Trovare alternative alla monogamia sta diventando più facile

Le risorse per chi vuole approcciarsi alla non-monogamia etica sono varie e le app di dating si stanno adeguando, anche in Italia

di Viola Stefanello

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Qualche settimana fa Tinder, una delle app di incontri più utilizzate al mondo, ha aggiunto delle nuove funzioni per indicare all’interno del proprio profilo il tipo di relazione che si sta cercando. Tra le opzioni, insieme a “relazione monogama”, ci sono anche “relazione aperta”, “relazione poliamorosa”, e “non-monogamia etica” (NME), termine ombrello che racchiude gran parte delle relazioni romantiche e/o sessuali non monogame, contemplando esplicitamente la formazione di rapporti romantici o sessuali con più di un partner.

L’azienda ha detto che la decisione è stata motivata dalla necessità di andare incontro alle richieste di un numero crescente di persone: secondo uno studio condotto su un campione di quattromila utenti di Tinder compresi tra i 18 e i 24 anni negli Stati Uniti, in Australia e nel Regno Unito, il 52 per cento degli intervistati è sicuro di preferire una relazione monogama, ma il 41 per cento è aperto a relazioni non-monogame. Il fatto stesso che un’applicazione utilizzata da centinaia di migliaia di persone abbia cominciato a offrire loro l’opzione di identificarsi come eticamente non-monogame sta alimentando ulteriore interesse, curiosità e qualche critica nei confronti di questi approcci alternativi alle relazioni romantiche e sessuali.

– Leggi anche: Breve guida alla “non-monogamia etica”

Tinder è la più grossa dating app generalista – cioè non pensata appositamente per mettere in contatto persone che hanno orientamenti sessuali o preferenze specifiche – ad aver riconosciuto apertamente che non tutti i propri utenti possono star cercando una relazione monogama, ma non è la prima. OKCupid, una delle più storiche piattaforme di appuntamenti, offre dal 2016 alle persone non soltanto la possibilità di identificarsi come monogame o non-monogame, ma anche di restringere le proprie opzioni di ricerca in modo da cercare soltanto altre persone non-monogame, che siano single o impegnate in un’altra relazione. E Hinge, dating app che è arrivata in Italia l’anno scorso ma è già usatissima negli Stati Uniti e nel Regno Unito, ha introdotto a propria volta nel 2022 una sezione intitolata “Tipi di relazione”, permettendo agli utenti di identificarsi come monogami o eticamente non-monogami sul proprio profilo.

Oltre che sulle app di appuntamenti, imbattersi nel concetto di non-monogamia etica è diventato più facile anche in altri contesti. Spesso, chi vuole questo genere di relazione si accorge individualmente di essere a disagio all’interno di relazioni monogame e si interroga al riguardo – magari tradendo i partner per anni perché ignaro del fatto che esista la possibilità di avere una relazione romantica che non richieda la monogamia – fino a quando non si imbatte in qualcuno, o qualcosa, che sblocchi questa consapevolezza.

«Io mi sono a lungo approcciata all’idea della non-monogamia in maniera non etica, perché non ero felice all’interno di un rapporto stereotipicamente chiuso, quindi ho avuto molti problemi nel rapportarmi con vari partner», racconta la trentenne Emma (nome di fantasia), che è cresciuta a Roma e oggi vive a Milano con il compagno, con cui ha una relazione poliamorosa, ovvero che prevede la possibilità di avere contemporaneamente varie relazioni romantiche e intime con piena consapevolezza e consenso da parte di tutti i partner coinvolti.

«Non ho mai avuto nessuno nella vita quotidiana che mi spiegasse che esisteva qualcosa di diverso da ciò che conoscevo: ho scoperto che esistevano comunità di persone che vivevano situazioni simili alla mia soltanto online, su Tumblr e Reddit, e ho capito solo così che in altre parti del mondo qualcun altro era simile a me», dice. «Vivendo a Londra e conoscendo persone più grandi che vivono quello stile di vita come parte della propria quotidianità, poi, ho scoperto che esisteva un’intera sottocultura, che c’erano libri che potevo leggere, persone con cui interagire e da cui imparare».

