I programmi dei grandi partiti, a confronto

Una guida sintetica su chi promette cosa su tasse, pensioni, ambiente e altro

(ANSA)
(ANSA)

Negli ultimi giorni tutti i principali partiti e le coalizioni elettorali che partecipano alle elezioni del 25 settembre hanno presentato i loro programmi. Al contrario delle campagne elettorali recenti, sono quasi del tutto assenti proposte spregiudicate e capaci di creare discussione, come era stato per esempio il reddito di cittadinanza nel 2018. Questo perché la caduta del governo di Mario Draghi e l’anticipo delle elezioni a settembre (la prima volta che le politiche si tengono in autunno) ha costretto i partiti ad affrettare la campagna: sono strettissimi i tempi per trovare i candidati, per tenere i comizi e anche per scrivere i programmi.

Molti dei programmi, di fatto, sono stati scritti in pochi giorni, ed è probabile che la loro importanza risulterà più limitata del solito nel corso della prossima legislatura.

Per fare un esempio, il programma della coalizione di destra entra poco nei dettagli e probabilmente cambierà molto a seconda di come andranno gli equilibri tra i partiti. Non è nemmeno da escludere che alcune proposte importanti usciranno nelle prossime settimane, più a ridosso del voto. Intanto abbiamo selezionato e spiegato cosa promettono le principali forze politiche su sette questioni importanti: tasse, rapporto tra Europa e Russia, inflazione, crisi ambientale, pensioni, lavoro e assistenza, riforme istituzionali.

I programmi completi si trovano qui:
Coalizione di destra
Partito Democratico
Movimento 5 Stelle
Azione e Italia Viva

Tasse
Coalizione di destra
Benché due dei tre partiti della coalizione (Lega e Forza Italia) siano da anni fortissimi sostenitori di una “flat tax” – cioè di un’aliquota IRPEF uguale per tutti che sostituirebbe le aliquote progressive e a scaglioni attualmente esistenti – la flat tax è poco presente nel programma della destra. Se ne parla in un punto scarno, in cui si dice che la flat tax al 15 per cento sarà estesa alle persone con partita IVA e con reddito fino a 100 mila euro l’anno (attualmente riguarda i redditi fino a 65 mila euro) e che sarà applicata anche ai “redditi aggiuntivi”, cioè al reddito che eccede quanto guadagnato l’anno precedente. Il programma sostiene che, eventualmente, ci potrebbero essere ulteriori ampliamenti a famiglie e imprese, che però non sono specificati.

La destra propone poi una generale riduzione della pressione fiscale (anche qui non specificata), una semplificazione del sistema fiscale e la «pace fiscale», cioè la promozione di sistemi (non specificati) per risolvere rapidamente la situazione di chi ha debiti pregressi con l’Agenzia delle entrate.

Partito Democratico
Nel suo programma, il PD rifiuta esplicitamente le proposte di flat tax della destra a favore di un «sistema fiscale equo e progressivo». Anche il PD propone una riduzione delle aliquote IRPEF, a partire dai redditi medi e bassi, ma la sua proposta più notevole è quella di aumentare gli stipendi netti «fino a una mensilità in più» all’anno, che sarà ottenuta tagliando i contributi INPS a carico dei lavoratori dipendenti e assimilati, ma mantenendo invariato il calcolo dei contributi pensionistici. I soldi per questo enorme taglio delle tasse sul lavoro saranno ottenuti, sostiene il PD, dal recupero dell’evasione fiscale e tassando gli extraprofitti delle aziende energetiche.

Il PD propone poi vari altri sgravi fiscali, sia per i singoli, come «una tassazione agevolata per il secondo percettore di reddito in famiglia», sia per le aziende, per esempio con l’azzeramento dei «contributi per le assunzioni a tempo indeterminato dei giovani fino a 35 anni», o grosse detrazioni fiscali per le startup.

Movimento 5 Stelle
Il Movimento 5 Stelle propone di stabilizzare e rendere definitive alcune delle norme approvate con il suo sostegno durante questa legislatura: anzitutto il cosiddetto Superbonus, l’agevolazione fiscale per gli interventi di ristrutturazione che migliorano l’efficienza energetica di case e condomini, che secondo il M5S consentirà di «investire a costi ridotti nella transizione ecologica».

