Azione andrà alle elezioni col centrosinistra

Dopo giorni di trattative il suo leader Carlo Calenda ha trovato un accordo col Partito Democratico

Da sinistra: Simona Malpezzi del PD, Benedetto Della Vedova di +Europa, il segretario del PD Enrico Letta, il leader di Azione Carlo Calenda, Debora Serracchiani del PD (Mauro Scrobogna/LaPresse)
Da sinistra: Simona Malpezzi del PD, Benedetto Della Vedova di +Europa, il segretario del PD Enrico Letta, il leader di Azione Carlo Calenda, Debora Serracchiani del PD (Mauro Scrobogna/LaPresse)
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Azione, il partito centrista guidato da Carlo Calenda, ha trovato un accordo col Partito Democratico per presentarsi insieme alle elezioni all’interno della coalizione di centrosinistra, con un programma condiviso. L’accordo è stato trovato martedì mattina dopo una riunione fra Calenda e il segretario del PD Enrico Letta. Fino a poche ore fa l’accordo sembrava molto lontano per via delle divergenze fra Azione e PD sia su alcuni temi politici sia soprattutto sulla composizione della coalizione.

PD e Azione si sono anche spartiti la quota di candidati nei collegi uninominali che verranno presentati dalla coalizione. Esclusi quelli riservati alle liste più piccole, il PD ne esprimerà il 70 per cento, mentre Azione e +Europa (il partito di centro guidato da Emma Bonino, stretto alleato di Azione), il 30 per cento. Era esattamente la condizione che Calenda aveva chiesto al PD nei giorni scorsi per ottenere un accordo. PD e Azione si sono anche impegnati a «non candidare personalità che possano risultare divisive per i rispettivi elettorati nei collegi uninominali», come si legge nel testo dell’accordo. Nei giorni scorsi Calenda aveva più volte criticato il PD per l’intenzione – raccontata dai giornali – di candidare nei collegi uninominali persone provenienti dalla sinistra radicale e dal Movimento 5 Stelle, da cui Azione è molto lontana.

«Abbiamo siglato un’intesa molto importante all’interno di un accordo molto più largo, necessario per essere vincenti contro la destra», ha commentato Letta. Nel documento che contiene l’accordo, PD e Azione spiegano anche di avere trovato un compromesso su alcune proposte politiche condivise, fra cui «assoluta priorità all’approvazione delle leggi in materia di diritti civili e Ius scholae». «Siamo totalmente soddisfatti del testo che abbiamo sottoscritto», ha detto Calenda. Nel documento si legge:

Per quanto riguarda le riforme da completare e/o emendare dopo l’interruzione traumatica del governo, PD e Azione/+Europa concordano sulla necessità di: a) realizzare integralmente il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza nel rispetto del cronoprogramma convenuto con l’Unione europea; b) improntare le politiche di bilancio alla responsabilità e le politiche fiscali alla progressività, promuovendo al contempo una riforma del Patto di Stabilità e Crescita dell’Unione Europea che non segni un ritorno alla stagione dell’austerità; c) non aumentare il carico fiscale complessivo; d) correggere lo strumento del Reddito di Cittadinanza e il «Bonus 110%» in linea con gli intendimenti tracciati dal governo Draghi; e) dare assoluta priorità all’approvazione delle leggi in materia di Diritti civili e Ius scholae.

Le trattative fra Partito Democratico e Azione andavano avanti ormai da diversi giorni. Il PD considera Azione uno dei partiti più importanti per espandere al centro la coalizione che sta costruendo, ed avere quindi più possibilità di contendere alla coalizione di destra i 221 collegi uninominali previsti dalla legge elettorale, in cui si eleggono altrettanti parlamentari. Nei collegi uninominali viene eletto il candidato o la candidata che ottiene un voto in più degli avversari: il PD ritiene che soltanto un’alleanza elettorale molto ampia, che va dalla sinistra radicale ai partiti di centro, possa evitare che la coalizione di destra vinca nella maggior parte dei collegi uninominali.

Calenda aveva ripetuto più volte di sentirsi più vicino al centrosinistra che al centrodestra, ma al contempo di recente ha accolto dentro Azione diversi importanti ex dirigenti e leader di Forza Italia – come le attuali ministre Mara Carfagna e Mariastella Gelmini – e ha sottolineato di pensarla diversamente dal PD su vari argomenti, dall’economia al welfare passando per la transizione ecologica. In una lettera aperta lunedì Calenda aveva chiesto al PD di trovare un compromesso su alcuni temi politici e di non candidare persone ritenute divisive nei collegi uninominali, spiegando che per la stessa ragione aveva già rinunciato a candidare nei collegi uninominali Carfagna e Gelmini. Alla fine Calenda è stato accontentato su entrambi i punti.