I russi che cercano di fuggire all’estero

Per evitare di essere arruolati dopo l'annuncio della “mobilitazione parziale”: ci sono grosse code, soprattutto al confine con la Georgia

(Radio Free Europe/Twitter)
(Radio Free Europe/Twitter)
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Da quando mercoledì il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato una “mobilitazione parziale”, con l’obiettivo di mandare circa 300mila riservisti a combattere in Ucraina, in varie città della Russia ci sono state proteste da parte della popolazione, e nelle ultime ore molti uomini russi arruolabili stanno cercando di lasciare il paese.

Molti hanno comprato un biglietto aereo verso i paesi vicini che non richiedono un visto, come Armenia, Turchia e Azerbaijan. Ma a causa dell’alto numero di richieste, in molti casi i biglietti disponibili sono terminati subito, e in altri casi i costi sono aumentati di almeno otto volte rispetto a quelli abituali. In alternativa molti si sono messi in viaggio in macchina per raggiungere i confini terrestri con i paesi confinanti più vicini. Sono state segnalate code ai confini con Kazakistan, Mongolia e Georgia, ma è soprattutto in quest’ultima che si stanno verificando quelle più lunghe.

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Le code, testimoniate da varie persone sui social network con foto e video, si sono concentrate nei pressi del checkpoint di Verkhny Lars, al confine tra la regione russa dell’Ossezia del Nord e la Georgia. Alcune persone hanno detto di aver atteso in coda per decine di ore prima di poter attraversare il confine, e dai rilevamenti satellitari del traffico stradale risultano code di diverse decine di chilometri. Un uomo ha detto a BBC che subito dopo l’annuncio di Putin ha preso il passaporto e si è diretto immediatamente verso il confine georgiano, senza nemmeno fare le valigie, perché era tra i riservisti che l’esercito russo avrebbe potuto richiamare in servizio.

Altre lunghe file sono state segnalate nelle città russe di Kjachta, al confine con la Mongolia, e di Troitsk, al confine con il Kazakistan.

Al momento non è chiaro se questi paesi imporranno qualche tipo di restrizione all’entrata in massa di cittadini russi. Un portavoce del parlamento kazako, Maulen Ashimbaev, ha detto che il paese non impedirà ai russi di entrare, ma ha anche specificato che per concedere loro un permesso di soggiorno sarà necessario che abbiano un documento che dimostri che il loro paese di provenienza non abbia obiezioni contro il loro trasferimento in Kazakistan. In sostanza, se un cittadino russo che è nella lista dei riservisti fugge in Kazakistan non riceverà un permesso di soggiorno.

Nella notte tra mercoledì e giovedì ci sono state code anche tra Russia e Finlandia, l’unico paese dell’Unione Europea confinante con la Russia da cui i cittadini russi provvisti di visto possono ancora passare: i governi di Estonia e Lettonia hanno invece deciso di impedire ai cittadini russi di entrare, tranne che per ragioni umanitarie.

Le code al confine finlandese sono molto meno lunghe di quelle verso i paesi dove non serve un visto, e la situazione al momento è sotto controllo. Ma il governo ha fatto sapere che nei prossimi giorni potrebbe decidere di introdurre misure restrittive per limitare l’ingresso di cittadini russi nel paese.

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