Nel programma del M5S si propone di eliminare l’IRAP, cioè un’imposta regionale sulle attività produttive pagata da aziende e imprenditori, e di ridurre il cuneo fiscale, cioè le tasse sul lavoro, ma il grosso dell’attenzione è su misure di efficientamento del fisco. Per esempio, c’è la proposta di rendere immediato l’accredito delle detrazioni fiscali per spese effettuate con strumenti elettronici (il M5S parla di «cashback fiscale») e di aumentare le possibilità di rateazione delle cartelle esattoriali. In nessuna parte del suo programma il M5S parla di come intenda finanziare queste misure.

Azione e Italia Viva
Il cosiddetto “terzo polo”, più che promettere grossi tagli alle tasse, intende soprattutto riformare e ristrutturare il sistema fiscale, semplificando le detrazioni e le aliquote dell’IRPEF, eliminando l’IRAP e passando a due aliquote dell’IVA, contro le quattro attualmente in vigore. Azione e Italia Viva intendono inoltre introdurre un «minimo esente», cioè detassare completamente i redditi molto bassi e giudicati «essenziali per sopravvivere», e anzi integrare con soldi pubblici i redditi che scendono sotto questo minimo – in Italia oggi i redditi annuali fino a 8.174 non pagano IRPEF di fatto. Intendono inoltre applicare grossi sgravi fiscali ai giovani: nessuna tassa fino ai 25 anni, ridotte del 50 per cento fino ai 29.

Europa e Russia
Destra
Il posizionamento internazionale dell’Italia è il primo punto del programma della coalizione di destra, e anche uno dei più controversi, visto il tradizionale scetticismo nei confronti dell’Unione Europea di Fratelli d’Italia e Lega, e la vicinanza al regime russo di Vladimir Putin di Lega e Forza Italia. In realtà il programma cerca di essere rassicurante, garantendo il «rispetto delle alleanze internazionali» e «degli impegni assunti nell’Alleanza Atlantica», il «sostegno all’Ucraina di fronte all’invasione della Federazione Russa» e la «piena adesione al processo di integrazione europea».

Un elemento controverso c’è comunque, ed è la proposta di rivedere «le regole del Patto di stabilità e della governance economica». Sono le regole di bilancio stabilite dall’Unione Europea nei suoi trattati, che impongono limiti al deficit e al debito che i paesi membri possono fare. La destra vuole rinegoziare questi limiti, probabilmente per poter fare più debito, ma potrebbero esserci conseguenze, soprattutto in un momento in cui la posizione economica dell’Italia è considerata piuttosto precaria sui mercati internazionali, e la Banca centrale europea ha attivato nuove misure per proteggere il paese dall’aumento dello spread. Queste misure potrebbero non essere sufficienti se l’Italia apparisse sui mercati come fiscalmente irresponsabile.

Partito Democratico
Sulla collocazione internazionale dell’Italia, il PD è in quasi totale continuità con il governo Draghi: forte integrazione con l’Unione Europea, che deve essere accelerata con una riforma dei trattati per abolire il diritto di veto, mantenimento delle alleanze occidentali e sostegno all’Ucraina contro l’aggressione della Russia. Anche il PD propone di «parametrare» il Patto di stabilità, una proposta nei fatti molto più moderata di quella della destra.

Movimento 5 Stelle
Il programma del M5S è simile a quello della destra quando si parla di Europa: «solida collocazione» europeista ma riforma del Patto di stabilità. Una grossa differenza rispetto agli altri partiti riguarda però la questione della guerra in Ucraina: il programma non la menziona nemmeno una volta, ma parla di fermare «la corsa al riarmo». Significa, in continuità con le posizioni espresse da Giuseppe Conte negli ultimi mesi, che il M5S vorrebbe interrompere l’invio di armi all’Ucraina, e adottare una posizione più remissiva nei confronti della Russia.

Azione e Italia Viva
Il programma di Azione e Italia Viva è piuttosto stringato quando si parla del posizionamento internazionale dell’Italia, e cita soprattutto l’Unione Europea, nella quale il processo di integrazione e federalismo dovrebbe essere approfondito e accelerato. Propone di riformare i trattati in senso federalista, abolire la necessità del voto unanime nelle decisioni, adottare una politica estera comune. Il programma, quando parla dell’energia, sostiene piuttosto energicamente che sia necessario rendersi indipendenti dal gas russo, ma non cita mai l’Ucraina.

