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  • Giovedì 30 marzo 2023

L’Indonesia non ospiterà i mondiali di calcio Under-20, e c’entra Israele

Lo ha deciso la FIFA dopo le proteste in Indonesia (a maggioranza musulmana) contro la partecipazione della nazionale israeliana

Una protesta contro la partecipazione di Israele ai mondiali Under-20 a Giacarta, la capitale dell'Indonesia, lo scorso 20 marzo (AP Photo/Achmad Ibrahim)
Una protesta contro la partecipazione di Israele ai mondiali Under-20 a Giacarta, la capitale dell'Indonesia, lo scorso 20 marzo (AP Photo/Achmad Ibrahim)

La FIFA, l’organizzazione che governa il calcio mondiale, ha deciso che non sarà più l’Indonesia a ospitare i prossimi mondiali di calcio Under-20 dopo che nel paese c’erano state varie forme di protesta contro la partecipazione della squadra di Israele al torneo: l’ultima e decisiva, che ha costretto la FIFA a prendere una posizione dopo vari tentennamenti, è stata la decisione del governatore di Bali, I Wayan Koster, di annullare il sorteggio del torneo previsto a Bali per venerdì 31 marzo, proprio perché in quell’occasione ci sarebbe dovuta essere anche la squadra di Israele.

L’Indonesia è un paese in cui la maggioranza della popolazione è di religione islamica, e non ha alcun rapporto diplomatico con Israele per via del suo conflitto con il popolo palestinese, a sua volta per grandissima parte di religione islamica. Quando l’Indonesia si aggiudicò l’organizzazione del mondiale Under-20, nel 2019, la squadra di Israele non si era ancora qualificata (e non era mai successo prima che si qualificasse). Nell’ultimo mese in Indonesia ci sono state varie manifestazioni di protesta contro la partecipazione di Israele, con cartelli in cui il paese veniva definito «nemico dell’Islam» e «assassino».

Per il momento la FIFA non ha spostato il torneo, in programma dal 20 maggio all’11 giugno, ma non ha nemmeno nominato un nuovo paese organizzatore al posto dell’Indonesia. In un comunicato, l’organizzazione ha fatto sapere che potrebbe decidere di imporre sanzioni contro la federazione calcistica indonesiana per la mancata organizzazione del torneo.

Nello sport non sono rari i boicottaggi contro la partecipazione di squadre o atleti israeliani alle competizioni. È successo anche alle Olimpiadi che sportivi musulmani si siano ritirati da una competizione per non gareggiare con atleti israeliani: durante le ultime, a Tokyo, il judoka algerino Fethi Nourine si ritirò per non rischiare un incontro con un judoka israeliano (che comunque non era certo). In altri casi i boicottaggi sono stati indotti da pressioni della popolazione palestinese: nel 2018 per esempio la nazionale di calcio argentina annullò un’amichevole contro Israele che si sarebbe dovuta tenere a Gerusalemme dopo varie minacce di proteste violente.

Le federazioni sportive dell’Iran invece impongono sistematicamente ai propri atleti di non gareggiare contro israeliani e di non partecipare a competizioni che si svolgano in Israele: un giocatore di scacchi di fama mondiale come Alireza Firouzja, iraniano, decise nel 2019 di non gareggiare più per l’Iran per poter affrontare anche scacchisti israeliani, prendendo due anni dopo la cittadinanza francese.