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  • Mercoledì 21 settembre 2022

Le prime reazioni dei russi all’annuncio della “mobilitazione parziale”

Migliaia di persone hanno protestato per tutta la giornata, mentre molti uomini arruolabili stanno cercando di scappare dal paese

Una manifestante arrestata dalla polizia durante le proteste a Mosca (AP Photo/Alexander Zemlianichenko)
Una manifestante arrestata dalla polizia durante le proteste a Mosca (AP Photo/Alexander Zemlianichenko)
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La “mobilitazione parziale” annunciata mercoledì mattina dal presidente russo Vladimir Putin ha causato le proteste di migliaia di persone in diverse città della Russia, centinaia delle quali sono già state arrestate dalla polizia. Migliaia di uomini tra quelli che potrebbero essere mandati in Ucraina a combattere stanno provando a scappare dalla Russia: in molti casi superando il confine via terra, dato che i voli verso altri paesi in cui si può entrare senza il bisogno di un visto si sono riempiti molto rapidamente.

Le proteste – che dalle testimonianze disponibili sembrano ovunque pacifiche – si sono sviluppate sia nelle città più grandi, come Mosca e San Pietroburgo, che in altre più piccole e periferiche, come alcune in Siberia. La polizia sta cercando di fermare le proteste con la forza e arrestando i manifestanti: a Mosca, per esempio, le autorità hanno minacciato pene fino a 15 anni di prigione per chi partecipa a proteste non autorizzate in città.

Nonostante arresti e minacce durante tutta la giornata, le proteste stanno continuando anche durante la serata: a San Pietroburgo i manifestanti intonavano il coro «Putin in trincea», a Mosca «no alla guerra».

Al momento è difficile fare una stima di quanti arresti ci siano già stati: il giornale indipendente Meduza sta tenendo aggiornata in tempo reale la situazione delle proteste in diverse città, mentre il sito russo indipendente OVD-Info – che si occupa soprattutto di accertare e verificare violazioni dei diritti umani – ha confermato oltre 1.300 arresti avvenuti nella giornata di mercoledì.

Secondo il ministero della Difesa russo la mobilitazione parziale riguarda 300mila riservisti (su circa 2 milioni totali) che saranno inviati gradualmente in Ucraina. Putin ha detto che sarà data la priorità a chi ha esperienza nell’esercito, ma in molti casi si tratta di persone che hanno sì fatto il servizio militare, ma che non sono soldati di professione, e quindi assai poco esperti su come si combatte una guerra e spesso impauriti.

Per questo moltissimi stanno cercando di fuggire, anche se non è semplice: i posti disponibili nei voli verso i paesi vicini che non richiedono un visto – come Armenia, Turchia e Azerbaijan – sono finiti molto velocemente. I costi dei biglietti si sono alzati di almeno otto volte rispetto a quelli abituali.

Il Moscow Times ha raccolto diverse testimonianze tra uomini russi che stanno cercando in tutti i modi di evitare la chiamata. Molti di loro si stanno organizzando per lasciare il paese, anche se non è ancora chiaro quanto sarà possibile farlo senza intoppi. Il capo della commissione per la Difesa del parlamento russo, Andrei Kartapolov, ha detto che è probabile che i confini restino aperti, mentre il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, non ha voluto commentare la cosa: è possibile che dipenderà anche dalle dimensioni di questa fuga.

Altri stanno cercando modi diversi di evitare di andare in guerra: un ragazzo di 30 anni intervistato dal Moscow Times ha detto di essere disposto a tutto, anche a rompersi un braccio per avere un’esenzione medica. Ha aggiunto che molti potrebbero provare a reiscriversi all’università.

Nelle ultime ore sono anche circolati video che testimonierebbero lunghe file di automobili che tentano di oltrepassare il confine tra la Russia e la Finlandia: al momento non ci sono informazioni ufficiali che confermino una mobilitazione di questo genere, e la guardia di frontiera finlandese ha fatto sapere che per il momento la situazione è normale.

Secondo il governo russo al momento in Ucraina sono morti poco meno di 6mila soldati russi: in questo caso non si spiegherebbe la necessità di arruolarne altri. In realtà, secondo stime occidentali, i morti e feriti nell’esercito russo sarebbero tra i 70 e gli 80 mila, circa la metà di tutte le forze dispiegate finora.

Anche per questo l’annuncio della mobilitazione parziale è stato visto come un segnale di debolezza da parte di Putin: da una parte la necessità di nuovi soldati è un’ammissione implicita del fallimento della sua strategia in Ucraina, dall’altra il fatto di non aver dichiarato la mobilitazione “generale” è sembrato un tentativo di nascondere le difficoltà all’interno del paese.

– Leggi anche: La «mobilitazione parziale» è un segnale di debolezza per Putin