Inflazione
Destra
Per contrastare l’aumento dei prezzi, la coalizione di destra propone di calmierare i prezzi sui beni di prima necessità riducendo l’IVA. Lo stesso dovrebbe essere fatto per i prodotti energetici.

Partito Democratico
Oltre a una serie di misure per aumentare salari e pensioni, anche il PD ha scritto nel suo programma che intende abbassare le bollette dell’energia, senza spiegare bene come intenda farlo. Una proposta più dettagliata è quella sull’istituzione di un contratto di “luce sociale”, che dovrebbe garantire alle famiglie con redditi medi e bassi forniture energetiche a prezzi calmierati. Il PD propone infine di costruire 500 mila nuovi alloggi popolari in 10 anni.

Movimento 5 Stelle
Contro l’aumento delle bollette dell’energia, il M5S propone di rivedere il sistema di formazione del prezzo del gas. In particolare, intende sganciare il prezzo dal mercato olandese TTF, cioè il principale mercato di scambio europeo del gas, che secondo il partito è soggetto a fenomeni di speculazione. Non è però chiaro come il M5S intenda comprare il gas sui mercati internazionali, senza il TTF.

Crisi ambientale
Destra
Il programma della coalizione di destra definisce «l’ambiente» come «una priorità», ma poi usa una formula piuttosto ambigua: «Rispettare e aggiornare gli impegni internazionali assunti dall’Italia per contrastare i cambiamenti climatici», in cui non è spiegato cosa si intenda per «aggiornare». Ci sono poi altre proposte piuttosto generiche sulla riforma del sistema dei rifiuti, la creazione di nuove riserve naturali, la «promozione dell’educazione ambientale e al rispetto della fauna e della flora».

Partito Democratico
Il PD identifica lo sviluppo sostenibile e la transizione ecologica come il primo dei «pilastri di Italia 2027», cioè del suo progetto di governo per la prossima legislatura (il 2027 è quando finirà). Per questo ha proposte molto più dettagliate, che partono dall’adesione a Fit For 55, il progetto della Commissione Europea che prevede di ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55 per cento entro il 2030 e di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050.

Il programma del PD si concentra quasi esclusivamente sulla cosiddetta transizione ecologica, cioè sul passaggio a fonti di energia rinnovabili. Propone sgravi fiscali per gli incentivi ambientali, la progressiva riduzione di sussidi dannosi per l’ambiente, e soprattutto l’installazione entro il 2030 di nuovi impianti rinnovabili capaci per 85 GW di potenza complessiva. È un obiettivo ambizioso: attualmente le rinnovabili in Italia arrivano a 61 GW di potenza, e nel 2021 ne è stato installato appena 1,35 GW, contro i dieci all’anno che sarebbero necessari per raggiungere gli obiettivi europei.

Movimento 5 Stelle
Quando parla di ambiente il M5S in parte ripropone alcune delle sue misure più note, come il Superbonus, e in parte punta alla diffusione di nuove tecnologie, come le “smart road” (il programma non spiega di cosa si tratta, ma è probabile che il riferimento sia a una tecnologia piuttosto fumosa e non testata di sistemi stradali interconnessi, per la riduzione del traffico e l’aumento della sicurezza) e il cambio del parco auto con modelli elettrici. Il M5S intende anche eliminare la burocrazia per favorire la creazione di impianti a energia rinnovabile e fermare completamente «nuove trivellazioni [di petrolio] e nuovi inceneritori [di rifiuti]».

Azione e Italia Viva
Il programma del “terzo polo” è piuttosto dettagliato sulla questione ambientale. Parla ampiamente della necessità di raggiungere l’indipendenza dal gas russo, costruendo nuovi rigassificatori e aumentando la produzione nazionale di gas naturale (non esattamente una misura ambientalista, benché secondo molti necessaria), ma poi aderisce agli obiettivi di riduzione delle emissioni fissati dalla Commissione Europea: 55 per cento entro il 2030 e neutralità carbonica entro il 2050. Per farlo, stima che potrebbe essere necessario installare fino a 140 GW di impianti alimentati da fonti rinnovabili. Promette inoltre di ridurre il trasporto merci su gomma e di favorire quello su rotaia, e misure per aumentare l’efficienza energetica degli edifici.

