C’è un’intrusa tra le attrici candidate all’Oscar?

L'inclusione di Andrea Riseborough è sembrata un po' strana, e l'Academy ha annunciato un'indagine che probabilmente la riguarda

Una scena di "To Leslie"
Una scena di "To Leslie"
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To Leslie è un film indipendente del 2022, girato con un piccolo budget in 19 giorni e diretto da un regista, Michael Morris, che non aveva mai fatto cinema prima. Racconta di una donna che dopo aver sperperato tutti i soldi vinti alla lotteria si ritrova a vivere per strada e a fare i conti con il proprio alcolismo. La protagonista la interpreta Andrea Riseborough, un’attrice britannica che aveva avuto qualche ruolo secondario in film di successo come Birdman, Animali Notturni, Morto Stalin se ne fa un altro e il musical Matilda, uscito da poco. Il nome di Riseborough era però perlopiù sconosciuto al largo pubblico, prima che la settimana scorsa venisse incluso tra quelli delle candidate all’Oscar come migliore attrice di quest’anno.

La notizia ha suscitato grande sorpresa perché è raro che attori e attrici di film con piccole case di distribuzione e budget promozionali limitati arrivino a questo risultato. La campagna promozionale di To Leslie tuttavia aveva già attirato l’attenzione di molti commentatori nelle settimane appena precedenti all’uscita delle candidature, per la sua particolare strategia basata su conoscenze e lobby, e apparentemente a costo zero.

Venerdì l’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, l’associazione che assegna gli Oscar, ha fatto sapere di aver avviato un’indagine sulle candidature di quest’anno, per accertarsi che nessuna campagna promozionale abbia violato le regole. E, anche se non l’ha esplicitato, molti giornali specializzati hanno ipotizzato che l’indagine riguardi proprio la candidatura di Riseborough.

L’Academy è un’associazione composta da circa 10mila membri appartenenti all’industria del cinema: attori, registi, sceneggiatori, montatori, produttori, eccetera. In fase di nomination la gran parte dei membri (circa 9.500) vota per i candidati della propria categoria di competenza e tutti votano per il miglior film. Questo vale per la maggior parte delle categorie, tra cui anche quella per la “miglior attrice” dove i votanti sono circa 1.300. Quest’anno le votazioni per le nomination si sono svolte tra il 12 e il 17 gennaio e i candidati sono stati annunciati il 24.

I film in lista per gli Oscar sono centinaia, quindi per conquistare una o più candidature ogni anno le case di distribuzione coinvolgono consulenti, organizzano eventi e spendono budget che arrivano anche a decine di milioni di dollari. L’obiettivo è creare una campagna promozionale che porti il pubblico ma soprattutto gli esperti e le persone più influenti dell’industria di Hollywood a vedere il film e a ricordarselo: tutto senza chiedere esplicitamente voti, perché le regole dell’Academy non lo permettono. In generale, il regolamento dell’Academy su quello che si può e quello che non si può fare in fase di campagna promozionale è molto stringente, e chi lo viola può essere escluso dalle candidature.

Il budget iniziale di To Leslie era inferiore a un milione di dollari e in un’intervista a The Hollywood Reporter il regista Michael Morris aveva detto di non potersi permettere alcuna pubblicità. Per fare un confronto con i film delle altre candidate, il budget di Blonde (protagonista Ana de Armas) è stato di 22 milioni, quello di Everything Everywhere All at Once (protagonista Michelle Yeoh) superiore ai 14 milioni, quello di Tár (protagonista Cate Blanchett) 35 milioni e quello di The Fabelmans (con Michelle Williams) 40 milioni. Da quando è uscito nelle sale a ottobre, inoltre, l’incasso di To Leslie è stato molto basso, di poco superiore ai 27mila dollari: una cifra che il Los Angeles Magazine ha definito «circa un decimo dell’importo normalmente speso solo per la promozione e la pubblicità di un film».

Fino a poche settimane prima delle votazioni, di To Leslie si era parlato molto poco al di fuori della stampa specializzata in produzioni indipendenti. Improvvisamente però numerose attrici, attori e altre celebrità hanno cominciato a esprimersi molto positivamente sul film in varie occasioni e su vari canali, soprattutto social, in un’operazione che è sembrata a molti concordata. Il primo a parlare bene del film era stato, a ottobre, il conduttore radiofonico americano Howard Stern nel suo programma. Stern e la moglie sono da anni molto amici di Morris e della moglie, l’attrice Mary McCormack.

