In Israele è passata una legge che renderà più difficile rimuovere il primo ministro dal suo incarico

Benjamin Netanyahu, a destra, e il ministro della Giustizia Yariv Levin (Gil Cohen-Magen/Pool via AP)
Benjamin Netanyahu, a destra, e il ministro della Giustizia Yariv Levin (Gil Cohen-Magen/Pool via AP)

Giovedì mattina in Israele è stata approvata una legge che riduce le possibilità di dichiarare il primo ministro inadatto al suo ruolo. Con la nuova legge, di fatto, il procuratore generale non potrà più rimuovere il primo ministro Benjamin Netanyahu dal suo incarico, ipotesi di cui si era cominciato a parlare nelle ultime settimane in relazione alla riforma della giustizia proposta dal suo governo. Essendo Netanyahu imputato per corruzione in alcuni processi, infatti, il procuratore generale Gali Baharav-Miara aveva accennato all’eventualità che venisse dichiarato inadatto al suo incarico per l’evidente conflitto di interessi della sua posizione.

Questa nuova legge costituisce una prima parte della più ampia riforma del sistema giudiziario proposta dal governo di Netanyahu, il più di destra della storia d’Israele, che ha provocato contestazioni che vanno avanti da settimane in tutto il paese. Se dovesse passare, infatti, la riforma toglierebbe poteri di controllo alla Corte suprema per affidarli al governo, cosa che costituirebbe secondo molti una minaccia al funzionamento della democrazia. Con la legge approvata giovedì solo il consiglio dei ministri (con la maggioranza di tre quarti) potrà dichiarare il primo ministro inadatto all’incarico, e solo per motivi di salute fisica o mentale.