Azione e Italia Viva dedicano una parte del programma anche alla crisi idrica, citando la realizzazione di bacini per trattenere le acque piovane e la necessità di ridurre le perdite della rete idrica, che arrivano fino al 40 per cento. Cita anche l’economia circolare, e il potenziamento del sistema del trattamento dei rifiuti, sia aumentando la raccolta differenziata sia costruendo nuovi termovalorizzatori, un tema notoriamente controverso.

Pensioni
Destra
I leader della destra in questi giorni hanno parlato molto di pensioni: Silvio Berlusconi è tornato alla sua vecchia promessa elettorale di portare quelle minime a 1.000 euro, Matteo Salvini ha parlato di “quota 41”, che consentirebbe di andare in pensione anticipata a chi ha almeno 41 anni di contributi, anziché i 42 anni e 10 mesi per gli uomini o i 41 anni e 10 mesi per le donne che entreranno in vigore a partire dall’anno prossimo.

In realtà, tutte queste proposte non sono presenti per ora nello scarno programma della destra, che parla soltanto di «flessibilità in uscita dal mondo del lavoro e accesso alla pensione, favorendo il ricambio generazionale», e ancor più genericamente di innalzare «le pensioni minime, sociali e di invalidità». È probabile che misure più precise, come su molti altri temi, saranno definite a ridosso del voto, o addirittura dopo, quando gli equilibri tra i partiti della coalizione saranno più chiari.

Partito Democratico
Anche il PD propone «maggiore flessibilità in uscita dal mondo del lavoro» e promette la possibilità di andare in pensione a partire da 63 anni di età, anche se il riferimento non è a tutti i lavoratori, ma solo ad alcune categorie che fanno lavori più gravosi. A partire dal 1° gennaio, senza modifiche legislative, l’età per andare in pensione di vecchiaia sarà di 67 anni.

Il PD vuole inoltre rendere strutturali l’APE sociale (un’indennità concessa dallo stato ai lavoratori in difficoltà per consentire loro di andare in pensione a 63 anni anziché a 67) e Opzione Donna (un programma che consente alle donne di andare in pensione prima, anche a 58 anni, con alcune precise condizioni). Per i giovani, il PD vuole introdurre una «pensione di garanzia, che stanzi fin da subito le risorse necessarie a garantire una pensione dignitosa a chi ha carriere lavorative discontinue e precarie».

Movimento 5 Stelle
Le promesse del M5S sono piuttosto scarne: si parla di ampliare le categorie dei lavori gravosi e usuranti, per consentire a più persone di andare in pensione anticipata, ed evitare il ritorno alla “legge Fornero”, che rientrerà in vigore a partire dal 1° gennaio 2023 e prevede minimo 20 anni di servizio e 67 anni di età per la pensione di vecchiaia.

Azione e Italia Viva
In maniera piuttosto notevole, il “terzo polo” non ha una parte del suo programma esplicitamente dedicata alle pensioni, e di fatto non cita alcuna misura o riforma in proposito. È probabile che ritenga adeguata la legge attualmente in vigore, che dal 1° gennaio 2023 tornerà alla legge Fornero.

Lavoro e assistenza
Destra
Nel programma della Destra uno dei temi principali è l’abolizione del reddito di cittadinanza. La Destra propone che venga sostituito con «misure più efficaci di inclusione sociale e di politiche attive di formazione e di inserimento nel mondo del lavoro», anche se nel programma non se ne approfondiscono i dettagli.

La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha sempre fortemente criticato il reddito di cittadinanza, e di recente lo ha definito «culturalmente sbagliato». Ha proposto di mantenerlo solo per le famiglie con anziani, disabili e minori e di toglierlo a tutti gli altri, per poi destinare quelle risorse alle imprese come incentivo per assumere personale. Tra le altre misure proposte dalla Destra, ci sono la defiscalizzazione per i nuovi assunti e l’abbassamento dell’IVA per i beni di prima necessità e l’innalzamento del limite all’uso del contante (attualmente di 2mila euro).

