Capire il Palio di Siena

Dopo due anni di sospensione, una delle più lunghe che si ricordi, cavalli e fantini torneranno a correre sul tufo in Piazza del Campo

di Pietro Cabrio

I contradaioli della Selva esultano per la vittoria dell'ultimo Palio corso nel 2019 (Alessandro La Rocca/LaPresse)
I contradaioli della Selva esultano per la vittoria dell'ultimo Palio corso nel 2019 (Alessandro La Rocca/LaPresse)
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Sabato a Siena si tornerà a correre il Palio dopo due anni di sospensione causati dalla pandemia. È il Palio del 2 luglio, detto “di Provenzano” in riferimento alla ricorrenza cattolica, e il primo dei due che normalmente si corrono in Piazza del Campo in un anno: il secondo è quello “dell’Assunta” e si tiene il 16 agosto.

Un evento già di per sé sempre molto atteso e partecipato, che fino al 2019 aveva rappresentato anche una grossa opportunità economica per la città, quest’anno assume ancora più importanza per la lunga attesa che lo ha preceduto. Prima di quest’ultima sospensione, il Palio di Siena si era corso ininterrottamente dal 1632, ad eccezione dei periodi delle due guerre mondiali e, in precedenza, di altri eventi eccezionali, come le guerre d’indipendenza, lutti cittadini o nazionali, invasioni straniere e cataclismi.

Già l’anno scorso il sindaco Luigi De Mossi aveva provato a organizzare perlomeno un Palio straordinario, che storicamente si tiene in concomitanza di eventi o ricorrenze particolarmente rilevanti, come quello del 2018 organizzato in occasione del centenario della fine della Prima guerra mondiale. De Mossi aveva spiegato che «la città stava soffrendo, non tanto sotto l’aspetto turistico, ma sociale e antropologico» per la mancanza di un evento che da secoli scandisce il passare del tempo. A causa delle restrizioni ancora in vigore, non fu però possibile correrlo.

Il cavallo Remorex dopo il Palio dell’Assunta vinto da “scosso” nel 2019 (Alessandro La Rocca/LaPresse)

A Siena sono così passati due anni senza un solo Palio, uno dei periodi più lunghi che si ricordino in cui la città non abbia messo in scena una delle rievocazioni storiche più famose e longeve al mondo, che è insieme anche una vera corsa di cavalli, una giostra medievale in cui quasi tutto è consentito e uno scontro fra contrade, vendicativo e talvolta violento, che si porta dietro da secoli consuetudini, amicizie e rivalità.

Nel Palio si affrontano dieci delle diciassette contrade in cui è suddivisa Siena, ed è questo in particolare ciò che lo rende un evento raro e sotto molti aspetti incomprensibile a chi non lo conosce abbastanza. Ciascuna delle diciassette contrade rappresenta una zona circoscritta della città, e ognuna di queste ha una sua assemblea che sceglie periodicamente i dirigenti, cioè le persone che l’amministrano nelle sue varie attività e la rappresentano in pubblico. Le contrade come le conosciamo oggi esistono dal Settecento, ma le loro origini risalgono intorno all’anno Mille, quando a Siena nacquero le prime associazioni che offrivano servizi ai pellegrini diretti a Roma lungo la via Francigena.

Al Palio partecipano ogni anno, a turno, dieci delle diciassette contrade esistenti, in modo che nessuna arrivi a saltarne più di due di fila, a meno di casi particolari. In Piazza del Campo ogni contrada è rappresentata da un fantino e da un cavallo, oltre che dal suo “popolo”. Il cavallo è considerato il vero rappresentante della contrada, dato che può vincere anche da “scosso”, cioè dopo la caduta del fantino, e soprattutto perché estraneo ad eventuali accordi segreti e corruzione (i “partiti”, come li chiamano a Siena).

Da circa mezzo secolo fare il fantino al Palio è una professione a tutti gli effetti e non più un ruolo che poteva essere affidato anche ai contradaioli, il cui senso di appartenenza li rendeva fedeli e incorruttibili, il più delle volte. I fantini — che cavalcano “a pelo”, senza sella — ora vengono pagati decine di migliaia di euro dalle contrade che li ingaggiano, e non c’è nessun regolamento che vieti loro di riceverne anche altri, per danneggiare una rivale, nel caso ci siano poche speranze di vittoria, o addirittura per far perdere la propria, con tutti i rischi del caso.

