Il criticato sistema di vendita dei biglietti del tour americano di Bruce Springsteen

La piattaforma Ticketmaster ha applicato ad alcuni un algoritmo che alza il prezzo fino a migliaia di dollari se a richiederli sono in tanti

(Harry How/Getty Images for the Invictus Games Foundation)
(Harry How/Getty Images for the Invictus Games Foundation)
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Nel 2023 il cantante americano Bruce Springsteen farà il suo primo grande tour negli stadi dal 2016 e negli Stati Uniti i prezzi di alcuni biglietti hanno superato i 5mila dollari. Non si tratta – come si potrebbe immaginare – dei prezzi di biglietti rivenduti illegalmente dai bagarini, ma di quelli del rivenditore ufficiale, la piattaforma online Ticketmaster. Le cifre esorbitanti a cui è stata venduta una parte dei biglietti hanno sollevato un dibattito online e reazioni di sdegno da parte dei fan dell’artista, che è uno dei cantanti rock più famosi di sempre ed è particolarmente noto per i suoi concerti molto lunghi e partecipati, oltre che per le sue idee progressiste e attente alle questioni sociali.

I biglietti – che avevano un prezzo di partenza attorno ai 200 dollari – hanno raggiunto cifre spropositate per via del cosiddetto “dynamic pricing”, un algoritmo che regola il prezzo di un prodotto in vendita online sulla base di quanto le persone (anche una piccola parte) sono disposte a pagare per averlo. È probabile che Springsteen fosse al corrente di questa operazione ma, nonostante le molte critiche ricevute in questi giorni, non ha fatto dichiarazioni a riguardo.

Per l’acquisto online di biglietti molto ambiti come quelli per il tour di Bruce Springsteen, quello che succede solitamente negli Stati Uniti è che le persone arrivano sul sito del rivenditore, in questo caso Ticketmaster, e aspettano online di poter fare il proprio acquisto creando delle “file virtuali”. Per avere un’idea, secondo quanto riportato dal New York Times, solo martedì mattina c’erano 90mila persone connesse in attesa di comprare i biglietti per una data di Springsteen a Philadelphia.

Quando arriva il loro turno, gli utenti hanno solitamente pochi minuti a disposizione per scegliere tra i posti rimasti, valutare il prezzo ed eventualmente comprare i biglietti. Durante questa operazione molti fan di Springsteen si sono trovati a poter scegliere solo biglietti da diverse migliaia di dollari per posti chiamati “Platinum seats”, che di fatto non hanno niente di speciale rispetto a molti altri posti i cui biglietti erano stati venduti a prezzi decisamente inferiori.

La ragione è per l’appunto che Ticketmaster ha vincolato i prezzi di questi particolari biglietti (che comunque erano solo una piccola parte del totale) a una tecnologia che li alza e li abbassa sulla base del loro supposto valore di mercato, calcolato incrociando vari dati. Nel caso di Bruce Springsteen, la domanda era evidentemente altissima e i prezzi hanno superato i 4mila o 5mila dollari a biglietto.

Questo sistema, detto dynamic pricing, non è una novità ed è da tempo molto usato in altri settori dell’e-commerce, come per esempio quello dei voli aerei e delle prenotazioni di alberghi. Anche su Amazon molti prodotti hanno prezzi che variano frequentemente e anche significativamente, proprio perché la piattaforma cerca di guadagnare il massimo seguendo le oscillazioni del loro valore di mercato.

In un’intervista Michael Rapino, capo di Live Nation Entertainment, l’azienda che possiede Ticketmaster, ha spiegato che il motivo per cui la piattaforma ha cominciato a usare questo sistema è che spesso i biglietti per i concerti più richiesti acquisiscono un valore di mercato molto superiore a quello con cui vengono esposti sul sito e che questa differenza è quella che fa arricchire i bagarini, cioè quelli che comprano molti biglietti al prezzo iniziale per rivenderli illegalmente a prezzi più alti quando i rivenditori ufficiali li esauriscono.

Secondo Rapino, il dynamic pricing risolve in parte il problema perché fa sì che tutti i soldi che normalmente finiscono ai bagarini rimangano agli artisti – e ovviamente anche alla piattaforma che ne trattiene una parte. La speculazione sui prezzi dei biglietti di fatto rimane, spostandosi dai bagarini all’industria musicale, e rimanendo un problema per chi è in cerca di biglietti a prezzi accessibili.

Il dynamic pricing è un servizio che Ticketmaster offre agli artisti che lo chiedono, ed è quindi stato autorizzato da Springsteen o quantomeno dal suo staff. Il suo manager, Jon Landau, ha fatto una dichiarazione molto generica, sottolineando che la gran parte dei biglietti aveva comunque un prezzo attorno ai 200 dollari, inferiore o pari a quello di altri concerti dello stesso calibro. Secondo i numeri diffusi dallo staff di Springsteen l’88,2 per cento di quelli che hanno comprato un biglietto l’hanno pagato il prezzo base, mentre l’1,3 per cento ha speso più di mille dollari e la restante parte ha pagato una cifra intermedia.

La lotta al bagarinaggio ha una lunga storia nel settore dei concerti e degli spettacoli dal vivo e non ha una vera soluzione. I tentativi di mantenere calmierati i prezzi dei concerti per renderli accessibili a più persone possibili hanno spesso giocato a favore dei bagarini, che trovano facilmente qualcuno disposto a spendere cifre esagerate per avere biglietti che risultano esauriti. Più efficaci sono gli sforzi per impedire ai bagarini di acquistare online grandi quantità di biglietti usando particolari sistemi informatici. E servizi alternativi alle grandi piattaforme, come l’app inglese Dice, sempre più diffusa anche in Italia, rendono molto facile per gli spettatori scambiare e rivendere i biglietti di concerti a cui non possono prendere parte, riducendo il mercato ai bagarini.

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