Storicamente per imbattersi in persone interessate a vivere tipi di relazioni non tradizionali bisognava andare in città dalla fama “alternativa”, come San Francisco e Berlino, ma negli ultimi anni su Internet si sono moltiplicate comunità e risorse facilmente accessibili a chiunque sospetti che la monogamia non faccia per sé.

Ci sono (soprattutto in inglese) podcast seguitissimi, come Polyamory weekly, Loving without boundaries o Multiamory, che entrano in enorme dettaglio non solo sulle varie definizioni, ma anche sulla realtà di vivere queste relazioni, offrendo esperienze personali oltre che interventi di esperti di vario tipo. Ci sono pagine Instagram che, occupandosi di educazione sessuoaffettiva in modo molto completo e variegato, parlano spesso e volentieri di alternative alla monogamia, nonché profili TikTok di persone non-monogame che raccontano la propria quotidianità e rispondono alle domande di migliaia di commentatori anche in modo piuttosto divertente. E ci sono tantissimi gruppi Facebook, blog, forum, discussioni su Reddit dove chiunque può esprimere i propri dubbi, chiedere consigli di lettura per educarsi sul tema, e in generale confrontarsi con persone che stanno intraprendendo lo stesso percorso di comprensione della NME.

Frida Affer è un’esperta di sessualità e relazioni, responsabile di @wovo.education, progetto di educazione sessuoaffettiva molto attivo e seguito su Instagram. La NME è una delle questioni che affronta più spesso, sia sul suo profilo che all’interno di incontri con il pubblico a Milano. «La cosa che preoccupa di più le persone è la gelosia: mi fanno tantissime domande su come gestisco il fatto che il mio compagno, con cui ho una relazione aperta, vada a letto con altre donne, o se non ho paura che mi lasci per un’altra», spiega. «Poi c’è chi vuole le regole, i “dieci modi per”. Vorrebbero farla facile, che io dicessi loro cosa fare e poi loro dovessero solo seguire la guida e adeguarsi al canone per ottenere un risultato. Ma non hanno voglia di fare il lavoro mentale necessario a capire cosa si vuole, parlare e comunicare con il partner e trovare una soluzione che vada bene a entrambi, perché ovviamente questo comprende magari anche delle discussioni o delle liti. La prima cosa da sdoganare è il fatto che non esistono delle regole ferree per ogni coppia: ognuno deve stabilire le proprie, di regole. Quello che come educatori possiamo fare è dare degli strumenti per aiutare ad aprire una discussione».

Uno dei libri in assoluto più consigliati a chi comincia a interessarsi alla NME – al punto da essere diventata quasi una battuta interna alla comunità – è La zoccola etica. Guida al poliamore, alle relazioni aperte e altre avventure, scritto nel 1997 dalle californiane Dossie Easton e Janet Hardy con il titolo inglese The ethical slut. Al suo interno le due donne definiscono provocatoriamente “zoccola etica” «una persona di qualsivoglia genere che abbia il coraggio di condurre la propria vita in accordo con la proposizione radicale che il sesso è bello e il piacere fa bene», e tracciano le linee guida per mettere in discussione i fondamenti ideologici del modello monogamo tradizionale, capire come ci si sente personalmente nei confronti della non-monogamia e affrontare le difficoltà emotive e relazionali più comuni tra chi intraprende un percorso di non-monogamia.

«All’epoca pensavamo di scrivere un libricino per la nostra piccola nicchia fatta principalmente di persone che lavoravano nel settore tecnologico e altri nerd, gente che andava alle fiere medievali, vecchi hippie e altri sbandati come noi», dice Janet Hardy. «Ma con il passare del tempo il libro è maturato e ha raggiunto un pubblico molto diverso da quello a cui eravamo abituate: giovani professionisti, persone di colore o appartenenti alla comunità LGBTQ+. E ogni anno che passa il pubblico si allarga: al momento abbiamo venduto più di mezzo milione di copie, in 15 lingue diverse. Il che vuol dire che ormai quando usiamo parole come “poliamore” ci capita sempre meno spesso di dover spiegare cosa voglia dire: tutti hanno un’idea almeno vaga, anche se magari sono contrari».

