Non si sa più nulla dell’istituto italiano per l’intelligenza artificiale

Il progetto che doveva nascere a Torino prima è stato ridimensionato, poi c'è stata confusione sui finanziamenti e ora sembra dimenticato

ricercatori al lavoro in ufficio
(Hack capital/Unsplash)
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Nel settembre del 2020 il secondo governo di Giuseppe Conte annunciò che Torino avrebbe ospitato la sede di un nuovo istituto italiano per l’intelligenza artificiale. La presidenza del Consiglio lo descrisse come «una struttura di ricerca» per sviluppare nuove tecnologie e attrarre competenze da tutto il mondo, diventando «un punto di riferimento per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale in Italia».

L’assegnazione a Torino fu una sorta di compensazione per la contestuale scelta di Milano come sede del Tribunale Unificato dei Brevetti (TUB), contesa tra le due città. Dopo quasi tre anni il tribunale dei brevetti è quasi pronto a partire, anche se con alcune competenze in meno rispetto al previsto, mentre dell’istituto italiano per l’intelligenza artificiale, o di quello che ne rimane, non si sa praticamente più nulla.

All’idea di portare a Torino l’istituto italiano di intelligenza artificiale lavorarono diverse istituzioni tra cui Comune, Regione, le associazioni industriali, l’università di Torino e anche la curia. L’obiettivo era creare un centro di ricerca per approfondire l’applicazione dell’intelligenza artificiale sia in campo industriale che sociale con diversi possibili ambiti di sviluppo: robotica, sanità, energia, aerospazio, ma anche politiche inclusive e contrasto alle discriminazioni. C’era già un nome, I3A, e un sito: Torino.ai.

Il governo assegnò all’istituto 80 milioni di euro all’anno fino al 2026 per assumere 600 ricercatori. Secondo le previsioni, i risultati del centro avrebbero permesso di ottenere in pochi anni un ritorno economico almeno il doppio rispetto all’investimento governativo.

Nel 2021, quando furono pubblicati i bandi per il “programma strategico per l’intelligenza artificiale”, Torino non fu nemmeno menzionata e si intuì che i piani erano cambiati. A maggio, sempre nel 2021, ci fu una grossa incomprensione sui finanziamenti: un decreto-legge finanziò con 20 milioni di euro il centro italiano di ricerca per l’automotive, che inizialmente venne considerato come un primo finanziamento all’I3A ma in realtà riguardava un altro istituto.

Un anno dopo, a fine maggio del 2022, la ministra dell’Università e della Ricerca Maria Cristina Messa chiarì che i 20 milioni di euro non erano dedicati all’istituto nazionale per l’intelligenza artificiale. «Voi avrete il centro per la mobilità sostenibile, per il quale è stato fatto lo statuto e potrà iniziare a lavorare», disse durante un incontro organizzato a Torino. «Non è sull’intelligenza artificiale: per questo Torino dovrà partecipare a un bando come tutti gli altri».

Nonostante non se ne discutesse ormai da due anni, diversi politici torinesi protestarono per la perdita del cospicuo investimento. Il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, rispondendo alle critiche, parlò di un “chiarimento lessicale”, e cioè della confusione fatta nei mesi precedenti tra l’istituto nazionale per l’intelligenza artificiale e il centro italiano di ricerca per l’automotive. «L’istituto italiano per l’intelligenza artificiale non esiste» disse Lo Russo. «Dopo l’annuncio nel 2020, l’allora premier Conte non ha fatto seguire alcun atto deliberativo. Quello che abbiamo è il centro italiano di ricerca per l’automotive».

Lo Russo però invitò i rappresentanti del settore industriale a essere ottimisti perché i 20 milioni di euro, secondo il sindaco, non erano un «contentino, ma un buon punto di partenza».

L’estate scorsa è stata nominata la commissione di coordinamento per scrivere lo statuto di questo centro di ricerca sull’automotive, passaggio essenziale per ricevere e utilizzare i fondi. A novembre, in risposta a un’interrogazione parlamentare presentata dall’ex sindaca di Torino Chiara Appendino, la sottosegretaria al Made in Italy Fausta Bergamotto ha assicurato che il lavoro di perfezionamento dello statuto era nella fase finale e che si sarebbe concluso entro poche settimane. A cinque mesi di distanza, lo statuto non è stato ancora scritto. Non ci sono nemmeno ipotesi su una possibile sede o aggiornamenti sugli obiettivi e sugli investimenti.