Remorex, cavallo della Selva, con il fantino Giovanni Atzeni detto “Tittia” (Alessandro La Rocca/LaPresse)

Per ciascuna contrada la preparazione del Palio richiede tempo e soprattutto soldi. Fra i compiti dei dirigenti, la gestione della corsa è uno dei più importanti. I cavalli vengono infatti assegnati alle contrade in modo casuale soltanto pochi giorni prima della corsa: ciò comporta che le contrade debbano decidere alla svelta che strategie adottare e quale fantino ingaggiare, a seconda del cavallo ricevuto.

Nel caso una contrada si ritrovi con un cavallo ritenuto favorito, con ogni probabilità tenterà di ingaggiare uno dei fantini più bravi ed esperti, spendendo di più. Per aumentare le sue probabilità di vittoria, potrebbe anche dare qualcosa ai fantini delle contrade senza possibilità di vittoria, magari amiche o neutrali, per ostacolare una rivale. Se invece si ritrova con un cavallo sfavorito, potrebbe cercare ogni modo possibile per rovinare il Palio a una rivale. Il rischio di sorprese, tra incidenti e sabotaggi, è quindi elevato per tutti e fa sì che attorno ai fantini ci sia molta diffidenza: tutto questo può sfociare in aggressioni ed enormi risse sulla pista di tufo al termine della corsa.

Al Palio di sabato partecipano le contrade Valdimontone, Civetta, Leocorno, Torre, Istrice, Drago, Bruco, Pantera, Lupa e Chiocciola. L’assegnazione dei cavalli si è tenuta in piazza mercoledì pomeriggio e sembra aver premiato la Pantera e l’Istrice, a cui sono andati gli unici due cavalli non esordienti in piazza, Una per tutti e Schietta. Ma ci sono state soddisfazioni anche tra i contradaioli della Torre, per l’assegnazione del cavallo Viso d’Angelo, e in quelli della Chiocciola, a cui è andato Zentile.

Per i tanti cavalli esordienti (otto su dieci) e per la presenza di due cavalli che a Siena hanno già corso, ma senza mai vincere, si parla di un Palio piuttosto imprevedibile, aperto più del solito a ogni risultato, oltre che carico di tensioni accumulate nei due anni di sosta.

L’Istrice viene indicata come favorita perché oltre a un cavallo esperto avrà come fantino Carlo Sanna detto “Brigante”, già vincitore di un Palio in carriera. Ma in piazza l’Istrice troverà anche una sua contrada rivale, la Lupa, che potrebbe fare di tutto per ostacolarla. Non avrà invece rivali storici la Torre, che in realtà ne ha due — Oca e Onda — ma non corrono questo Palio. Oltre a un buon cavallo, la Torre avrà come fantino Jonatan Bartoletti detto “Scompiglio”, che in carriera ha corso il Palio venticinque volte, vincendone cinque. Il fantino più vincente tra quelli in attività — sette successi — è invece Giovanni Atzeni detto “Tittia”, che correrà per il Drago con il cavallo Zio Frac.

(ANSA/Claudio Giovannini)

Dopo le prove di questi giorni, sabato nel tardo pomeriggio i cavalli faranno il loro ingresso in piazza e si porteranno all’altezza del vicolo della Costarella dei Barbieri per la partenza. A quel punto la persona incaricata di gestire e rendere valida la partenza, il “mossiere”, estrae sul momento la busta precedentemente sorteggiata e annuncia l’ordine d’ingresso dei cavalli nel canape, tra le due corde che delimitano la zona di partenza. Per un cavallo l’ordine di ingresso nel canape può aumentare o diminuire le probabilità di vittoria, ed è per questo che il mossiere viene prelevato e portato via dalla piazza subito dopo la partenza, per evitare che incontri qualche contradaiolo scontento.

La partenza avviene quando entra nel canape un cavallo di rincorsa, l’ultimo, posizionato inizialmente all’esterno: a volte questo avviene in pochi minuti, a volte si attendono anche ore, a seconda delle varie situazioni e dinamiche tra contrade rivali e amiche. Solitamente il fantino di rincorsa decide di far partire il Palio quando i cavalli di una o più contrade rivali sono mal posizionati, o quando quello di una contrada alleata è in posizione favorevole. Il Palio verrà poi vinto dal cavallo, con o senza fantino, che per primo completerà tre giri di piazza in senso orario.

A segnare il ritorno del Palio a Siena ci sarà anche una grossa novità per quanto riguarda la copertura televisiva, che dopo 27 anni è passata dalla Rai a La7. La rete di proprietà della Cairo Communication ne ha acquistato i diritti di trasmissione per quattro anni al costo di circa mezzo milione di euro: ha spiegato di volerne valorizzare i contenuti con l’obiettivo di superare gli ascolti degli anni passati, che arrivarono anche al 10 per cento di share televisivo.