società e imprese sono stati sospesi, per il 2023, i versamenti alle Camere di commercio, gli adempimenti contabili e societari e il pagamento di rate di mutui o finanziamenti. Inoltre è previsto anche il differimento del pagamento delle rate in scadenza nel 2023 dei mutui concessi da Cassa Depositi e Prestiti ai comuni e alle province interessate.

Tutte le misure del decreto-legge sono state finanziate con tagli alla spesa, riducendo per esempio il Fondo di integrazione salariale (FIS) e il Fondo sociale per occupazione e formazione, che serve a incentivare l’occupazione e sostenere i lavoratori precari. Nell’articolo 22 del decreto viene spiegato anche che una parte dei soldi è stata recuperata tagliando il “bonus sociale” per il riscaldamento e lo sconto fiscale che il governo aveva fatto sui profitti delle aziende energetiche: entrambe le misure erano state introdotte lo scorso marzo. Secondo le cronache uscite in questi giorni sui giornali, è stato probabilmente proprio il complicato reperimento delle risorse a tardare la pubblicazione del testo in Gazzetta Ufficiale.

La misura che ha assorbito la maggior parte dei fondi, cioè 620 milioni di euro, è la cassa integrazione in deroga. Per il contributo ai lavoratori autonomi invece sono stati stanziati 250 milioni di euro.