Secondo quanto ricostruito da Variety, McCormack avrebbe avuto un ruolo centrale nella promozione del film, mandando tra le altre cose una mail a vari amici famosi per chiedere loro di sostenere pubblicamente la candidatura di Riseborough, consigliando anche quali tag e quali hashtag usare sui social network. In una mail avrebbe scritto: «Se sei disposto a postare ogni giorno da oggi al 17 gennaio [l’ultimo giorno del voto per la nomination all’Oscar, ndr], sarebbe fantastico!».

Il 15 gennaio, nel discorso di ringraziamento per la vittoria del premio come miglior attrice ai Critics’ Choice Awards, Cate Blanchett aveva citato quella di Andrea Riseborough come la prima di un elenco di «interpretazioni straordinarie fatte da donne non solo in questa stanza» (Riseborough non era tra le candidate). L’attrice Frances Fisher è stata una delle maggiori sostenitrici della candidatura di Riseborough: il primo di una serie di post su Instagram da lei dedicati al film esordisce con «Votanti dell’Academy per le categorie di attori! Prima di votare dovete vedere questo film!». Un’altra a contribuire alla promozione è stata Gwyneth Paltrow, che in fase di votazioni ha ospitato una proiezione del film e ha pubblicato su Instagram una foto insieme al regista, Riseborough e Demi Moore commentando: «Andrea dovrebbe vincere ogni premio che esiste e anche tutti quelli che non sono ancora stati inventati».

 

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Kate Winslet ha definito la performance di Riseborough una delle migliori che abbia mai visto nella sua vita. Ma non solo: su To Leslie si sono espressi positivamente anche Jennifer Aniston, Edward Norton, Jane Fonda, Amy Adams, Charlize Theron, Mia Farrow, Courteney Cox, Demi Moore e altri. Nell’ambiente, la mobilitazione è apparsa talmente evidente e forzata da diventare un meme.

Secondo alcuni giornali questa operazione sarebbe riuscita particolarmente bene grazie al fatto che Morris ha una lunga carriera come regista televisivo (ha girato episodi di serie molto famose come Better Call Saul, Shameless, 13 Reasons Why), e che Andrea Riseborough ha alle spalle un’agenzia di talenti molto influente, la CAA. Secondo Variety, nell’operazione di promozione in vista degli Oscar sarebbero state coinvolte anche due società di pubbliche relazioni, Narrative PR e Shelter PR, e almeno un’organizzatrice di eventi, Colleen Camp: «Chi ha pagato quei conti? Momentum Pictures [la casa di distribuzione di To Leslie, ndr]? Riseborough? Qualche terza parte? Le persone curiose vogliono sapere».

Da quando sono uscite le nomination, ancora prima che l’Academy annunciasse di aver avviato l’indagine, nell’ambiente si è cominciato a discutere dell’ipotesi che la campagna di promozione di To Leslie non avesse rispettato le regole. Di fatto nulla vieta a persone che hanno apprezzato il film di consigliarlo ai votanti dell’Academy, ma è vero che prima d’ora nessuno aveva mai condotto una campagna basata sulle “conoscenze” così aggressiva e con queste modalità.

Solitamente si lavora per far parlare del film in modi più indiretti, promuovendo eventi e investendo in tipi di pubblicità più tradizionali ma anche considerate molto più efficaci. Una persona che lavora in uno studio di pubbliche relazioni a Hollywood ha detto in un’intervista che la nomination di Riseborough «non è normale. È un miracolo. Se non lo fosse, molti di noi non avrebbero un lavoro».

Poco dopo l’annuncio dell’indagine dell’Academy, un post su Instagram pubblicato dall’account To Leslie è stato cancellato e alcuni hanno ipotizzato che il motivo sia che non avesse rispettato la regola che vieta di fare paragoni con altri possibili candidati. Il post infatti riprendeva una recensione scritta da Richard Roeper sul Chicago Sun-Times che diceva: «Per quanto abbia ammirato il lavoro di Blanchett in Tár, la mia interpretazione femminile preferita quest’anno è stata quella della camaleontica Andrea Riseborough». Non è chiaro però se Riseborough possa essere ritenuta responsabile per un post che riprende una frase scritta da qualcun altro.

L’Academy ha fatto sapere che il motivo per cui ha avviato l’indagine è «garantire che nessuna linea guida sia stata violata» ma anche «informarci se potrebbero essere necessarie modifiche alle linee guida in questa nuova era di social media e comunicazione digitale». Dall’uscita delle candidature, sono arrivate diverse segnalazioni sulla campagna per To Leslie, ma secondo Variety nessuna denuncia formale, e l’Academy ha in programma una riunione martedì per discutere del caso.