Partito Democratico
A proposito del reddito di cittadinanza, il PD non ha proposto di abolirlo, ma di «ricalibrarlo» a partire dall’ingiustificata penalizzazione per la famiglie numerose che al momento ricevono poche centinaia di euro in più delle persone single. Il PD ha anche proposto l’introduzione di un salario minimo per i lavoratori (che dovrebbe essere di 9 euro lordi all’ora), e l’obbligo di retribuzione per gli stage curriculari e l’abolizione degli stage extra-curriculari (salvo quelli attivati nei 12 mesi successivi alla conclusione di un percorso di studi).

Movimento 5 Stelle
Il reddito di cittadinanza, che il primo governo Conte aveva approvato a metà gennaio 2019 e che di fatto era stata la principale misura del partito nei suoi anni al governo, viene affrontata molto genericamente nel programma: il testo promette l’introduzione di una serie di misure per rendere «più efficiente il sistema delle politiche attive» e un «monitoraggio delle misure antifrode». Non viene però specificato in che modo si vogliano attuare questi miglioramenti.

Anche il M5S, come il PD, propone l’introduzione di un salario minimo per i lavoratori. Nel programma c’è inoltre la proposta di abolire la possibilità di svolgere stage e tirocini gratuitamente, e l’introduzione di un compenso minimo per i tirocinanti e il riconoscimento del periodo di tirocinio ai fini pensionistici.
 
Azione e Italia Viva
Sul reddito di cittadinanza, che in passato il leader di Italia Viva Matteo Renzi aveva proposto di abolire del tutto, il programma del cosiddetto “terzo polo” è abbastanza cauto: propone infatti che il sussidio venga tolto dopo il primo rifiuto di un’offerta di lavoro congrua e che ci sia un limite temporale di due anni per trovare un’occupazione. Dopo due anni l’importo dell’assegno deve essere ridotto di almeno un terzo. Anche Azione e Italia Viva, inoltre, propongono l’introduzione di un salario minimo.

Riforme istituzionali
Destra
La riforma del sistema istituzionale proposta dalla Destra è uno dei temi di cui si è maggiormente parlato negli ultimi giorni. Il programma chiede, molto genericamente, che venga introdotta l’elezione diretta del presidente della Repubblica. Non si entra nel dettaglio e non si spiega, per esempio, se questa modifica dovrebbe comportare anche un rafforzamento dei suoi poteri. Dopo la pubblicazione del programma, il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi ha però detto che se andrà al governo proporrà l’introduzione in Italia del sistema presidenziale, ovvero che i cittadini eleggano un capo dello Stato che abbia anche poteri esecutivi. Nei giorni successivi anche Giorgia Meloni ha detto di essere favorevole all’introduzione di un sistema presidenziale.

Movimento 5 Stelle
Nel programma si propone di introdurre nell’ordinamento italiano la cosiddetta “sfiducia costruttiva”, una misura presente nelle Costituzioni di diversi paesi per rafforzare la stabilità dei governi. In sostanza, prevede che un governo non possa essere sfiduciato se contestualmente il parlamento non vota la fiducia a un altro governo. Tra le altre cose, propone l’estensione del diritto di voto ai 16enni, una legge che impedisca ai parlamentari di cambiare partito durante una legislatura, e che il limite di due mandati – cioè il divieto di candidarsi una terza volta già scelto per i parlamentari del M5S – venga esteso anche a tutti gli altri partiti.

Partito Democratico
Il programma del PD propone innanzitutto che fin dall’inizio della prossima legislatura venga approvata una nuova legge elettorale. Non specifica però di che tipo dovrebbe essere, e si limita a dire che rispetto a quella attuale – il cosiddetto “Rosatellum” – non dovrebbe avere le “liste bloccate”: il sistema attuale prevede infatti che la graduatoria dei candidati in lista scelti dai partiti non sia modificabile, e gli elettori non hanno possibilità di dare la preferenza a un determinato candidato.

Azione e Italia Viva
La principale riforma proposta dal “terzo polo” è la modifica della scelta del presidente del Consiglio, con l’introduzione del cosiddetto “sindaco d’Italia”. È un tema molto caro soprattutto a Matteo Renzi, che più volte in passato vi aveva fatto riferimento. In base a questa riforma, che prevede congiuntamente anche una riforma del sistema elettorale, il presidente del Consiglio non sarebbe scelto dalla maggioranza di governo, ma direttamente dagli elettori.