Le conseguenze dell’innalzamento del livello dei mari, secondo Trump

«Avremo un po' più di case sulla spiaggia: non è la cosa peggiore del mondo», ha detto durante un comizio in Alaska

(Justin Sullivan/Getty Images)
(Justin Sullivan/Getty Images)

Sabato, durante il suo discorso al raduno “Save America” tenuto dal Partito Repubblicano ad Anchorage, in Alaska, l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha accennato ai temi del riscaldamento globale e dell’aumento del livello dei mari, liquidandoli con una battuta e confermando ancora una volta il suo approccio negazionista nei confronti del cambiamento climatico e delle conseguenze che la comunità scientifica prevede avrà nei prossimi anni.

«Non potete preoccuparvi del riscaldamento globale: l’altro giorno qualcuno ha detto che gli oceani si alzeranno di un ottavo di pollice [circa 3 millimetri, ndr] nel corso dei prossimi 300 anni. Abbiamo problemi più gravi di questo. Avremo un po’ più di case sulla spiaggia: non è la cosa peggiore del mondo».

Nella sua carriera politica e quando era presidente degli Stati Uniti, dal 2016 al 2020, Trump ha sempre parlato in maniera molto scettica del cambiamento climatico e degli accordi internazionali sul clima. Tra le prime cose che fece all’inizio del suo mandato ci fu firmare un ordine esecutivo per cancellare buona parte delle iniziative adottate dall’amministrazione Obama per contrastare il cambiamento climatico.

Negli ultimi anni, il radicale negazionismo di Trump nei confronti del cambiamento climatico ha portato all’estremo la divisione tra progressisti e conservatori sulla questione, che negli Stati Uniti è più pronunciato che in altri paesi del mondo.

Sabato sera Trump ha parlato al comizio di Anchorage in sostegno di diversi candidati repubblicani alle elezioni del Congresso di metà mandato che si terranno a novembre: tra queste c’è anche la ex governatrice dello stato, Sarah Palin, nota per essere una dei politici statunitensi più conservatori.

L’IPCC (il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico), gli scienziati e gli esperti delle Nazioni Unite che studiano il riscaldamento globale sono d’accordo nel dire che lo scioglimento dei ghiacci dovuto all’aumento delle temperature è già in corso e sta contribuendo all’innalzamento dei livelli dei mari, un processo ormai avviato e che non potrà essere arrestato nei prossimi decenni. Secondo un rapporto dell’Onu del 2019, entro la fine del secolo, ci potrebbe essere un innalzamento fino a 1,1 metri, nel peggiore dei casi.

Entro la fine del secolo molte isole potrebbero diventare inabitabili a causa dell’innalzamento dei mari, comportando migrazioni e la necessità di ricollocare svariati milioni di persone. Oceani più caldi comporteranno anche eventi atmosferici molto più intensi ed estremi, con uragani e tifoni che potranno causare grandi inondazioni, complice anche l’innalzamento stesso dei mari lungo le aree costiere. I cambiamenti del clima interesseranno anche gli abitanti delle zone lontane dai mari, con ripercussioni sull’agricoltura e sulle altre attività produttive.