Che cos’è Frontex

La controversa agenzia di frontiera dell'Unione Europea ha avuto un ruolo anche nel naufragio in Calabria

Una nave di Frontex segue un gommone con a bordo alcuni migranti vicino all'isola di Lesbo, in Grecia (AP Photo/Michael Varaklas)
Una nave di Frontex segue un gommone con a bordo alcuni migranti vicino all'isola di Lesbo, in Grecia (AP Photo/Michael Varaklas)
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Fra gli organismi coinvolti nei ritardi e nei rimpalli di responsabilità per il naufragio di un’imbarcazione di migranti domenica a Cutro, in provincia di Crotone, c’è anche Frontex, cioè l’agenzia dell’Unione Europea che svolge le funzioni di guardia di frontiera e costiera. È un’agenzia molto controversa e che negli ultimi anni ha attraversato diversi scandali. Da due giorni ha un nuovo direttore esecutivo. Il suo predecessore, Fabrice Leggeri, si è dimesso dopo che l’agenzia europea antifrode (OLAF) aveva scoperto che mezzi e personale di Frontex sono stati coinvolti in alcuni respingimenti di massa di richiedenti asilo, vietati dalle leggi europee, in Grecia.

Frontex ha iniziato le proprie operazioni nel 2005 ma per una decina di anni ha avuto un ruolo piuttosto marginale nella gestione delle frontiere europee. Venne riformata e potenziata nel 2016, e negli anni ha acquisito sempre più centralità mano a mano che diversi stati di frontiera, soprattutto nell’Europa orientale e meridionale, hanno deciso di militarizzare i propri confini per evitare l’ingresso di migranti e richiedenti asilo, principalmente per ragioni di consenso politico.

Gli stati membri dell’Unione, soprattutto quelli dell’Est, hanno molto apprezzato gli sforzi di Frontex e fatto pressioni per ingrandirla ed espandere il suo mandato. Entro il 2027 Frontex passerà dagli attuali 1.500 effettivi a 10mila – di cui 7.000 distaccati dalle forze dell’ordine nazionali, a breve o lungo termine – e nel bilancio 2021-2027 le è stato garantito un budget superiore alla maggior parte delle agenzie dell’Unione Europea, di circa 5,6 miliardi di euro.

L’attività di Frontex dovrebbe limitarsi ad aiutare i paesi di confine dell’Unione Europea e le sue forze nazionali a gestire la sicurezza delle frontiere, con uomini e mezzi. Fra i compiti principali dell’agenzia, il sito di Frontex cita per esempio «il controllo della cittadinanza, la registrazione e il rilevamento delle impronte digitali» delle persone che vogliono entrare nell’Unione Europea, o attività per intercettare «droghe e armi da fuoco illecite» che entrano in territorio europeo. Per questi compiti oltre a centinaia di agenti Frontex dispone anche di mezzi militari come navi o aerei di sorveglianza, come quello che sabato aveva avvistato il peschereccio poi naufragato in Calabria, e droni. Nel mandato di Frontex non c’è quello di soccorrere persone in difficoltà in mare.

Diversi esperti di immigrazione e diritti umani hanno segnalato che negli anni, di fatto, Frontex è diventata un corpo di sicurezza che ha aiutato le guardie di frontiera nazionali a respingere decine di migliaia di migranti prima che facessero richiesta di asilo nei paesi europei, legittimando una pratica molto controversa e probabilmente illegale per le norme europee.

Durante il mandato di Leggeri, Frontex ha sempre respinto ogni accusa. Eppure ormai da anni si sono moltiplicate le testimonianze di irregolarità compiute da agenti di Frontex, certificate da giornali internazionali o ong che si occupano di migranti e richiedenti asilo. In una lunga inchiesta del 2022 pubblicata dallo Spiegel e da Le Monde, per esempio, si dice che agenti di Frontex erano stati direttamente coinvolti nel respingimento di circa un migliaio di richiedenti asilo nel tratto di mare fra Grecia e Turchia fra marzo 2020 e settembre 2021, anche se «il vero numero dei respingimenti compiuti con l’assistenza di Frontex è plausibilmente ancora più alto».

Frontex è stata accusata di essere coinvolta anche in migliaia di respingimenti compiuti sulla cosiddetta “rotta balcanica”. Deutsche Welle ha raccontato che membri di Frontex sono attivi sul confine fra Albania e Grecia per impedire ai richiedenti asilo di uscire dalla Grecia, così come sul confine fra Croazia e Bosnia ed Erzegovina per evitare che lascino la Bosnia ed entrino nel territorio dell’Unione Europea.

Il rapporto dell’OLAF che ha portato alle dimissioni di Leggeri non è ancora stato reso pubblico in forma integrale, ma secondo chi l’ha letto contiene molte conferme sul coinvolgimento di Frontex in queste pratiche illecite. Il nuovo direttore esecutivo, l’olandese Hans Leijtens, è stato indicato a gennaio e da allora ha promesso più volte che l’agenzia rispetterà le leggi europee e adotterà maggiore trasparenza sulle sue pratiche.

In molti casi Frontex non è coinvolta direttamente nei respingimenti ma è accusata di agevolarli, in sostanza. Come quando per esempio condivide i dati dei propri droni che volano intorno all’isola di Malta, nel Mediterraneo centrale, con la cosiddetta Guardia Costiera libica, un corpo formato da milizie noto per riportare con la forza i migranti in Libia, dove sono sistematicamente sottoposti a torture e violenze. Frontex sostiene di avere agevolato con i propri mezzi il soccorso di circa 24mila persone in mare, nel 2022: ma non dice quante di queste sono poi arrivate nell’Unione Europea, dove sulla carta possono fare richiesta di asilo, e quante sono state riportate in Libia.

Oppure nel caso del naufragio in Calabria, quando si è coordinata principalmente con le forze dell’ordine italiane – e non con la Guardia Costiera, che invece ha la competenza sulle operazioni di ricerca e soccorso – per segnalare le difficoltà del peschereccio con a bordo circa 150 migranti.

– Leggi anche: I problemi della catena decisionale in caso di emergenze in mare

Non è la prima volta che Frontex entra nel dibattito pubblico italiano. Per giustificare la sua ostilità contro le ong che soccorrono i migranti nel Mediterraneo, il governo di Giorgia Meloni cita spesso i rapporti di Frontex in cui le ong vengono definite un “pull factor”: la loro sola presenza al largo delle coste libiche, secondo questa tesi, aumenterebbe le partenze e quindi i rischi per i migranti.

La tesi è stata smontata da tempo da diversi esperti e da qualche mese – più o meno dalle dimissioni di Leggeri – non viene più citata nemmeno da Frontex nei documenti interni che condivide coi governi europei sulla situazione in Libia, ai quali il Post ha avuto accesso.