Secondo Hardy, è indubbio che Internet abbia giocato un ruolo centrale nella popolarizzazione della NME. «All’epoca, quando facevo da poco parte della comunità poly, mi ricordo che ogni volta che partecipavo a un evento e menzionavo di essere a mia volta poliamorosa era come gettare un pesce nella vasca degli squali. Quasi tutti gli uomini presenti, e pure qualche donna, ci provavano pesantemente con me, perché era raro conoscere qualcuno che condividesse il proprio approccio alle relazioni», spiega Hardy. «Oggi è molto più facile trovare qualcuno che abbia valori e aspettative che coincidono con le tue, senza dubbio anche grazie al fatto che così tante persone ne parlano online».

App pensate specificamente per le persone che appartengono o si stanno avvicinando alla NME, come Feeld o #open, possono infatti servire non soltanto a trovare partner interessati alle proprie stesse cose, ma anche per sperimentare e individuare una comunità che magari si riunisca anche offline. «Moltissime persone si iscrivono a Feeld per incontrare gente che abbia già esplorato diversi tipi di strutture relazionali», ha detto in un’intervista Ana Kirova, fondatrice dell’app. Secondo Kirova, il numero di utenti che si sono detti interessati alla non-monogamia etica su Feeld – che riunisce non solo la comunità NME ma anche le persone kinky, cioè quelle interessate a determinati tipi di pratiche sessuali non tradizionali – è aumentato del 242 per cento tra il 2020 e il 2021.

Il fatto che la NME abbia cominciato a essere maggiormente compresa e conosciuta ha però fatto emergere diversi nuovi temi. Uno di quelli che vengono più discussi di recente è legato alla possibilità che aumenti il numero di persone che utilizzano il linguaggio della NME senza però aver capito il genere di responsabilità che comporta stare in una relazione non-monogama in modo rispettoso e onesto nei confronti di tutte le parti coinvolte.

«Sfortunatamente, molte persone hanno iniziato a confondere il poliamore con l’essere single e frequentare occasionalmente altre persone», ha detto a Vogue l’educatrice Leanne Yau. «Ma essere poly o eticamente non-monogami sottintende l’assunzione di responsabilità per i tuoi partner: li prendi in considerazione nelle tue decisioni, consideri i loro sentimenti, mantieni degli impegni nei loro confronti e rispetti i loro limiti. Ti sforzi di essere aperto, onesto e compassionevole nei loro confronti: non si tratta solo di leggere a qualcuno una lista di loro diritti e poi continuare a fare ciò che si vuole».

Per Emily Witt, autrice di Future Sex: A New Kind of Free Love, ad aver complicato la situazione sono proprio le app di dating, che hanno portato «gente che non ha mai sentito il termine prima, non ha mai nemmeno letto un libro come La zoccola etica né ha partecipato in alcun modo a sottoculture in cui queste pratiche sono discusse e studiate (…) a pensare di poter dare qualsiasi significato voglia a parole come “eticamente non-monogamo” o “policurioso”».

A questo si aggiungono alcune preoccupazioni legate al fatto che, anche approcciandosi alla NME con le migliori intenzioni e con la volontà di mantenere una mentalità aperta, è spesso molto difficile mettere in discussione alcune idee molto radicate sull’amore, le relazioni e la fedeltà.

«È tutta una questione di volontà, di quanto sei disposto a mettere in gioco quello che pensi che sia normale e “giusto”, in un certo senso», racconta Andrea, il compagno di Emma, che ha a sua volta chiesto di proteggere la sua identità. «Ma quando riesci a farlo è un amore che funziona, un amore che si parla, autentico e trasparente. Che ti permette di capire meglio i bisogni dell’altro e anche i tuoi, e ti aiuta a diventare più chiaro nell’esprimerli».