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  • Giovedì 23 marzo 2023

Che fine ha fatto la Ever Given

La portacontainer che due anni fa si incastrò nel canale di Suez oggi è tornata a navigare tra Cina e Paesi Bassi: ai suoi proprietari l'incidente è costato caro

I lavori per liberare la nave il 28 marzo 2021 (Suez Canal Authority via AP)
I lavori per liberare la nave il 28 marzo 2021 (Suez Canal Authority via AP)
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Il 23 marzo 2021, due anni fa, la nave portacontainer Ever Given si incagliò nel canale di Suez, impedendo il passaggio di centinaia di navi, tra cui diverse petroliere, sia da nord che da sud lungo una delle rotte commerciali più trafficate al mondo. Servirono sei giorni per disincagliarla e riaprire il canale di Suez al traffico, in cui si accumularono una serie di ritardi per centinaia di navi che sarebbero stati smaltiti solo mesi dopo.

Ever Given è un’enorme nave portacontainer gestita dalla compagnia taiwanese Evergreen Marine Corp: è lunga 400 metri, larga 59 e ha una stazza di oltre 200mila tonnellate: quando si incagliò era partita dalla Cina ed era diretta a Rotterdam, nei Paesi Bassi. Ever Given è tornata da tempo a navigare, e attualmente si trova nel porto di Qingdao, in Cina. Nel 2022 ha viaggiato per quasi 160.000 miglia nautiche (300.000 chilometri) e ha attraccato 42 volte in porto. Era già tornata a percorrere il canale di Suez nell’agosto 2021, alcuni mesi dopo l’incidente costato alla sua compagnia centinaia di milioni di dollari di indennizzo.

La Ever Given si incagliò alle 7:40 locali (le 6:40 in Italia) del 23 marzo finendo per mettersi di traverso, occupando tutta la larghezza del Canale. Inizialmente il capitano della nave diede la colpa al forte vento, che a suo dire aveva fatto sbandare l’imbarcazione. I dati meteorologici di quel giorno confermarono che il vento potesse avere influito sull’incidente ma secondo alcuni esperti, che si sono basati sul monitoraggio del percorso della Ever Given, la nave stava andando troppo veloce: 13 nodi (circa 24 km/h) contro un massimo consentito nel Canale di 8,6 (circa 16 km/h), e per questo si sarebbe incagliata. È stato anche sostenuto che quella velocità fosse stata raggiunta proprio per cercare di contrastare la forza del vento, peggiorando però la situazione, perché la grandezza della nave a quel punto l’avrebbe resa ingestibile.

La portacontainer nel canale di Suez (Suez Canal Authority via AP)

Da subito arrivarono sul posto diversi rimorchiatori che cercarono di trascinare la nave per raddrizzarla, senza successo, ed escavatori che provarono a liberare la prua dalla sabbia. Nel giro di tre giorni si creò una coda di circa 150 navi bloccate nelle due direzioni nel canale. È stato calcolato che le perdite economiche nei sei giorni in cui la Ever Given rimase incagliata siano state di circa una decina di milioni di dollari al giorno.

Una escavatrice per provare a liberare la chiglia dalla sabbia (Suez Canal Authority via AP)

Il Canale di Suez, costruito nel 1869, è uno dei principali collegamenti tra l’Europa e l’Asia, poiché connette il Mar Mediterraneo con il Mar Rosso, consentendo rotte marittime che altrimenti impiegherebbero molti più giorni a circumnavigare l’Africa. È lungo 190 km e largo 205 metri, e ogni giorno il 30 per cento del traffico mondiale di navi portacontainer passa dal Canale, che garantisce in generale quasi il 7 per cento del traffico mercantile mondiale.

Dopo sei giorni di lavori, sfruttando anche l’alta marea, la Ever Given fu infine disincagliata e riportata in posizione parallela al canale. A quel punto ricominciò a muoversi, spostandosi fino al Grande Lago Amaro, uno degli slarghi del Canale. Lì fu sequestrata dalle autorità egiziane, proprietarie del canale di Suez, che la bloccarono fino a quando non fu trovato un accordo per il risarcimento dei danni causati dal blocco.

Le trattative con la società giapponese Shoei Kisen Kaisha Ltd., proprietaria della nave (che era gestita appunto dalla taiwanese Evergreen), durarono oltre tre mesi: la prima richiesta dell’autorità, circa 761 milioni di euro, fu respinta da Shoei Kisen, ma la cifra dell’accordo finale non fu mai rivelata. Come parte delle compensazioni l’Egitto ricevette dalla società giapponese anche un imponente rimorchiatore da 75 tonnellate, che in futuro potrebbe risolvere in tempi più brevi situazioni simili.

La Shoei Kisen dichiarò per la nave “l’avaria generale”, un istituto del diritto marittimo che prevede la ripartizione proporzionale (in base al valore della nave e al valore della merce) di tutte le spese per il disincaglio e per i danni generati fra tutti gli interessati alla spedizione marittima, cioè il proprietario o noleggiatore della nave e il proprietario o proprietari del carico. È stato definito da alcuni osservatori uno dei casi più grandi e complessi di “avaria generale” della storia della navigazione, perché può interessare un numero di soggetti enorme (anche venti per ogni singolo container): le questioni legali su chi e in che quantità debba pagare i danni sono tuttora aperte.


Dopo 100 giorni passati nel canale di Suez, Ever Given ripartì finalmente il 12 luglio e arrivò dodici giorni dopo a destinazione, nel porto di Rotterdam, accumulando tre ulteriori giorni di ritardo rispetto alle previsioni: qui scaricò parte dei 18.000 container di merci che trasportava, completando la consegna qualche giorno dopo nel porto di Felixstowe, nel Regno Unito.

Il 6 agosto, dopo aver passato alcuni controlli, cominciò il viaggio di ritorno verso la Cina, con passaggio nel canale di Suez il 20 agosto. Un mese dopo arrivò a Qingdao, dove fu ancorata su un molo sufficientemente ampio per permettere le riparazioni: la chiglia era stata infatti danneggiata fino alla zona delle eliche di prua.

Dopo sei settimane di riparazioni, Ever Given ha ripreso la sua normale navigazione: nei mesi successivi all’incagliamento è diventata una sorta di attrazione turistica, molto fotografata nei vari porti in cui ha attraccato. Oggi percorre per lo più rotte simili, fra la Cina e i Paesi Bassi.